Lucio Del Pezzo, artista di chiara fama e fondatore del Gruppo ’58, è mancato a Milano. L’arte italiana perde una colonna fondamentale.
Ho perso un amico, un grande signore d’altri tempi. L’ho perso il giorno di Pasqua qui a Milano. Alludo all’artista di chiara fama Lucio Del Pezzo. Pittore e scultore, animatore dell’arte italiana del secondo dopoguerra, Lucio Del Pezzo è morto il 12 aprile, a 86 anni, a Milano, città in cui viveva da tempo. Fondatore, a Napoli, del Gruppo 58, insieme a Luigi Castellano, Guido Biasi, Bruno Di Bello, Sergio Fergola e Mario Persico. Di questo cosiddetto gruppo ‘58 ero stato grande amico anche di Sergio Fergola e Bruno di Bello. Del Pezzo era stato in contatto con gli esponenti del Movimento Nucleare di Milano, guidato da Enrico Baj, e con gli altri collettivi internazionali che, in quegli anni Cinquanta-Sessanta , provavano a riformare il linguaggio artistico, come Phases a Parigi, Spur a Monaco e Boa a Buenos Aires.
Nato a Napoli, il 12 dicembre 1933, studiò da agrimensore, frequentando i corsi della Scuola libera di disegno di storia dell’arte di Mario Napoli. Quindi si iscrisse all’Accademia di Belle Arti della città partenopea, dove studiò con Emilio Notte. La sua prima personale già nel 1955, alla Galleria La Chiocciola di Padova, dove espose i suoi dipinti ancora legati alla matrice espressionista, certo molto vicina a quella del maestro Notte nativo di Ceglie Messapico(Brindisi) ma attivo a Napoli nell’Accademia di Belle Arti. Ma la ricerca di Del Pezzo doveva emergere soprattutto negli assemblaggi e nel collage. “Articola i ferri saldati in un clima sospeso tra il reale e l’irreale: scaturisce da questi suoi strani arnesi una barbarica forza di suggestione”, scriveva Lea Vergine nel 1959.
Negli ultimi anni Cinquanta si avvicinò al Nuclearismo e firmò anche il Manifesto per un arte Nucleare, insieme a Enrico Baj, Mario Colucci e Mario Persico. Nel 1958 fondò il Gruppo 58, animando anche la rivista Documento Sud. Dopo aver trascorso un anno a Matera, nel 1960 si trasferì a Milano, accogliendo l’invito di Arturo Schwarz: “vieni e porta tutti i tuoi quadri”. A Milano Del Pezzo rimase sempre legato e, dopo un lungo periodo a Parigi, in cui visse in quello che era lo studio di Max Ernst, si stabilì nella città lombarda dalla fine degli anni ’70.
Nel 1964 partecipò alla Biennale di Venezia, l’edizione in cui furono presentati il New Dada e la Pop Art. Nello stesso anno presentò alla Triennale di Milano l’installazione ambientale Labirinto del Tempo. Nel 1966 un’altra partecipazione alla Biennale di Venezia e, al contempo, alcune commissioni come grafico per Olivetti e Renault.
Negli anni ’80, Del Pezzo compì numerosi viaggi tra Giappone, India, Nepal e Polinesia, approfondendo la sua ricerca sugli archetipi e sulle forme rappresentative primarie. Agli anni ’90 e ai primi 2000 risalgono diversi lavori ambientali, come l’intervento nella sede milanese di Gianfranco Ferré e le installazioni nella fermata della metropolitana Anagnina di Roma e nelle stazioni Salvator Rosa e Materdei di Napoli. L’intento dell’artista è stato quello di sperimentare con la materia e la pittura rifacendosi all’influenza neo-dadaista e rompendo gli schemi figurativi. Sulla tela frammenti e oggetti della realtà urbana si alternano a macchie di colore che rimandano con ironia al mondo dell’infanzia. Dopo gli anni ’60, il linguaggio cambia diventando più pulito e meno accumulatorio attraverso la riduzione della materia sulla tela. Nella sua ricerca artistica non abbandona mai la chiave ludica a prescindere dal soggetto delle sue opere, siano esse oggetti della cultura Pop, forme geometriche o tematiche rinascimentali. Sono presenti suoi interventi artistici anche nelle stazioni della metropolitana di Napoli di Salvator Rosa e Materdei. L’artista è presente nel Museo Novecento a Napoli con le opere “Piccolo Betrotal”, 1959 e “Senza titolo”, 1965 . L’opera fa parte della fase di produzione in cui l’artista riduce gli elementi costitutivi dei suoi lavori, per approdare all’uso di poche figure essenziali che alludono a una dimensione ludica. Diverse sue opere sono inoltre nella collezione del Museo del Novecento, a Castel Sant’Elmo, a Napoli, dove, nel 2001, espose anche a Castel dell’Ovo. Recentemente, sue opere sono state esposte al Museo Madre di Napoli, per la mostra dedicata al gallerista e collezionista Marcello Rumma. Nelle immagini a corredo dell’articolo le bellissime immagini a stampa della famosissima cartella “Amore folle” che Del Pezzo ha realizzato con lo stampatore Giuliano Grittini.
Carlo Franza