Il Cavallo di Leonardo, possente e vigorosa statua di bellezza e di valore del “genio” rinascimentale, collocato nel parco dell’Ippodromo di Milano, oggi divenuto anche simbolo italiano dell’Expo,  è ormai brand mondiale a partire dalla presenza del Cenacolo di Santa Maria delle Grazie. Il cavallo di Leonardo Da Vinci fu progettato come monumento equestre per Francesco Sforza signore di Milano dal 1482 al 1493 e non fu mai portato a termine come preposto in bronzo ma in creta poi andato perduto. La bottega di Leonardo aveva sede in Corte Vecchia dove attualmente si trova Palazzo Reale. Il progetto iniziale fu poi cambiato perchè creava eccessivi problemi di equilibratura, infatti il suo vertice doveva essere di 7 metri d’altezza con una portata di 100 tonnellate di bronzo richiesto per attuarlo. Dopo cinque secoli e varie peripezie, finalmente il progetto è stato portato a termine grazie a Frederik Meijer sotto la direzione della scultrice Nina Akamu e fu collocato all’ingresso dell’ippodromo di San Siro nel 1999. Erano stati gli americani che avevano deciso di donare una delle due copie della statua che realizzava, cinque secoli più tardi, un progetto incompiuto di Leonardo da Vinci. Questa rinascita della grandiosa opera leonardesca, occasionata dall’Expo 2015 alle porte, è stato anche motivo di riflettere su un altro genio che a Milano ha dato genialità e poesia, esistenza e cuore, pietas e simbolicità. Alda Merini è stata una grande e unica poetessa italiana che in versi ha narrato la sua vita, la sua filosofia, il cuore del mondo. Ma è stata anche un “genio” della contemporaneità, del nostro tempo, presenza fondamentale dell’intellettualità italiana. Ora un altro artista è stato sempre vicino alla Merini, avendola seguita in viaggi, serate, nella quotidianità, ed è Giuliano Grittini, fotografo personale della poetessa, ma anche amico e artista egli stesso. E’ dato il caso che Giuliano Grittini e Alda Merini parlassero nei loro discorsi anche di progetti comuni e, dunque, anche di un piano su “leonardo” da svilupparsi insieme, all’insegna del titolo di “Genio e Poesia”. Non se ne fece nulla perchè poi la Merini fu colta da morte improvvisa. Ma l’artista Giuliano Grittini oggi ne sviluppa il piano riunendo i due geni, vale a dire riutilizzando nel suo lavoro, in questi suoi fogli e tavole dipinte, ovvero in questo capitolo nuovo e singolare dal titolo “ Genio e poesia”, i versi della poetessa milanese e i disegni di Leonardo. Si vedrà come Leonardo abbia disegnato in centinaia di fogli, appunti e particolari di soldati e cavalieri in battaglia, cavalli, mille disegni di cavalieri e soldati in manoscritti relazionati per la Battaglia di Anghiari; studi sulla fisionomia dei cavalli quasi a formare un corpus per il trattato sul cavallo. Tutto ciò, a memoria dei due geni, di Leonardo genio della scienza e della Merini genio della poesia. Tutto da Grittini è declinato attorno a questo tema leonardesco, divenuto oggetto di indagine e studio, nella sua incredibile concretezza e fisicità, dove il corpo del disegno si associa al corpo della scrittura e dei versi, facendo coesistere segno e colore. Sorprendentemente lo scenario lascia leggere una sintesi eccezionale, un’energia primordiale pur nella ricerca che Grittini ha compiuto, impegnato a ritrarre il tempo, anzi le immagini del proprio essere con il tempo. Le immagini estrapolate dai disegni di Leonardo crescono in una rete di rapporti significanti con le parole della Merini, e la dialettica armonica che agisce fra parti, lacerti di colore e parole, si protende continuamente verso ogni alterità possibile, verso quelle storie nuove che dai secoli traggono linfa ed espansioni possibili e luminose. Grittini sfrutta in modo magistrale i versi della Merini, sicchè l’irrompere dell’unica e chiara certezza leonardesca sulla tela, la storia di quel “gran cavallo”, fa vivere una sorta di choc visivo. Tutto vive a pezzi, la vicissitudine del soggetto diventa percezione dello specchio, parti di disegni che si interrogano e sono presenti in tempi e contesti diversi. Episodi storici come la battaglia di Anghiari che ha acceso nel genio di Leonardo da Vinci il disegno di mille cavalli in movimento e il rifugio memoriale della poesia della Merini hanno dato a Giuliano Grittini un’occasione unica, magistrale di intrecciare inquietudine e certezza, genio e poesia, gesto e pratica, passato e presente, a mantenere aperto e vivo il dialogo con la storia dell’arte e a contestualizzare come un’etnia protetta la poesia. Con Giuliano Grittini siamo al corpo a corpo con l’arte e il sapere contemporaneo e a sviluppare, soprattutto in modo carico di pathos e poesia, uno scenario ancor più attuale dove la sua arte, unita a quella di Leonardo e della Merini, si offre come un vero e proprio linguaggio classico. Un tempo da ritrarre e un’armonia da ricercare, con Grittini “poesia e genio” ne sostanziano il loro astratto e amoroso percorso.

 Carlo Franza

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