Il Convento di Sant’Orsola è un complesso medioevale  di grande interesse storico, situato in Via Guelfa proprio in centro a Firenze, versa in condizioni pietosissime. Dirlo fatiscente è poco. Sbucano erbacce e topi da tutti gli angoli. E dire che fu comprato dall’attuale sindaco di Firenze Matteo Renzi quand’era presidente della Provincia, ossia negli anni 2004-2009.Operazione sbagliata  visto che oggi Comuni e Province piangono ristrettezze economiche significative. E poi comprarlo per farne cosa?   L’esasperazione del quartiere nel vedersi ogni giorno davanti un edificio risalente al 1309, al cui interno si pensa possano esserci le spoglie della Monna Lisa di Leonardo Da Vinci, abbandonato da quasi 30 anni, dopo che nel 1985 il Demanio dello Stato iniziò dei lavori mai terminati per trasformarlo in una caserma della Guardia di Finanza, è evidente. Come dice la signora Letizia Barlozzi, proprietaria di due alberghi che da via Guelfa si affacciano proprio sul complesso dismesso: “Firenze e queste opere non sono solo patrimonio dei fiorentini, ma di tutto il mondo: sono patrimonio dell’Unesco”. “Riqualificare Sant’Orsola significa riqualificare tutto il quartiere”, osserva  Massimo Moresi dell’associazione Insieme per San Lorenzo. Esistono dei progetti. Purtroppo il project financing è andato in fumo. Ora dinanzi a tanto squallore ecco cosa ha ideato Vaclav Pisvejc  un artista ceco che si è fatto promotore di una campanella d’allarme per la città di Matteo Renzi. L’idea dietro a quest’ installazione è quella di trasformare il ‘relitto’ di Sant’Orsola in un’opera di arte contemporaneain attesa che il balletto dei privati arrivi a identificare una soluzione per il destino dell’immobile” spiega Pisvejc. L’installazione  artistica  è stata completata, quasi miracolosamente in dieci giorni esatti, come previsto dall’artista, e ha interessato 16 metri di altezza per 45 e 35 metri di lunghezza. Da mercoledì 28 luglio a venerdì 2 agosto 2013 due operai, al fianco di Pisvejc, hanno attaccato banconota dopo banconota sulle pareti dell’ex convento con l’aiuto di due muletti. Migliaia di dollari attaccati sulle pareti del convento. Operazione d’arte visibile a tutti. E siccome qualcuno passando ruba giornalmente i dollari più in basso, l’operazione di Vaclav Pisvejc è spesso ripetuta. Nuovamente  l’ultimo dollaro è stato attaccato ieri alle 17. Lo dice con una certa soddisfazione Vaclav Pisvejc, l’artista ceco che dall’anno scorso ricopre i muri dell’ex convento di Sant’Orsola di banconote. E’ la sua terza incursione sulle pareti del complesso di via Guelfa, e se negli altri casi si è sempre trattato di blitz abusivi, senza autorizzazione, questa volta Pisvejc ha realizzato il suo progetto originario: tappezzare con 120.000
banconote
da 1 dollaro l’edificio dismesso dagli anni ’80, con tanto di permesso da parte della Provincia, proprietaria dello stabile.Dietro ogni dollaro è rappresentata la concentrazione della ricchezza nel mondo. La maggior parte della ricchezza è nelle mani di pochi: la rappresentazione sui muri di Sant’Orsola vuole evocare in un certo senso l’albero della cuccagna. Le persone comuni passando vedono un’enorme superficie di dollari e hanno la percezione che siano veri e di poterli prendere – afferma sempre Pisvejc -. Ma simboleggia anche lo spreco di soldi pubblici di cui si legge spesso sui giornali”.
L’artista ceco nel portare a termine la sua opera ha riscosso il sostegno dei residenti della zona e dell’associazione Insieme per San Lorenzo, che lo ha aiutato a ottenere i permessi dalla Provincia. “E’ stata una grande sfida realizzare questa opera a Firenze: città che vive solo del suo Rinascimento – prosegue Pisvejc -. Ce l’ho fatta anche grazie alla sensibilità della Provincia e al sostegno dell’associazione Insieme per San Lorenzo”. Con questa installazione speriamo, visto il grande successo di pubblico che il lavoro di Vaclav ha riscosso, che qualcuno non solo in Italia, ma anche a livello mondiale si interessi a Sant’Orsola. Opera d’arte originalissima quest’ultimo lavoro  di Vaclav Pisvejc, lezione colta che mira a dare la sveglia al Ministero dei Beni Culturali italiano, alle amministrazioni e al sindaco di Firenze tutt’oggi in altre faccende politiche affaccendato.

 Carlo Franza

 

 

 

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