“Ritratti di Monumenti”. Scatti di Marco Introini esposti al MAGA di Gallarate.
Il MA*GA DI Gallarate (VA) ospita la mostra di Marco Introini (1968) dal titolo “Ritratti di monumenti” con 30 fotografie inedite dell’artista milanese. Tali opere nascono dal suo interesse per l’architettura e per il monumento inteso come documento e stratificazione materiale della memoria collettiva e sono il frutto della collaborazione con la storica impresa di restauro Gasparoli. Ebbene, questa mostra l’ho trovata di grande qualità, in quanto punta il dito sulle bellezze d’Italia, sulle architetture, su interni di chiese, su capolavori architettonici accumulatisi da secoli sul territorio italiano, lasciando documentare stili e periodi. Tutto reso con tagli pertinenti, con giochi di luci, con riprese che hanno evidenziato scatti fatti di magia, poesia, cultura, storia. Non è poco e non è soprattutto visione retorica.
Oggetto dell’indagine sono alcuni importanti edifici storici, che sono stati recentemente oggetto di restauro a cura di Gasparoli Srl, come la Ca’ Granda, la Galleria Vittorio Emanuele, la Casa Manzoni, Sant’Ambrogio, San Lorenzo, a Milano, la Villa Reale di Monza, e ancora l’oratorio Visconteo di Albizzate (VA) e mille altri luoghi, certo non tutti esposti in mostra.
Fotografare i processi evolutivi urbani è una pratica che ha sempre accompagnato l’attività di Marco Introini e costituisce strumento originale per una riflessione sull’architettura e sulla città.
La volontà di documentare il gesto conservativo e artistico del restauro diventa occasione per creare opere d’arte capaci di raccontare la storia -e la cura del patrimonio – con immagini di grande intensità artistica. La cifra più caratteristica delle fotografie di Marco Introini sta nella luce nitida che avvolge le architetture ritratte e porta alla celebrazione della cultura materiale. Questo atteggiamento conduce a porsi una questione di fondo: se da un lato, è inevitabile rendere merito all’eccellenza italiana, dall’altro, ci si deve chiedere come si possa vivere i luoghi storici senza perdersi nella loro aura poetica. Se l’architettura nasce per essere vissuta e la fotografia per immortalare un momento irripetibile, nelle opere di Introini, i due atteggiamenti si invertono; in questo caso, sono le immagini a raccontare la possibilità di vivere uno spazio che sembra perfetto.
I lavori urbani che ritraggono monumenti ed edifici restaurati ci invitano a guardare le immagini perfette di una costruzione mentale tipicamente europea. Il restauro dei monumenti, la conservazione degli edifici storici, persino la tutela di intere parti di città e di territorio sono infatti pratiche comuni per luoghi carichi di storia e di narrazioni collettive.
Marco Introini nasce a Milano nel 1968. Dopo la laurea in Architettura, diventa fotografo documentarista e docente di Fotografia dell’Architettura e Tecnica della Rappresentazione presso il Politecnico di Milano. Nel 2006 il suo lavoro viene presentato nel catalogo del Padiglione Italia della X Biennale di Architettura. Nel corso del 2015, per la Regione Lombardia e il MIBACT, si è dedicato alla documentazione fotografica dell’architettura in Lombardia dal dopoguerra ad oggi. Viene inoltre invitato da OIGO (Osservatorio Internazionale sulle Grandi Opere) per partecipare a una campagna d’indagine fotografica sul territorio calabrese dal titolo The Third Island. Nello stesso anno il progetto fotografico Milano Illuminista, nato dalla volontà di rappresentare quel pensiero e quel particolare momento storico che ha pienamente coinvolto la città di Milano, viene selezionato nel 2015 dal Fondo Malerba per la Fotografia. Ad oggi ha al suo attivo diverse pubblicazioni, mostre fotografiche di architettura e di paesaggio, tra le ultime Multan_Pakistan, la città murata, Silvana Editoriale e La Chiesa di vetro, Electa Architettura.
Carlo Franza