Il mondo dell’arte batte cassa, la crisi morde e la gran parte degli artisti in tutta Europa hanno difficoltà nelle vendita delle loro opere, dipinti o sculture che siano. Le aste parlano chiaro. Molte opere oggi vengono svendute sul mercato per pochi soldi. Ma si sa che agli artisti la creatività e la fantasia non mancano. Ecco allora nascere le “bare d’autore”, un settore emergente e soprattutto funzionale al quotidiano. Bare d’autore per tutte le fasce sociali, per tutti i gusti, ma ancor più rispondenti a segnalare in morte ciò che la persona ha  fatto da vivo. Mi risulta  che numerose  famiglie illustri francesi, tedesche, inglesi  e talune italiane abbiano ordinato ad artisti di chiara fama “bare d’autore” rispondenti al loro status. E, dunque, per chi ha amato l’arte in vita continua anche da defunto a portarsi dietro un gusto, un’estetica, una bellezza, i suoi artisti preferiti.  Arrivano anche le bare gay friendly, intonate, artistiche, allegre,eccentriche,  personalizzate. Due designer tedeschi di pompe funebri di Colonia, Mike Konigsfeld e Tom Brandl, hanno pensato bene di dare vita a casse da morto appositamente studiate per una clientela gay. Gli artisti  sono molto ottimisti, nonostante la crisi economica abbia  colpito  pure l’industria funebre. Le casse gay, sostengono, hanno un loro mercato e si potranno vendere con facilità. In Germania una ditta sta già provvedendo a commercializzare questo
tipo di bare  con disegni omoerotici. Secondo gli ideatori, non c’è nulla di meglio per dare l’ultimo saluto ai propri cari che delle immagini di giovani uomini muscolosi in pose classiche. A ben ricordare “a livella” di Totò e, quindi, che  da morti dovremmo essere tutti uguali, sta di fatto che ancora una volta non è proprio così.
L’uso di questo tipo di bare personalizzate e chiamiamole pure d’autore, è cosa recente. Bare-fontane, bare-aereo, bare-pesce, bare-scarpe, bare-telefonino, bare-pappagallo, ecc. Kane Kwei è stato  uno dei primi artigiani a fare queste bare negli anni ’50.  Poco tempo fa si è scoperto che un altro maestro, faceva delle bare personalizzate nello stesso periodo come Kane Kwei. Quell’artista-artigiano si chiama Ataa Oko (1919-2012) è sempre stato famoso soprattutto nella sua città natale, mentre all’estero era sconosciuto fino a pochi anni fa. Numerose fonti   riportano che Ataa Oko abbia iniziato a scolpire bare design nel 1945. L’idea venne ripresa nella vicina città di Teshie da altri falegnami-artisti  come Kane Kwei, al punto che la fabbricazione e l’uso di bare design si diffuse rapidamente negli anni seguenti in tutta la regione di Greater Accra nel Ghana. Ataa Oko è stato quindi, insieme a Kane Kwei di Teshie, uno dei fondatori di una nuova forma d’arte, diventata ora parte integrante della cultura funebre locale del sud del Ghana, ed ormai giunta anche  in Europa.  La mostra “Les Magiciens de la terre”, tenutasi a Parigi nel 1989, durante la quale vennero esposte per la prima volta in Europa le bare del Ghana, rese famoso in tutto il mondo l’artista artigiano Kane Kwei (1925-1992) di Teshie, in quanto inventore di questa forma artistica. Ataa Oko, invece, che al tempo non aveva alcun contatto con forestieri e realizzava le sue bare solo per la propria famiglia e per i suoi connazionali, rimase sconosciuto ai circoli artistici occidentali fino a poco tempo fa. Senza subire influenze da committenti occidentali, questo artista è riuscito a sviluppare una forma di linguaggio artistico estremamente particolare: le sue opere si differenziano da tutto ciò che fino ad oggi si è visto nei musei occidentali non solo per la loro costruzione di base e i loro materiali, ma anche per il loro aspetto. Ancora una volta, oggigiorno nel quadro della crisi europea, gli artisti occidentali hanno avuto bisogno di portarsi in terre lontane per apprendere  e sollecitare la loro fantasia  così come fece Paul Gauguin che trovò la sua isola dell’anima a Noa Noa a Tahiti.

 Carlo Franza

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