Drizzate le orecchie, ascoltate, sentirete parlare il Ministro degli Esteri di Maio, con il suo “italiano regionale” da Pomigliano d’Arco: 1) 16 febbraio 2018, Di Maio pubblica su Instagram la foto del foglio con la proposta di un patto che impegna i partiti a dimezzare lo stipendio dei parlamentari. Si legge: “… Mi impegno a far votare […] una legge che DIMEZZA le indennità dei parlamentari e INTRODUCE la rendicontazione puntuale dei rimborsi spesa”. Due congiuntivi sbagliati in un colpo solo. E non bastava la versione “ristretta” del post. Controllando quella estesa, viene fuori un altro errore verbale. “Sono convinto che il voto del 4 marzo parlerà molto chiaro e che il governo del MoVimento 5 Stelle È l’unico possibile per non far ripiombare il Paese nel caos”. “Sia”, non “è”.  2) 11 gennaio 2018, Di Maio è ospite dell’emittente locale ligure Primocanale. A un certo punto, il non ancora ministro sfodera un altro sintomo di “congiuntivite” acuta. Durante l’intervista concessa al giornalista Andrea Scuderi, Di Maio balbetta: “Io da sempre ho sempre detto che… il Movimento ha sempre detto che noi VOLESSIMO fare un referendum sull’euro”. Più che il congiuntivo, è l’italiano a essere trapassato. 3) 16 novembre 2017, questa volta tocca alle telecamere del Tg1 trasmettere in fascia pre-serale uno strafalcione di “Giggino”. Niente congiuntivi, niente condizionali. L’errore è geografico. “Paesi del Mediterraneo COME LA RUSSIA…” è la frase contestata. Nei giorni successivi qualcuno scriverà che in realtà la frase non era mai stata detta. Ma a vedere il video qualche dubbio rimane. 4) 13 novembre 2017, Di Maio è ospite del salotto di Fabio Fazio, a Che tempo che fa. Altro errore linguistico, questa volta di concetto. Alla domanda del conduttore sempre sull’eventuale referendum sull’uscita dell’euro – che evidentemente crea sempre problemi al leader pentastellato – Di Maio risponde: “Quando incontro i miei ALTER EGO degli altri Paesi…”. Magari gli omologhi.

E non è  solo  il Ministro Di Maio a non conoscere la lingua italiana, a non essere “colto” visto gli strafalcioni che  hanno intaccato la sua carriera politica e soprattutto non ha dimestichezza con i verbi; ciò vale anche  per i tanti  parlamentari  Cinque stelle e Pd  che siedono oggi sugli scranni  che la Costituzione gli assegna, parlare  con inflessioni  regionali, forsanche dialettali. Che il Parlamento non sia pieno di studiosi della lingua italiana è cosa risaputa, ma che un parlamentare non riesca neanche a leggere un intervento scritto su un foglio è paradossale. Ha fatto notizia il “Brevi e circoncisi” (invece di brevi e concisi) di un parlamentare, e quando il presidente dell’aula parlamentare lo ha corretto, ha detto “coinciso”, invece che “conciso”….è una gara a chi sbaglia di meno. Una miriade  di gaffe storiche di deputati e senatori, badate, non si tratta di stanchezza , nè di foga, nè di distrazione, bensi’ di incompetenza strutturale personale di molti parlamentari indegni di sedere in parlamento ( …e poi ci si lamenta perche’ l’ Italia e’ allo sbando !!! ) Una volta nell’aula parlamentare  ho sentito  dire  anche  “ho il coito di vomito”, invece che “ho il conato di vomito”. L’ Italia e’ allo sbando, molti  parlamentari  non hanno mai aperto il vocabolario, altri hanno appena  un misero diploma di scuola superiore, altri sono arrivati alla  minilaurea, quella triennale voluta dal Partito della Sinistra.

