“Tirana 2030”. Il Consiglio della città albanese ha dato il via al progetto architettonico e paesaggistico di Stefano Boeri.
Si chiama “Tirana 2030” ed è un progetto che guarda al futuro. Il Consiglio Comunale di Tirana l’ha definitivamente approvato. Grande esempio per l’Italia che non progetta, non opera la salvaguardia di città, paesi, grandi metropoli, periferie e campagne e soprattutto non pensa al paesaggio peninsulare completamente abbandonato. Si tratta di una sorta di nuovo piano generale per la città, che dopo un secolo -dopo il piano generale di Armando Brasini- apre nuovi orizzonti per la Capitale albanese, città ancora “senza piazze e senza catasto”.
Intervento e progetto messo in opera da Stefano Boeri, architetto ed ex Assessore alla Cultura del Comune di Milano, che ha vinto il concorso con UNLAB e IND.
Il nuovo Piano è stato fortemente voluto dal Premier Edi Rama (artista ed ex sindaco di Tirana) e dall’attuale amministrazione guidata da Erion Veliaj, e comprende l’intera area metropolitana di Tirana, con conseguenti collegamenti ferroviari con l’aeroporto cittadino e il porto di Durazzo, aree e corridoi verdi, la messa in atto di nuovi trasporti pubblici, nuove aree di sviluppo controllato e la valorizzazione del patrimonio architettonico della città, oltre alla nascita di quella che per Boeri è una “foresta orbitale” da 3 milioni di nuovi alberi che cingerà i confini attuali della metropoli, per evitare una dispersione dell’area urbana.
Tra le altre cose anche la realizzazione di 20 nuove scuole pubbliche -altro esempio per l’Italia- , l’istituzione di una tassa per chi entra nelle zone centrali in auto (una sorta di Area C milanese), per promuovere bike e car sharing. Insomma, una città che si prevede diverrà verde e veramente a misura d’uomo. Naturalmente c’è già chi ha mosso critiche, ma questi non sanno che il “fare” è una parola d’ordine che vale un dieci e lode. Tanto che l’architetto Boeri, dalle colonne de La Stampa, ha sottolineato che “L’Albania è più avanti di noi, e ha una classe dirigente giovane, colta e cosmopolita, che ha sbloccato il Paese dopo 50 anni”. E sapete cosa ha ancora detto su Milano? “Dopo l’Expo ha avuto una grande occasione, ma ancor oggi preferisce autocelebrarsi”. E in questo non ha tutti i torti. Parola di storico.
Carlo Franza