Antonia Di Giulio e Ralph Gibson. 1988-2018. Al Venice International University-Isola di San Servolo a Venezia, due artisti a confronto.
Due artisti a confronto, due sensibilità che si incontrano per dare vita a un dialogo profondo attraverso le forme e i contorni dei corpi ritratti. Fino al 12 marzo 2019, l’Isola di San Servolo a Venezia ospita la mostra “1988-2018”, curata dal collega Achille Bonito Oliva, con il patrocinio della Venice International University, in cui Antonia Di Giulio, significativa pittrice del panorama artistico italiano, accosta i suoi dipinti agli scatti del talentuoso fotografo statunitense Ralph Gibson, nel segno della rievocazione di un’esperienza che affonda le radici in un passato condiviso, riemerso dall’accostamento delle immagini fotografiche alle pennellate su tela. Attraverso 14 fotografie e 14 quadri, l’esposizione costruisce una dialettica tra sguardi artistici, linguaggi espressivi diversi, ma anche tra epoche distanti, come richiamato dal titolo stesso. Antonia Di Giulio si concentra su una selezione di ritratti in bianco e nero di se stessa, realizzati nel 1988 da Gibson in una sessione fotografica a New York, per affiancarli a una serie di sue recenti opere delle stesse dimensioni, dipinti astratti nelle tonalità del nero, bianco e grigio. Completa la mostra il catalogo, curato da Achille Bonito Oliva, che raccoglie contributi di Phyllis Braff (critica d’arte per il New York Times), del docente di storia contemporanea a Ca’ Foscari Diego Mantoan, oltre che dello stesso Bonito Oliva, Ralph Gibson e dell’ambasciatore Umberto Vattani. Antonia Di Giulio, nel suo lavoro artistico, crea combinazioni e abbinamenti che determinano il passaggio dalla realtà “vera” della fotografia al segno pittorico scarno e austero, da cui scaturiscono energia visiva, dialoghi e connessioni di ricca complessità che rivelano ricordi e allusioni familiari, ma allo stesso tempo si realizzano contrasti di motivazioni, dissonanze estetiche e concettuali: se da un lato, nei lavori fotografici di Gibson, esiste una rappresentazione del corpo fatta di sensualità, femminilità e di bellezza, dall’altro, nella pittura della Di Giulio, si impone la rarefazione e la dissolvenza di ogni suggestiva presenza, per arrivare ad uno stile estremamente rigoroso e severo, che però non annulla la sua fonte di ispirazione. “Mentre le immagini di Gibson raccontano una favola, rivelano l’origine di un sogno che trae origine da pose suggestive, i quadri della pittrice aboliscono ogni allusione – evidenzia l’ambasciatore Umberto Vattani, Presidente della VIU – È stato davvero un incontro importante quello di Antonia Di Giulio con un fotografo di straordinaria sensibilità come Gibson, se il suo punto di arrivo sta proprio nella rarefazione, nell’abbandono di ogni traccia cromatica, di ogni delicata sfumatura”. Immagini che si fanno narratrici di uno scambio autoriale, di storie e rappresentazioni, intessendo un discorso sulla perennità dell’arte e sulla forza del segno artistico, e animando il vivo mistero sul percorso che dalla contemplazione della foto conduce all’opera pittorica.
Antonia Di Giulio. Nata a Sabaudia, vive e lavora a Roma. È laureata in Storia dell’Arte all’Università “La Sapienza” di Roma, ed è stata allieva del pittore Paolo Cotani. La sua attività artistica comincia alla fine degli anni ’70, con i primi lavori ispirati al mondo concettuale e al minimalismo, caratterizzati da una costante ricerca sul colore bianco. Nei primi anni ’80 crea opere di grande formato, per lo più bianche con accenni di colore, argenti, grigi, celesti. Nel 1988 è ospite a New York della pittrice Natalie Edgar e del marito, lo scultore Philip Pavia, pioniere negli Stati Uniti dell’avanguardia astratta. Sempre a New York, Ralph Gibson la ritrae per la sua opera di “New York from the italian series” pubblicata su Darkroom Photography. Dall’incontro con Mario Schifano, nel 1990, nasce una grande e profonda amicizia e una vitale collaborazione artistica. La fotografia è il mezzo naturale di questo scambio artistico. Del 2000 è la mostra “Opere recenti” all’Accademia di Romania. Nel 2002 a New York incontra di nuovo Ralph Gibson che le dedica la seconda serie di ritratti. Il lavoro artistico si evolve, e la ricerca di Antonia Di Giulio si rivolge in seguito a esplorare un mondo più interiore; le superfici diventano quasi dei monocromi e il silenzio sembra essere l’elemento principale del suo linguaggio espressivo. “Il colore del silenzio” è il titolo della mostra del 2007 che focalizza questo momento, presso il Forum Austriaco di Cultura.
Ralph Gibson. Nasce a Los Angeles nel 1939. Inizia la sua attività in Marina (1956-60), perfezionandosi poi al San Francisco Art Institute. Negli anni 60 lavora come assistente di Dorothea Lange, e come operatore cinematografico assieme a Robert Frank a New York, dove si stabilisce nel 1969. Dopo una breve collaborazione con l’agenzia Magnum, Gibson crea un proprio studio e una casa editrice (Lustrum Press). Influenzato da Henri Cartier-Bresson e da William Klein, pubblica il suo primo libro fotografico nel 1966 (The strip). Negli anni Settanta delinea un percorso di ricerca in cui realizza immagini che, ancorché autonome e individuate, acquistano maggiore spessore e rilevanza nel contesto di una sequenza. La trilogia di libri realizzata all’inizio degli anni Settanta, The somnambulist (1970), Déjà-vu (1973), Days at sea (1974), rende conto di questa disposizione dell’autore. Dal punto di vista compositivo, la scelta estetica, spesso indirizzata al frammento, si trasforma in determinazione critica inducendo il lettore a una maggiore considerazione dei rapporti di forza creati all’interno dell’immagine. La ricchezza tonale dei grigi viene spesso sacrificata per fare spazio a una cifra stilistica dominata da forti contrasti e da un’accentuazione della granulosità della pellicola. Ne L’ano- nyme (1986) l’attenzione di Gibson si è rivolta al nudo femminile. Ha pubblicato anche Women (1993) e Tropical drift (1994), Overtones. Diptychs and proportions(1998), Ex Libris (2001), Brazil (2005), Refractions (2006).
Carlo Franza