Luca Alinari e le opere Anni Settanta. A Milano la mostra di un intellettuale che trasfigura mondo e storia in bellissime favole.
Dopo la storica esposizione con opere Anni Settanta tenuta a Palazzo Pitti nello scorso giugno la Galleria Marini (Via Appiani 12, Milano) accoglie nella sua galleria l’artista Luca Alinari (finissimo disegnatore e abile pittore) ancora una volta con opere degli anni ’70, particolarissima stagione e capitolo di svolta della intera pittura dell’artista toscano. Le opere, significative, preziose e quasi introvabili perché collocate ormai in collezioni importanti, riescono a raccontare come l’artista fiorentino abbia con successo affrontato e vissuto quegli anni riuscendo anche ad anticipare molti movimenti artistici nati anni dopo. In mostra presenti una quarantina di opere comprendenti il periodo delle “Stelline”, delle “Mappe” e altri capolavori che stanno a significare l’intero percorso dell’artista. Si è detto che le opere storiche degli anni Settanta, vivono in un sapiente equilibrio tra Neodada e Pop Art, tra realismo magico e surrealismo. In realtà bisogna sapere che negli Anni Settanta si avviavano percorsi e movimenti diversi, a Milano, a Roma, a Firenze, a Bologna; è certo che dalla Pop italiana che da Roma con la Scuola di Piazza del Popolo si allargava in tutta la penisola e che trovò negli oggetti e nella realtà un racconto di arte popolare innestata sulla classicità e sulla mediterraneità, ebbene è un caso a sé tutto italiano e tutto da riscoprire quel capitolo di opere proprio degli anni Settanta di Alinari che all’insegna del pop si connatura con un dato fortemente lirico per non dire intimista( e sarà bene allora di pop intimista), legato più che all’esteriorità degli ambienti, a quegli oggetti, o a quelle “cose” come un altro collega critico ha ben detto, che ruotano attorno all’uomo, in casa o negli ambienti o sul lavoro. Ed è proprio questo dato che dà un segnale proprio e forte della new pop alinariana e la certifica come un fatto tutto italiano come è stato ad esempio, su altri versanti artistici, per la poesia di Saba e di Penna fuori da ogni schema e movimento letterario italiano. Anche per questo motivo la poliedrica produzione di Alinari degli anni Settanta, fatta di automi, materie stellari, elettrodomestici, arredi igienici, colline e prismi, merita di essere riscoperta. L’altra motivazione è che l’affascinante pittura di Alinari è pur sempre – citando Saramago – “una pittura attraente, con qualcosa di segreto che non si rivela mai completamente…”.
Poi dopo questo capitolo Alinari ha avviato la sua pittura verso un lirismo magico, verso un mondo che sa molto del fanciullino del Pascoli, il poeta delle piccole cose, ed è quel mito, quel leggere il mondo e la storia con occhi e sguardo sempre nuovi che ha dato alla pittura dell’artista toscano quel certificato che ha fatto transitare nelle sue opere pittoriche, favola e poesia, guardando nella storia dell’arte, dai classici (Giotto, Dosso Dossi, Watteau) così come dalle Avanguardie (De Chirico, Kandinkij, Sonnenstern, Hunterwasser). Certo è, che Alinari, abile disegnatore e raffinatissimo pittore, è outsider nel panorama dell’arte italiano, intanto perché autodidatta, eppoi perchè non si mai piegato alle correnti artistiche del suo tempo, innestando invece propri racconti, propri linguaggi, e soprattutto un proprio stile fatto di poesia, tanta poesia.
Luca Alinari, autodidatta, esordisce nel 1968 con la sua prima esposizione personale presso la Galleria Inquadrature di Firenze. Durante gli anni Settanta avvia una serrata ricerca sul libero accostamento di oggetti e figure all’interno di atmosfere fantastiche e sospese, sulla suggestione delle ricerche Neodada e della Pop Art. In questi anni sperimenta diverse tecniche pittoriche, nelle quali coniuga colori fluorescenti, decalcomania, collage, trasposizioni fotografiche. Tra il 1972 e il 1973 espone nelle principali gallerie private di Firenze, presentato dal poeta e amico Alfonso Gatto. Nel corso degli anni Ottanta ottiene i primi riconoscimenti ufficiali con la partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1982 e alla XI Quadriennale romana nel 1985. Nel 1990 ha l’onore di dipingere il “Cencio” per il Palio di Siena, il drappo che viene assegnato al vincitore. Si afferma sulla scena artistica nazionale nel 1993, in occasione della mostra antologica allestita presso Palazzo Reale di Milano dove presenta un importante nucleo di opere che ripercorre il suo intero percorso artistico. Concludono questa rassegna i paesaggi fantastici della maturità, caratterizzati da una cromia vivace e brillante e da una tecnica pittorica di grande originalità che combina stesure materiche a raffinate campiture di colore levigato e trasparente. A Firenze nel Corridoio Vasariano degli Uffizi, dal 1999 è esposto, acquistato dal Museo stesso, il suo Autoritratto. Nel 2009 espone una personale di 45 opere al Beijin Today Art Museum di Pechino, al Centro per l’Arte Contemporanea SunShine di Shanghai ed al Museo di Arte Contemporanea di Kun Shan, città satellite di Shanghai. Nel 2011 a Città di Castello espone una personale intitolata “Gelo”. Il nome trova ispirazione da una citazione dello scrittore Franz Kafka che Alinari parafrasa così: “Un quadro è un’ascia per spaccare il gelo che è dentro di noi”. Alinari alla stregua dello scrittore, attribuisce il compito del disgelo alle sue ultime opere, che rispetto a quelle degli anni Sessanta e Settanta, si colorano del vigore del rosso, quasi a voler destare chiunque le osservi, perché sia consapevole di ciò che il mondo sta vivendo: il gelo. Sempre nel 2011 ha disegnato il logo dei Mondiali di Ciclismo 2013, per la prima volta con gare in Toscana. Il logo, nella spiegazione dell’Autore, nelle linee essenziali di una bicicletta, con il telaio che diventa l’orlo di una collina, racchiude un profilo rinascimentale, un accenno di paesaggio italiano con gli immancabili cipressi, ma anche la razionalità della linea e della nuova prospettiva umanistica. Nel settembre 2011 presso il Palazzo Medici del Vascello di Asti viene ospitata una importante personale dell’artista nella quale presenta le sue nuove espressività figurali con le “regine dei sogni”, creature feeriche che emergono dai paesaggi incantati e trovano spazio sulla copertina del magazine Art & Wine n. 20, promotore della mostra curata da Fabio Carisio. Il 12\6\2014 viene premiato allo Spoleto Festival Art. Il 28\9\2014 riceve il Premio Nazionale Castruccio insieme a Giorgietto Giugiaro ed altri esponenti della cultura e della medicina. Il 10 giugno 2015 riceve il premio “Filo d’argento” per la pittura, la medaglia Florentia Mater realizzata dal maestro Roberto Ciabani e fusa in bronzo dalla Fonderia il Cesello; insieme ad altre eccellenze come Sergio Zavoli (giornalismo), Lindsay Kemp (danza), Don Backy (musica), Francesco Gurrieri (architettura),Marga Nativo già prima ballerina del Maggio Musicale, Rino Marchesi giocatore della Fiorentina, don Silvano Nistri ed il fotografo Sergio Bonamici.
Carlo Franza