Pontormo e Rosso. Palazzo Strozzi a Firenze celebra, con una grande mostra, i due massimi protagonisti della “maniera moderna”, che hanno reso sfolgorante la prima metà del ’500.
Un evento irripetibile, unico, che vede riuniti per la prima volta i capolavori assoluti dei due artisti, Jacopo Carucci conosciuto come Jacopo da Pontormo (1494-1557) e Giovan Battista di Jacopo detto Rosso Fiorentino (1495-1540), provenienti dall’Italia e dall’estero, molti dei quali restaurati per l’occasione. Ipittori più anticonformisti e spregiudicati fra i protagonisti del nuovo modo di intendere l’arte in quella stagione del Cinquecento italiano che Giorgio Vasari chiama “maniera moderna”. Una rassegna che rappresenta anche un viaggio attraverso le viteparallele di questiartisti “gemelli diversi” che alla fine del loro percorso arriveranno a un riavvicinamento. Pontormo e Rosso, che hanno reso straordinaria con il loro tratto artistico la prima meta del ’500, nascono da una costola di Andrea del Sarto e con lui si formano pur mantenendo entrambi una forte indipendenza e una grande libertà espressiva: Pontormo, fu pittore sempre preferito dai Medici e aperto alla varietà linguistica e al rinnovamento degli schemi compositivi della tradizione; l’altro, Rosso, fu invece legatissimo alla tradizione pur con aneliti di spregiudicatezza e di originalità. Rosso fu anche molto influenzato dalla letteratura cabalistica e dall’esoterismo. Uno più naturalista, vicino a Leonardo, l’altro influenzato da suggestioni michelangiolesche. Firenze è sicuramente luogo privilegiato per una simile esposizione, dato che molte delle principali opere di pittura, che la critica novecentesca ha indicato come i capolavori del “manierismo” sono conservate in città e in Toscana; tuttavia, un percorso come quello proposto nella mostra di Palazzo Strozzi è stato reso possibile grazie alla collaborazione di importanti istituzioni italiane come la Galleria Palatina, gli Uffizi e il Museo di Capodimonte, ma anche straniere come la National Gallery di Londra, la National Gallery di Washington, il Louvre e il Kunsthistorisches Museum di Vienna, senza le quali sarebbe stato impossibile offrire un panorama così completo del lavoro dei due artisti. La rassegna, che comprende più di 80 opere, potrà offrire al visitatore la possibilità di ammirare circa 50 dipinti (tavole, tele ed affreschi staccati) dei due artisti, un insieme che rappresenta il 70% della loro produzione. Inoltre disegni, arazzi e incisioni, affiancati da tavole dei loro maestri: Andrea del Sarto e Fra’ Bartolomeo. La mostra offre una lettura capace di illustrare criticamente la complessità culturale e la varietà espressiva di una stagione racchiusa nell’etichetta rigida di “manierismo”, all’interno della quale Rosso e Pontormo vengono considerati come voci gemelle. Già Vasari, invece, all’interno della“maniera moderna” ne indicava le differenti disposizioni ideologiche e linguistiche: la mostra già a partire dal titolo manifesta dunque la convinzione che ciascuno dei due artisti rappresentasse invece una autonoma voce artistica all’interno delle complesse dinamiche politiche e culturali della città. Curata da Antonio Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi e da Carlo Falciani, docente di storia dell’arte, l’esposizione propone ai visitatori le nuove ricerche filologiche, storiche e iconologiche condotte sull’opera dei due artisti dal 1956, data in cui Palazzo Strozzi ha ospitato la “Mostra del Pontormo e del primo manierismo fiorentino”,l’ultima importante rassegna monografica dedicata al protagonista di un movimento che aveva da poco avuto una piena rivalutazione critica, con la volontà di offrire una nuova consapevolezza delle ragioni espressive che guidarono i due protagonisti della pittura italiana del Cinquecento. La mostra attraverso 10 sezioni ragiona su differenti aspetti dell’opera dei due grandi artisti e nel contempo ne segue in sequenza cronologica le vicende, dalla formazione all’eredità lasciata. Lo svolgimento è stato infatti pensato come due percorsi monografici affrontati, dove opere del Pontormo e del Rosso vengono messe in sequenza cronologica, in modo da consentire la migliore lettura delle profonde differenze espressive fra i due pittori. Oltre alla cronologia è poi possibile ragionare di alcune tematiche quali il disegno, la ritrattistica, l’adesione al sentire religioso ortodosso ed eterodosso che traspare in molte opere dei due artefici.Il percorso prende dunque l’avvio da tre