“E non è la prima volta”.  Proprio così, non è la prima volta che una pandemia  colpisce, trovandoci, nonostante i nostri tempi,  quasi impotenti, quasi increduli che all’improvviso lo spettro del morbo, di questo morbo detto Covid 19,  abbia ferito l’orgoglio della civiltà moderna e rivelato una fragilità che nessun progresso può modificare. “Epidemie e pandemie: storie, leggende e immagini” (Nomos Edizioni, pp.112,2020 ),  è il libro di due luminari della medicina lombarda, perché i virus hanno sempre convissuto con l’uomo. Lo raccontano il professor Renzo Dionigi, già Rettore dell’Università dell’Insubria fino al 2012,  e il professore  Filippo Maria Ferro già Ordinario di Psichiatria presso la facoltà di Medicina dell’università G. D’Annunzio di Chieti,  in un libretto, che loro definiscono “nugella”, dal titolo “Non è la prima volta ..”. I due autori partono dal loro ricco archivio fotografico, frutto di una passione condivisa per l’arte soprattutto medievale. Peste e lebbra hanno portato lutti e dolore in molte società succedutesi dal primo Medio Evo sino alla Spagnola di inizio del 1918.

Da intellettuale voglio ricordare che non ci sono solo le narrazioni (come quelle di Tucidide, Boccaccio, Defoe, Manzoni, Camus),  e che le immagini dell’arte possono trasformare lo sgomento in riflessione e avviare un necessario cambiamento della nostra “visione del mondo”. Ogni epidemia sigilla una cesura, rappresenta un punto di catastrofe e di non ritorno. Le miniature medievali, le immagini dei cavalieri dell’Apocalisse,  i volti dei santi (San Rocco e San Sebastiano, Santa Rosalia, San Carlo Borromeo, ecc.) che hanno incontrato il dolore e conquistato la devozione dei fedeli, compongono una galleria di inedita vivacità: quelle che credevamo fantasie allucinate abbiamo scoperto essere più che mai attuali, quasi si confondono con gli scatti dei fotografi e le riprese trasmesse dagli schermi televisivi, hanno eguale fisicità e crudezza, e anche la stessa funzione nell’aiutarci a sciogliere la paura. È il percorso scelto dagli autori: non sistematico, associando liberamente emozioni e figure, cogliendo di ogni stagione inquietudini e interrogativi: dal Medioevo europeo alle “pesti” di Lombardia, quella di San Carlo e di Federigo Borromeo di manzoniana memoria, dall’influenza spagnola alle fantasie malate della Sezession mitteleuropea, fino ad arrivare alle ipertecnologiche ricostruzioni visive del SARS-CoV-2 che danno un volto al famigerato “nemico invisibile”. Un piccolo livre de chevet, per ricordarci che nulla sarà più come prima. “Abbiamo scritto questo opuscolo insieme in 25 giorni – spiega l’ex rettore e padre della chirurgia varesina – Siamo partiti dalla considerazione che questo Covid non è una novità. La storia racconta  storie diverse di pandemie. In Europa è stata soprattutto la peste a partire da quella nera del 1300 per proseguire con quella borromaica e quella manzoniana. Un’escursione storica corredata da fotografie tratte dal nostro stesso archivio. Abbiamo poi aggiunto note di arte e scienza, con considerazioni mediche attuali, interpretazioni dei virologi che spiegano il procedimento autoimmune che scatena il coronavirus”.

L’ultima parte del libro è dedicata proprio a riflessioni mediche e scientifiche : “La Lombardia ha affrontato un’epidemia che va letta nella sua condizione soprattutto geografica. Si è sviluppata in un territorio densamente popolato, che ha un livello di presenza industriale tra i maggiori. La città di Milano conta 1 milione e 600.000 abitanti ma solo di notte. Di giorno occorre aggiungerne altri 600.000. Parliamo di una situazione quasi unica in Europa”.  Il professor Dionigi , in questi giorni, avrebbe dovuto essere a Wuhan dove è professore emerito della locale università:  “Sono rimasto in contatto con i colleghi cinesi. Anche io, all’inizio, non avevo capito, sottovalutato la forza di questo virus aggressivo. A uccidere non è tanto l’infezione quanto le complicanze che derivano da quella che viene definita “la tempesta delle citochine”. Nessuno era preparato, c’è stata un’iniziale confusione, ma si è reagito presto e bene. E ce la stiamo cavando”. Frutto dell’impegno di due amici di lunga data, Renzo Dionigi e Filippo Maria Ferro, che uniscono alla formazione scientifica e alla pratica medica una altrettanto rigorosa e profonda cultura storica e artistica, il libro “Non è la prima volta… Epidemie e pandemie. Storie, leggende e immagini”, edito da Nomos con l’appoggio dell’amico Franco Orsi, che ha voluto regalare  momenti di riflessione  nel caos dell’inquietudine, dell’incertezza e dell’isolamento quotidiano che il virus impone a tutti. È un libro storico, sistematico, intrigante, iconograficamente ricco,  che propone una lettura e una visione intelligente del “morbo” nelle sue varie sfaccettature, come compagno di strada tanto terribile quanto “creativo”, come condizione ciclica del vivere umano, che da secoli, nello sconvolgerne i ritmi e le abitudini di vita,  sfida e mette a contatto singoli individui e intere popolazioni.

Il testo è corredato da un ricchissimo apparato iconografico che da Storico dell’Arte  mi ha sorpreso non poco : la peste, il tifo, la lebbra, la malaria, il vaiolo nell’arco dei secoli vengono raccontati per immagini dai maggiori artefici dell’arte occidentale, da Caracci a Tiepolo, da Tanzio al Crespi. Nè sono dimenticati Cesare Nebbia e Federico Zucca, autori di alcuni splendidi affreschi “a tema” realizzati al Collegio Borromeo nei primi anni del Seicento e che ancora oggi si ammirano della Sala degli Affreschi. E’ un libro che caldamente raccomando, non può mancare nelle nostre biblioteche e librerie.

Carlo Franza

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