Le catacombe di San Callisto a Roma, luogo di fede, di sacralità, di autentica e forte testimonianza cristiana ed anche di arte.
Più volte ho visitato le Catacombe di San Callisto che sono tra le più grandi e importanti di Roma, ciò è avvenuto specie negli anni Sessanta e Settanta quando vivevo a Roma. La visita serviva certo a forgiare la mia fede nel Cristianesimo, cosa che dovrebbero fare oggi tutti i credenti, e come Storico dell’Arte mi interessava anche il quadro archeologico. Lì poi ci sono le origini della cristianità. Si trovano sulla destra della Via Appia Antica, dopo la chiesetta del “Quo Vadis”. Sorsero verso la metà del Secondo Secolo dopo Cristo e fanno parte di un complesso cimiteriale che occupa un’area di ben 15 ettari di terreno, su cui insiste una rete di gallerie lunghe quasi 20 chilometri; si estendono su diversi piani, e raggiungono una profondità superiore ai 20 metri. In esse hanno trovato sepoltura decine di martiri, 16 pontefici e moltissimi cristiani.
Si chiamano Catacombe di San Callisto in quanto prendono nome dal diacono Callisto, che, all’inizio del III secolo, fu preposto da Papa Zefirino ad amministrare quel cimitero e così le Catacombe di San Callisto divennero il cimitero ufficiale della Chiesa di Roma. Nella parete superiore della catacombe ovvero nel sopratterra, sono visibili due piccole basiliche con tre absidi, dette “Tricore”. In quella orientale furono probabilmente sepolti il papa San Zefirino e il giovane martire dell’Eucarestia, San Tarcisio.
Nel cimitero sotterraneo vi troviamo diverse aree. La Cripta dei Papi è il luogo certamente più sacro, più religioso, e più importante di queste catacombe, chiamato anche “il piccolo Vaticano” perché vi furono sepolti ben 9 papi e, probabilmente, 8 dignitari vescovi della Chiesa del 3º secolo. Lungo le pareti sono ben visibili le iscrizioni originali in greco di 5 papi. Su 4 lapidi, accanto al nome del pontefice c’è il titolo di “vescovo” o in greco “epìskopos“, perché il papa era considerato il capo della Chiesa di Roma, e su due lapidi c’è anche l’abbreviazione greca di “MPT” ( che sta per martire).
In uno slargo catacombale ecco la Cripta di Santa Cecilia( Roma II secolo – Roma III secolo), la popolare patrona della musica, degli strumentisti e dei cantanti, è stata una nobile romana convertita al cristianesimo, e dunque vergine e martire cristiana. Il suo culto è molto popolare poiché Cecilia viene ricordata nel calendario e nel martirologio il 22 novembre di ogni anno da cattolici e ortodossi. Esclusa la Vergine Maria madre di Cristo, è una delle sole sette sante ad essere ricordate per nome nel Canone della Messa. La Chiesa più importante a lei consacrata è la Basilica di Santa Cecilia in Trastevere a Roma risalente alla prima cristianità, eretta si presume sopra la dimora in cui visse. Dunque Cecilia di nobile famiglia romana, fu martirizzata nel terzo secolo. Fu sepolta qui nella cripta catacombale che portava il suo nome dove ora si trova la sua statua, fu qui venerata per almeno cinque secoli. Nell’821 le sue reliquie furono trasportate in Trastevere nella basilica a lei dedicata di cui abbiamo detto prima. La Statua di Santa Cecilia è una copia della celebre opera del Maderno, scolpita nel 1599. La cripta era tutta decorata con affreschi e mosaici. Sulla parete vicino alla statua c’è un’antica immagine di Santa Cecilia, in atteggiamento di orante; più in basso in una piccola nicchia è raffigurato il Salvatore, che tiene in mano il Vangelo; accanto è dipinto il papa martire Sant’Urbano. Su una parete del lucernario si vedono le figure di tre martiri: Policamo, Sebastiano e Quirino; sono i nuclei più antichi (2° sec.). Passando poi attraverso imponenti, lunghe e spettacolari gallerie piene di loculi, giungiamo a cinque stanzette, vere tombe di famiglia, chiamate cubicoli dei Sacramenti e particolarmente importanti per i loro affreschi. Gli affreschi sono databili agli inizi del 3° sec. dopo Cristo , e rappresentano simbolicamente i sacramenti del Battesimo e dell’Eucarestia. Vi si trova raffigurato anche il profeta Giona, simbolo di resurrezione. Le cappelle sono affrescate con scene simboliche piuttosto originali dal punto di vista iconografico e rese con tecnica impressionistica. Si ricordano in particolare il “Battesimo di Gesù”, il “Banchetto eucaristico presso il lago di Tiberiade” e la “Moltiplicazione dei Pani”, pitture realizzate tra la fine del II ed i primi decenni del III secolo. Nel 296 moriva papa Gaio, primo pontefice a non essere tumulato nella Cripta: il suo cubicolo è collocato in posizione privilegiata ai piedi di una grande scala. Di fronte è posto il cubicolo di papa Eusebio, morto nel 310 e traslato nel 311 dalla Sicilia. In una cappella esterna trovarono sepoltura Calocero e Partenio, due martiri uccisi nel 304, durante la persecuzione diocleziana.
