Il MIMAC compie vent’anni . Il Museo Internazionale Mariano di Arte Contemporanea, colonna portante della Fondazione Don Tonino Bello ad Alessano-Lecce nel Salento, è oggi il più importante Museo Mariano d’Europa.
Il MIMAC, Museo Internazionale Mariano di Arte Contemporanea, veniva fondato nel 1998 come còstola culturale della Fondazione Don Tonino Bello. Ne sono stato io il fondatore. Il Museo e’ registrato e segnalato dal MIBAC ( Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo), figura anche nel portale dei Musei del Salento che mi indica come direttore e referente, ed è registrato anche da Cathopedia ovvero l’Enciclopedia Cattolica e dal Portale di Mariologia “La Theotokos”. Alla sua fondazione mi spinse, dopo una fraterna cena, come tante ne abbiamo fatte negli anni, il collega Professor Donato Valli ordinario di letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Lecce e Rettore della stessa. Donato Valli è stato fino a qualche anno fa -è mancato da qualche mese- , e lo era per l’appunto allora nel 1998, il Primo Presidente della Fondazione Don Tonino Bello. Dicevo che ne sono stato il fondatore e ed ancor oggi ne sono l’attuale Direttore. Il MIMAC è la sigla del Museo Internazionale Mariano d’Arte Contemporanea che si trova ad Alessano, la città natale di Don Tonino Bello, proprio di fronte alla Cattedrale settecentesca, nella Piazza a lui intitolata al civico n. 42. Dal 1998 in poi, per circa quattro anni, sono stati invitati -ho invitato- artisti italiani e stranieri a donare un’opera che divenisse così patrimonio del MIMAC. Ed ogni anno le acquisizioni sono state accompagnate da un catalogo. Oggi, il patrimonio ammonta a oltre 450 opere, fra tele, sculture, disegni, ecc. E’ stato così con il primo “Vergine Madre Regina”, con il secondo “ Regina Pacis”, e via via con mostre come “Sentieri di pace. L’arte della pace e la pace dell’arte”. Nel 2010 spuntava un albero della pace sulla tomba di Don Tonino Bello. Avevo operato per la donazione e la collocazione dell’opera realizzata interamente in cristallo da Bruno Fael, illustre artista italiano, nel Salento per la rassegna “Gli splendori del tempio” progetto che ormai da anni vado portando avanti per i grandi eventi del Mimac. L’inaugurazione e la collocazione dell’opera nel cimitero comunale, all’interno dell’anfiteatro dove riposa l’indimenticato vescovo di Molfetta già presidente del movimento “Pax Christi”. «Il posizionamento della scultura nelle vicinanze della tomba, nella cittadina che ha dato i natali al Servo di Dio -dissi allora – è metafora forte del messaggio nuovo e trepidante di Tonino Bello, seminatore di pace, ma anche testimone della parola e della bellezza». L’opera monumentale alta due metri e 80 centimetri del 75enne artista friulano(morto da un paio d’anni), portata a compimento grazie al sostegno tecnico della Glass Accademy di Milano, è rimasta patrimonio della fondazione che porta il nome di monsignor Bello e del Mimac, il Museo Internazionale di Arte Mariana Contemporanea che ha sede affianco alla sua casa natale. Probabilmente in futuro potrà esere spostata per una collocazione sul sentiero della memoria all’interno dell’area sacra. “Si tratta di una grande opera pensata per la tomba del fratello tra i fratelli – sono ancora mie parole d’allora – ritengo che il tema dell’albero rappresenti l’asse e il centro mistico del cosmo e l’elemento di congiunzione tra il mondo sotterraneo (le radici), quello terrestre (il tronco) e la dimensione celeste (la chioma)».