grandi affreschi della Santissima Annunziata, già staccati in passato e restaurati per l’occasione: Il “Viaggio dei magi” di Andrea del Sarto, la “Visitazione” del Pontormo, l’ “Assunzione” del Rosso; agli affreschi viene affiancata la Pala Cambi dipinta da Fra’ Bartolomeo. Da questo insieme, che simboleggia le comuni ma articolate esperienze formative dei due pittori, si dipana il confronto fra i due protagonisti, che fa emergere i punti di distanza, evidenti fin dagli anni giovanili: l’inclinazione naturalistica e leonardesca del Pontormo, del tutto assente nell’opera del Rosso, più aderente invece alle sollecitazioni del cartone di Michelangelo per la “Battaglia di Cascina”. Nelle prime sezioni della mostra il punto fermo della pittura armonica e “senza errori” (Vasari) di Andrea del Sarto serve a evidenziare il progressivo allontanamento del Pontormo dal Rosso fino alla netta scelta di campo avvenuta nel 1517,anno cruciale rappresentato dall’accostamento fra la “Madonna delle arpie” di Andrea del Sarto, la “Pala di Santa Maria Nuova” del Rosso, entrambe agli Uffizi, e la Madonna in trono e santi del Pontormo della chiesa di San Michele Visdomini, per la prima volta visibile in una cromia più attendibile a seguito di un sensibile restauro. Due sale sono dedicate alla ritrattistica del Pontormo e del Rosso, una decina di opere rappresentano le differenti scelte dei due artisti in questo campo, dalla gioventù fino alla piena maturità. I ritratti, provenienti dal Louvre, dalla National Gallery di Londra, dalla Galleria di Capodimonte, dalla Fondazione Cini di Venezia, dalla National Gallery di Washington rappresentano l’80% delle effigi dipinte dai due artisti. Una sezione dedicata ai disegni permetterà di conoscere, attraverso fogli esemplari disposti in sequenza cronologica, il differente approccio sia tecnico che espressivo dei due fino al percorso di elaborazione grafica preparatorio alla pittura. È poi possibile seguire le peregrinazioni del Rosso Fiorentino fra Volterra e Firenze, ma anche a Roma (dove venne coinvolto nelle vicende del Sacco del 1527) e a Sansepolcro prima della sua fuga in Francia, attraverso le opere chiave dipinte in questi tre differenti luoghi: la “Madonna della Cintola” di Volognano, lo “Sposalizio della Vergine” della Basilica di San Lorenzo a Firenze, restaurato per l’occasione, la “Morte di Cleopatra” dell’Herzog Anton Ulrich-Museum di Braunschweig, il “Compianto sul Cristo morto” di Sansepolcro. Contemporaneamente si vede l’adesione del Pontormo allo stile di Dürer, nella “Cena in Emmaus” degli Uffizi, dipinta per il refettorio della Certosa. La varietà di spunti figurativi e tematici affrontati dal Pontormo si dipanano lungo un percorso che vede riunite opere celeberrime dell’artista, quali la “Visitazione” della chiesa di San Michele a Carmignano, appositamente restaurata. L’opera è già stata presentata a Palazzo Strozzi in due esposizioni molto significative: la Mostra del Cinquecento toscano, che inaugurò Palazzo Strozzi (Firenze, Palazzo Strozzi aprile-giugno 1940) e la Mostra del Pontormo e del primo Manierismo fiorentino (Firenze, Palazzo Strozzi 24 marzo-15 luglio 1956). Sono inoltre in sequenza, fra le altre, la “Madonna col Bambino” della collezione Capponi, il paliotto della Cappella Capponi a Santa Felicita, e il “San Girolamo” del Niedersachsisches Landesmuseum di Hannover. La sezione conclusiva infine è dedicata al tempo in cui il Rosso era divenuto pittore preferito da Francesco I a Fontainebleau, mentre il Pontormo a Firenze era artista caro a Cosimo I de’ Medici.Seguendo le istanze politiche e culturali delle corti nelle quali si trovarono a lavorare, seppur lontani, i due artisti sembrano dunque idealmente riavvicinarsi attraverso la comune adesione a una lingua figurativa sovranazionale, che aveva recepito lo stile della maturità di Michelangelo. Nella sala saranno accostati due arazzi su disegno del Pontormo per Palazzo Vecchio, un arazzo tratto dalla decorazione della Galleria di Fontainebleau e “Venere e Bacco” dipinto dal Rosso per la testata est della medesima Galleria, oggi al Musée du Grand Duché del Lussemburgo, “Venere e Amore” del Pontormo della Galleria dell’Accademia di Firenze e la “Pietà” di Ecouen del Rosso Fiorentino, eccezionalmente prestato dal Museo del Louvre. Mostra, dunque, di grande impegno e valore, capace di significare appieno il lavoro di due grandi dell’arte italiana del ‘ 500, proprio all’interno delle corti italiane rinascimentali.
Carlo Franza