Ma come nascono le catacombe e quali ne sono state le origini? Poiché nel primo secolo dopo Cristo i cristiani di Roma non avevano cimiteri propri, questi se possedevano dei terreni, seppellivano là i loro defunti, altrimenti ricorrevano ai cimiteri comuni usati anche dai pagani. Per tale motivo San Pietro fu sepolto nella “necropoli” (“città dei morti”) sul Colle Vaticano, aperta a tutti, proprio là dove oggi vive la Basilica di san Pietro; come pure San Paolo fu sepolto in una necropoli della Via Ostiense, là dovew oggi sorge la Basilica di San Paolo fuori le mura. Poi nella prima metà del secondo secolo dopo Cristo, in conseguenza di varie concessioni e donazioni, i cristiani presero a seppellire i loro morti sottoterra. Ebbero così inizio le catacombe. Molte di esse sorsero e si svilupparono anche attorno a dei sepolcri di famiglia, i cui proprietari spesso nobili, neoconvertiti, non li riservarono soltanto alla famiglia, ma li apersero anche ai loro fratelli nella fede cristiana. A questo periodo si riferiscono i nomi di taluni cimiteri o catacombe che ricordano i nomi dei proprietari, dei benefattori, come le Catacombe di Santa Priscilla sulla Salaria, di Santa Domitilla sulla Via delle Sette Chiese, la catacomba di Pretestato posta sulla sinistra della via Appia, nel quartiere Appio-Latino ed oggi vi si accede da via Appia Pignatelli;le Cripte di Santa Lucina sull’Appia Antica. Col passare del tempo le aree funerarie si allargarono, per volonta dei Papi e dei diaconi del tempo dell’epoca. Ne è stato così anche per le catacombe di San Callisto, tanto che la Chiesa ne assunse direttamente l’organizzazione e l’amministrazione. Con l’Editto di Milano, promulgato dagli imperatori Costantino e Licinio nel febbraio del 313, i cristiani non furono finalmente più perseguitati. Potevano liberamente professare la fede, costruire luoghi di culto e chiese dentro e fuori le mura della città, e comperare lotti di terreno senza pericolo di confische. Tuttavia le catacombe continuarono a funzionare come cimiteri regolari fino all’inizio del quinto secolo dopo Cristo, quando la Chiesa ritornò a seppellire esclusivamente sopratterra o nelle basiliche dedicate a martiri importanti. Durante questo lungo periodo di tempo (400-800 circa d.C.), le Catacombe furono considerate autentici santuari dei martiri, primi santi, e numerosissimi pellegrini si recarono a visitarle con l’unico scopo di pregare presso le loro tombe tavolta anche miracolose. Era quanto di più sacro ci fosse nella cristianità. A questo periodo, specialmente, appartengono i devoti graffiti (brevi invocazioni di preghiere o ricordo di riti compiuti, incisi sugli intonaci delle cripte dai pellegrini). Si iniziò anche la compilazione di alcuni itinerari che erano poi delle vere e proprie guide delle Catacombe, almeno di quelle parti già aperte al pubblico e visitabili.
Quando i barbari (Goti e Longobardi) invasero l’Italia e Roma, distrussero sistematicamente non solo molti monumenti, ma saccheggiarono molti luoghi, comprese le Catacombe, luoghi della cristianità. Nulla fermò tali devastazioni, si rimase quasi impotenti dinanzi a tali massacri, e solo verso la fine dell’ottavo e l’inizio del nono secolo dopo Cristo, i papi fecero trasferire le reliquie dei martiri e dei santi nelle chiese della città, per ragioni di sicurezza, così fece nell’820 papa Pasquale I, impegnato a traslare i corpi dei martiri. Una volta terminata la traslazione delle reliquie, le Catacombe non furono più frequentate, anzi vennero totalmente abbandonate, ad eccezione di quelle di San Sebastiano, San Lorenzo e San Pancrazio. Col passare del tempo, incuria, frane e vegetazione ostruirono e nascosero le entrate delle altre catacombe, tanto che se ne persero spesso perfino le tracce. Per tutto il tardo Medioevo non si sapeva neppure dove fossero. L’esplorazione e lo studio scientifico delle catacombe iniziò, secoli dopo, con Antonio Bosio (1575-1629), soprannominato il “Colombo della Roma sotterranea”. Nel secolo scorso l’esplorazione sistematica delle catacombe, e in particolare di quelle di San Callisto, avvenne grazie a Giovanni Battista de Rossi (1822-1894), che è considerato il fondatore e il padre della Archeologia Cristiana. Nel 1930 la Santa Sede, proprietaria della Catacomba di San Callisto, ha affidato la custodia delle Catacombe di San Callisto alla Congregazione dei Salesiani di Don Bosco.
Ora, dunque, sappiamo che le Catacombe di San Callisto a Roma si estendono per circa 15 ettari, sono state il cimitero ufficiale della Chiesa di Roma nel III secolo, utilizzate come cimitero dal II al V secolo, vi sono stati sepolti mezzo milione di cristiani e in queste catacombe sono sepolti ben 16 Pontefici Romani( ecco alcuni papi Ponziano, Antero, Fabiano, Lucio, Stefano, Sisto II, Dionisio, Felice, Eutichiano, qui sepolti dal 235 al 283).
Carlo Franza