Ed è ancora con il progetto dal titolo “Gli splendori del tempio”, un percorso artistico internazionale, ideato e diretto da me direttore dello stesso Mimac, che si portò avanti nel 2011 l’evento dal titolo “L’Ala di riserva”, il quinto del nuovo percorso, evento che si impose come ulteriore gradino di un progetto più ampio per la collocazione in territorio alessanese di sculture monumentali, veri fuochi di bellezza accesa per Tonino Bello, e che potessero accompagnare ancora le “notti insonni” di Don Tonino. L’ evento oltre che essere dedicato a don Tonino Bello, padre dei buoni e dei giusti, rientrava negli appuntamenti dell’estate culturale alessanese 2011, voluti dal Mimac e dalla Fondazione che ne porta il nome nel diciottesimo anniversario della morte dell’insigne vescovo italiano. La collocazione e l’inaugurazione della scultura in acciaio corten “L’ala di riserva” -patrimonio del Mimac- nelle vicinanze della tomba nella cittadina che ha dato i natali al Servo di Dio, è del maestro Eugenio Galli oggi agli occhi della critica internazionale come una delle figure più innovative, interessanti e vitali, della nuova arte italiana contemporanea, ma si lascia leggere metafora forte del messaggio nuovo e trepidante di Tonino Bello ( “che la Pasqua porti via il macigno della solitudine da tutti i cuori” – Tonino Bello), seminatore di pace, ma anche testimone della parola e della bellezza.”
Scrissi allora per l’inaugurazione della scultura: “Partiamo dalla lettura della grande opera monumentale “L’Ala di riserva”, ultimo capolavoro dell’artista Eugenio Galli , portato a compimento grazie alla vivacità creativa e imprenditoriale dell’artista lombardo. L’opera in acciaio corten – capolavoro unico al mondo (alto ben quattro metri) proprio nella sua essenzialità costruttiva e nella sua cromaticità naturale- è stata pensata da Eugenio Galli, su mio suggerimento, come evento e come donazione per la collocazione permanente nel Cimitero di Alessano, sulla tomba del santo, le cui spoglie mortali qui riposano nella cittadina natale. Una grande opera pensata per la Tomba del fratello tra i fratelli, “primus inter pares”,così come don Tonino amava farsi chiamare, vescovo degli ultimi e dei beati i costruttori di pace, vescovo della Chiesa di Cristo che attende cieli e terre nuove. Mille sono le simbologie di Tonino Bello, mille i frammenti di questo linguaggio radicale, mille le metafore; rammento le più vive, la parrocchia una tenda che si gonfia, la chiesa del grembiule ovvero del servizio, costruttori di scale e di ponti, Maria che danza sotto la Croce, l’ala di riserva che Tonino voleva per ciascun uomo di buona volontà, e così via. L’opera che approda ad Alessano trae spunto e simbologia dagli scritti del venerabile, attinge all’icona dell’ala di riserva, esprime il volo, esprime la tensione per i credenti di volgersi al paradiso, ultima stazione per tutti. D’altronde il recente lavoro scultoreo di Eugenio Galli, artista lombardo, vanto della Brianza,ricerca incessantemente materiali e idee legate al nostro tempo. Sculture grandi e piccole in acciaio corten,materiale adesso molto in uso nella scultura contemporanea,con il quale l’artista italiano ritaglia, aggiunge,compatta forme che vivono la loro verticalità in modo intensamente plastico. Scansione ritmica, allusività, simbologie, tutto si avvita anche scultoreamente in una problematica informale che grazie ai condizionamenti materici del colore e degli acidi contribuisce ad interiorizzare i valori della visione. L’efficacia di queste sculture, grandi e piccole, ma tutte innervate di poesia e di grazia nello spazio in cui svettano per via della verticalità capace di parlare attraverso le superfici purissime che invitano a una percezione tattile, è magistero alto e profondo in quanto le forme tendono ad alienare il corporeo nello spaziale puro. L’intarsio plastico di Eugenio Galli vive oltre il lavoro di Consagra, che pure ha indagato sulla spazialità bidimensionale, perchè la poetica della nucleo scultura con lui tiene in tensione sia il rigore stilistico e intellettivo che le esplorazioni esistenziali che lacerano la piastra,divenendo una sorta di visione storica del mondo”.
