Giovanni Fattori, il padre dei macchiaioli, in mostra a Lugano
Continuando il percorso di grandi rassegne e mostre monografiche Butterfly Institute Fine Art presenta una mostra che è l’una e l’altra, ovvero “Giovanni Fattori & Friends”, curata da Tiziano Panconi, premio Foedus alla carriera 2013. Dall’ 8 al 26 luglio 2014, difatti, la galleria luganese espone dieci importanti opere di Giovanni Fattori che possono essere considerate a tutti gli effetti una monografica d’eccellenza, cui fanno da corona altre opere di artisti toscani dell’epoca, quali i macchiaioli Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca e Ludovico Tommasi, poi Ruggero Panerai e Luigi Bechi, che in aperto dialogo con le opere del maestro livornese diventano una rassegna tematica di uno dei massimi capitoli della pittura italiana dell’Ottocento: ossia la scuola regionale toscana,detta anche dei macchiaioli. In mostra anche opere di Mario Puccini, allievo di Fattori all’Accademia, del postmacchiaiolo Oscar Ghiglia e di Giovanni Boldini. In prima battuta la mostra indaga l’opera del padre dei Macchiaioli il quale, nonostante temi e soggetti diversi, è rimasto sempre fedele alle sue più intime inclinazioni e alla remota formazione mentale, nondimeno andando oltre “la macchia” per abbracciare il respiro più ampio del Naturalismo europeo. In seconda istanza, inserire il corpus monografico in una visione più ampia da vita ad un percorso destinato a soddisfare l’interesse del mondo collezionistico internazionale. Interesse sicuramente accresciuto anche dall’ulteriore duplice valenza di questa mostra che coniuga il rigore e la documentazione storico-critica di una mostra culturale – della quale offre anche la godibilità – con il mercato, dando forma a un evento di assoluta rilevanza, perché mai negli ultimi cinquant’anni un nucleo così cospicuo e importante di opere di Fattori è stato posto in vendita in un’unica occasione. Ne risulta una mostra dalla formula innovativa, unione delle diverse competenze di Butterfly Institute Fine Art, che vanno dai servizi di consulenza e advisoring alla compravendita di opere di grandi maestri, dall’esposizione permanente dei medesimi, all’organizzazione di mostre ed eventi di rilevanza internazionale, anche per conto di Istituzioni e Musei pubblici e privati. Immagine simbolo della mostra è “Pattuglia di cavalleria”, un olio su tela formato 37×26, datato a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, da annoverare tra i capisaldi del catalogo pittorico di Fattori. E’ una tela di piccole dimensioni in cui la profondità prospettica suggerita dallo sterrato e dall’esercito che s’allontana è messa in risalto dalle due possenti figure dei militari in primo piano a definire un cono visuale che porta all’orizzonte e restituisce il senso della vastità degli spazi maremmani. All’interno di questo paesaggio l’esercito assume il significato simbolico della supremazia dell’uomo sulla natura e, in contrasto, come gli stessi soldati ne siano parte integrante. Nel catalogo pittorico di Fattori il tema militare occupa una parte importante, al suo interno il soggetto rappresentato in uno degli altri dipinti esposti. L’incontro, è con certezza uno dei più frequenti. Come in tutte le tele realizzate negli anni della maturità, Fattori rende attraverso una forte caratterizzazione l’onere d’esser soldato che in quest’opera si evidenzia nell’incontro tra i due militi in diversa divisa, dietro ai quali si apre la vastità di una terra aspra e dura. Come nelle opere coeve si percepisce una visione della vita nostalgica, sopraffatta da un sentimento di inquietudine mosso da una realtà diversa da quella immaginata negli anni giovanili dei fervori patriottici, ma anche disillusa dallo scorrere del quotidiano e dalla coscienza delle tristi condizioni dei “diseredati” siano essi uomini o animali come in Cavallo morto o Mandriana… Una rassegna, dunque, che a buon titolo s’inserisce come un evento importante nell’articolato e ricco programma espositivo della città di Lugano dove il Maestro della macchia ritorna a molti anni dall’ultima presenza al Museo Cantonale d’Arte, per altro allora dedicata alla sua opera d’incisore. Nella perfetta geometria della composizione paesaggistica si staglia la pattuglia di soldati, alternati fra la brulla pianura e la bassa vegetazione che all’orizzonte si congiunge con l’azzurro biancastro del cielo. Le monumentali figure dei militari e dei cavalli in primo piano si impongono con straordinaria forza espressiva sul campo di manovra. La scena è giocata sui forti contrasti delle macchie e la sensazione che ne deriva è quella di una calda giornata di sole. La profondità prospettica è enfatizzata dal viottolo che solca diagonalmente la campagna, dall’angolo sinistro in basso fino all’orizzonte. All’interno di questa natura incontaminata la presenza dell’esercito assume un significato simbolico: la supremazia dell’uomo sulla natura. La composizione, squilibrata tutta verso sinistra, restituisce il senso della vastità degli spazi tipico della Maremma, e le figure sono esse stesse parte integrante di quella natura aspra e ingenerosa nella quale sono ambientate. Databile tra la fine degli anni ’80 e primissimi anni ’90 per complessità narrativa e le altissime qualità artistico-espressive la tela è da annoverarsi fra i capisaldi della produzione del genio livornese, ritenuto il più grande artista italiano dell’800.
Carlo Franza