I libri dipinti di Alina Kalczyńska esposti alla Biblioteca Nazionale Statale Braidense di Milano.
“Alina, chi ti ha conferito la facoltà di far apparire i segni più elementari come espressioni di alta magìa?
Contemplando le tue opere, si rimane avvolti da una fascia di stupore improvviso”. Così scriveva Carlo Belli. Ora presso la Biblioteca Braidense, fino al 15 aprile 2017, sono esposte le opere grafiche di Alina Kalczyńska-Scheiwiller, eseguite a partire dagli anni Settanta per le edizioni di Vanni Scheiwiller, accanto ai volumi pubblicati con il motto “All’insegna del pesce d’oro”, poi “Libri Scheiwiller”, provenienti dalle collezioni della Braidense e da quella personale dell’artista.
Incontrai la Kalczynska nel suo studio alla fine degli anni Ottanta del Novecento, in seguito a una recensione che feci su “Il Giornale” per una sua mostra qui a Milano, e trovai questa signora artista, una persona così colta e così giovane nel pensiero da lasciarmi proprio sorpreso, e ancor più carica di voler fare arte di livello. Ricordo che mi fece vedere una delle sue più belle collezioni di presepi del mondo, opere di inestimabile valore storico-artistico e intrise anche del ricordo della sua terra d’origine, la Polonia.
Ora nel percorso dell’esposizione in questione sono ricordati gli incontri che accompagnarono la genesi dei libri dell’editore con autori poi premiati dai Nobel (C. Miłosz, W. Szymborska, S. Heaney) o eccentrici rispetto alla cultura corrente, come gli spagnoli R. Alberti, J. Guillen, Ezra Pound, e con alcuni dei maggiori scrittori e artisti italiani del Novecento (De Chirico, Montale, Sbarbaro, Sereni, Merini), diventati motivi d’ ispirazione della grafica editoriale. Il percorso espositivo inizia con un libretto del 1979, realizzato in occasione delle nozze degli amici di famiglia Marina e Edoardo, prosegue mostrando un corredo di xilografie, matite colorate, collage che ornano e interpretano preziosi libri di grandi autori fra i quali Czesław Miłosz, Zbigniew Herbert, Ezra Pound, André Frénaud, Bao Chang. Si tratta di veri e propri libri d’artista dove immagine e parola hanno pari importanza e dove quest’ultima sovente è manoscritta. Infatti l’artista – che con la scrittura poetica ha sempre avuto un rapporto speciale – interpreta questi lavori come una sonata di pianoforte a quattro mani ed è questo il caso delle opere realizzate con i testi autografi di Silvana Lattmann, Luciano Erba, Wisława Szymborska o di Kengiro Azuma, per citarne alcuni, tra i più felici e preziosi. Il libro d’autore diventa col tempo una vera e propria opera d’arte attraverso la quale Kalczyńska procede nella sua ricerca continua di luce, di trasparenze e di preziosa interazione fra acquarello, carta, collage e intaglio. Scrive Giuseppe Appella nel testo in catalogo: “Tecniche e materiali, accostati e fusi in maniera fluida e immediata, si infiltrano di continuo nel testo, lo sezionano facendone un racconto umano e professionale senza limiti, frutto di prolungate meditazioni, tese a non rarefare la giocosa leggerezza della linea che edifica l’oggetto “libro” reso architettura del reale, a tal punto da portarlo, in molte occasioni, ad essere copia unica, sottratta alle regole del mercato che ne imporrebbe una tiratura e una impaginazione adatta allo scopo”. Il punto di avvio di questa percorso rimane il volume Sessanta sigilli (1994), un unico esemplare ideato, dipinto e scritto con calligrafie e sigilli cinesi stampati a mano dall’artista in occasione dei sessant’anni di Vanni Scheiwiller, in cui si parla della vita, delle sue gioie, dell’amore, del nostro passaggio su questa terra. Una sezione della rassegna riguarda la Puglia, tanto cara all’artista, o meglio la terra d’Otranto, luogo di lunghi soggiorni estivi, diventata vero spazio di ricerca dove Kalczyńska traduce la sua personale fascinazione in un inesausto lavoro di acquarello fissato nei libri, volutamente esemplari unici, Giardino incantato (a Massafra) (1994), Lux (1999), Mediterraneo (2002), Lettere dalla Puglia (2005), Ibn Kemal , Il suo nome è Otranto (2009). Ricordo che quando approdava in Terra d’Otranto ovvero nel Salento, ci si incontrava spesso o da lei o da me nella casa verso Alessano-Leuca, a cena e a dialogare e conversare fino a tarda notte.
Alina Kalczyńska realizza libri dagli anni ‘80, da quando si trasferisce da Cracovia, sua città di origine, a Milano dove conosce colui che diventerà suo marito, Vanni Scheiwiller, lo straordinario editore d’arte e di poesia, del quale sarà preziosa collaboratrice sino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1999. Artista molto apprezzata in patria e all’estero a partire dagli anni ‘70, i suoi esordi sono legati alla grafica editoriale e alla xilografia, soprattutto a colori, alla quale negli anni successivi affianca l’incisione su linoleum. Tecniche desuete nell’ambito dell’arte contemporanea ma che le consentono di sviluppare una sofisticata e severa indagine che mira, tradendo uno stretto legame con l’astrazione delle Avanguardie storiche, all’equilibrio tra luce e forma, giocato nella semplicità dell’accostamento dei colori sulla superficie della carta.
Carlo Franza