E se non conoscono  l’italiano, i nostri politici italiani non  sanno  neppure parlare in inglese, giacchè  a convegni e riunioni internazionali vediamo i ministri degli Affari Esteri o della Difesa parlare sempre e solo in italiano mentre i presenti, giornalisti o uomini politici di altri Paesi, devono aspettare la traduzione.  A proposito dei deputati Pd, una gaffe social pare averla fatta Simona Malpezzi, capo dipartimento Scuola; scrisse un post pieno di errori,  per poi modificarlo. Lei disse che era un fake, ma risulta non essere mai stato dimostrato. Linciampo per la deputata del Pd Simona Malpezzi,  avvenne quando ebbe la nomina da Renzi come responsabile del dipartimento Scuola del Partito Democratico. Simona Malpezzi, 44 anni, renziana di ferro, insegnante di lettere da 20 anni, è stata  una delle “pasionarie” paladine della Buona Scuola renziana. Ma per motivi insondabili comunicò la sua prestigiosa nomina sulla sua pagina ufficiale Facebook con  un post infarcito da refusi e ripetizioni. Pensate che il testo fu allora  screenshottato da alcuni docenti, che subito lo diffusero  tra i meandri dei social.  Il Presidente del Consiglio Conte poi   con quella dizione appula da “bocca piena” invece  pubblicò  un post -poi sistemato- taggando l’account sbagliato: invece di Ursula von der Leyen, taggò  una pagina che pubblicava  foto di ragazzi bonazzi. Chissà come mai!

In questi giorni è al via la settimana della lingua italiana sui social. Da Dante a Leopardi, passando per Gianni Rodari e chiudendo con la Pimpa di Altan. Sono  questi i personaggi in cui si imbatte la bambina protagonista del video di promozione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo. La Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, che giunge quest’anno alla sua XX edizione, è divenuta nel tempo una delle più importanti iniziative di celebrazione della lingua italiana. Gli eventi e le attività previsti verteranno su forme espressive per valorizzare la lingua italiana attraverso limmagine, con particolare attenzione al fumetto, la novella grafica e più in generale alla filiera delleditoria per l’infanzia e l’adolescenza.
Posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e in programma quest’anno dal 19 al 25 ottobre, la Settimana è organizzata dal Ministero degli Esteri e la Cooperazione Internazionale, nell’ambito della strategia vivere all’italiana, coinvolgendo la rete diplomatico-consolare e gli Istituti Italiani di Cultura e con la collaborazione del Ministero dei Beni Culturali e il Turismo, del Ministero della Pubblica Istruzione e Università e dei principali partner della promozione linguistica nel mondo (Accademia della Crusca, Società Dante Alighieri, RAI), oltre che, come ormai consuetudine, l’Ambasciata della Confederazione Elvetica. La campagna di comunicazione informa sulla Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, che mira a rafforzare la consapevolezza del valore della nostra lingua come strumento di promozione dell’immagine del Paese all’estero, veicolo di messaggi, forme comunicative e contenuti pienamente inseriti nella contemporaneità e a fornire all’estero aggiornamenti sulle iniziative di promozione linguistica, anche in risposta alle difficoltà causate dalla pandemia. Destinatari della comunicazione, in Italia e all’estero, sono giovani e anziani, imprese, ma anche scuole e università. Lo spot è realizzato con  la tecnica dell’animazione e rende omaggio a personaggi italiani conosciuti in tutto il mondo (Dante, Verdi, Leopardi, Manzoni, Rossini) che hanno contribuito a plasmare un immaginario culturale non solo italiano. Protagonista del video è una bambina che, costeggiando un muro sul quale compaiono murales raffiguranti figure chiave del nostro patrimonio letterario, musicale e culturale, instaura un dialogo con le figure ritratte trasformandosi in noti personaggi dei fumetti e della letteratura per ragazzi, oggi veicoli di esportazione della cultura italiana all’estero, come Dylan Dog, Lupo Alberto, Corto Maltese, Diabolik ecc… La campagna informativa della Settimana è programmata sulle reti RAI (spot tv), sulla stampa quotidiana e periodica e sui profili social del MAECI. Ma invito i lettori  a non lasciarsi omologare, usiamo la nostra lingua. Basta con gli anglismi. Perché non dirlo in italiano? “Lockdown, triage, droplet, hospital, cluster ( che stanno per chiusura, smistamento, goccioline, ospedale, raggruppamento), è sicuro che  non siamo più moderni  abusando degli anglismi, si impoverisce la nostra lingua. Forse ci  si sente più “fighi”   oppure è la pigrizia, o forse è il provincialismo  che ci guida. E’ un atteggiamento  che sminuisce la nostra cultura,eppure basterebbe un piccolissimo sforzo  per uscire da questo circolo vizioso. Possiamo riuscirci. Facciamolo.  

Carlo Franza

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