Il museo raccoglie oltre 450 opere d’arte contemporanea a tematica mariana, realizzate dai più importanti esponenti dell’arte italiana e internazionale tra cui: Salvatore Fiume, Ernesto Treccani, Luigi Guerricchio, Marisa Settembrini ( con la sua “Amo udirti- La Madonna delle ginestre”), Tindaro Calia, Alessandro Nastasio, Natale Addamiano, Ennio Bencini, Ibrahim Kodra, Vito Melotto, Massimo Zuppelli, Giuseppe Rossicone, Salvatore Sava, Doriano Scazzosi, Salvatore Spedicato, Maria Mastrangelo, Walter Lazzaro, Antonio Massari, Antonio Stagnoli, Alberto Venditti, Antonio Teruzzi, Bruno Mangiaterra, Antonio Delle Rose, Chiara Silva, Giorgio Cutini, ecc. Mi fermo qui con i nomi. Entrando nel Museo c’è un grande telero di Marisa Settembrini docente dell’ Accademia di Belle Arti di Brera a Milano che ritrae don Tonino Bello in abiti vescovili; un capolavoro di significativa portata e che si unisce ad altri suoi ritratti per Don Tonino disseminati nella Fondazione. Le opere possiedono contemporaneamente la leggibilità del sacro e la tendenza alla sperimentazione dell’arte contemporanea. Questo Museo, fondato nel 1998, è legato alla Fondazione Mons. Tonino Bello, nata con lo scopo di continuare a veicolare il messaggio di pace nel nome di Maria che il Vescovo di Molfetta, nativo di Alessano, ha costruito durante la sua vita. Don Tonino aveva indicato perfettamente quale fosse il valore dell’arte e della bellezza: “Noi vogliamo ringraziare il Signore che ci fa capire che, attraverso la bellezza, salverà il mondo. Il mondo non verrà preservato dalla catastrofe planetaria, né dall’astuzia dei diplomatici e dei politici, né dalla forza del diritto e neppure dalla cultura degli accademici; il mondo verrà preservato dalla bellezza e dalla musica, dalla poesia, dall’arte” (Franza, 2000). L’arte e la bellezza, dunque, hanno un ruolo privilegiato. Gli artisti per secoli hanno tradotto in immagini la storia dell’uomo, i suoi bisogni e le sue aspettative. In questo ambito, Maria è stata la Musa ispiratrice degli artisti di ogni tempo, che hanno cantato la Sua bellezza immortale e i Suoi valori universali.
La Vergine Maria, icona di bellezza. Le mostre, organizzate dal Museo, rispecchiano il pensiero mariano di don Tonino che, nel suo progetto di amore, è uno straordinario cantore della sua compagna fedele, Maria. Scrissi allora, come direttore del Museo, che la Vergine ha segnato le tappe fondamentali della vita di don Tonino: “all’ombra del Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae dove crebbe la sua vocazione, all’ombra del Santuario della Madonna dei Martiri di Molfetta dove fu vescovo, all’ombra di tutte le donne divenute segno titanico, all’ombra del dipinto che guardava in punto di morte” (Franza, 2000). Nel suo libro “Maria, donna dei nostri giorni”, le moderne litanie costituiscono il manifesto del suo pensiero mariano, vicino alle sofferenze della quotidianità umana: Maria rappresenta la donna feriale, la donna senza retorica, la donna dell’attesa, la donna del silenzio, la donna che conosce la danza, la donna del popolo, la donna coraggiosa, la donna di frontiera, la donna dell’ultima ora, la compagna di viaggio. “Santa Maria, donna coraggiosa, tu che nelle tre ore di agonia sotto la croce hai assorbito come una spugna le afflizioni di tutte le madri della terra, prestaci un po’ della tua fortezza. Nel nome di Dio, vendicatore dei poveri, alimenta i moti di ribellione di chi si vede calpestato nella sua dignità. Alleggerisci le pene di tutte le vittime di soprusi. E conforta il pianto nascosto di tante donne che, nell’intimità della casa, vengono sistematicamente oppresse…”. Don Tonino ha dimostrato di essere un profondo conoscitore della natura femminile che ha proiettato verso Maria, la Madre di tutti.
Carlo Franza