È morta proprio nella notte di Natale 2020, la Storica e Critica d’Arte  Barbara Rose, nata a Washington nel 1936, Docente di Storia dell’Arte all’American University di Washington. Venendo a mancare, ho perso un’amica  con la quale mi sono spesso confrontato per lavoro,  giacchè  più volte sono stato suo ospite nella casa che aveva presso Todi e ugualmente ho ricambiato ospitandola nella mia casa estiva di Alessano, nel Capo di Leuca in Salento, terra che amava moltissimo.   E’ stata perciò molto legata all’Italia.  È stata Direttrice del programma dell’Istituto Internazionale di Arte e Architettura a Corciano (in provincia di Perugia).  Scrittrice e curatrice di mostre, era partita negli anni ’60 trovandosi immersa nell’età dell’oro della scena artistica americana, tra avanguardie, Minimal Art e Pop Art. È stata anche direttrice di museo, curatrice, corrispondente editoriale e redattrice per numerose riviste (non per ultima Art Forum, che ha contribuito a creare). Diciamolo a chiare lettere che Barbara Rose ha parlato molto  dell’arte del nostro tempo, anzi sapeva cogliere ogni spaccato vero dell’arte contemporanea, e ciò proprio perché era una vera storica dell’arte – a differenza di molti che pur spacciandosi  per ciò non hanno mai visto una cattedra-  nonostante si sia anche attirate  critiche e attacchi dalla fine del secolo del Novecento, quando la scena artistica fu invasa da postmodernità, kitsch e sensazionalismo o diremmo pure  “trovate” che  ella ha rifiutato  da sempre e per sempre.

Mi piace ripercorrerne la carriera. Appassionata d’arte fin dalla giovane età, entra a sedici anni allo Smith College di Northampton nel Massachusetts, ma passa presto al Barnard College di New York e poi alla Columbia University, dove si forma con i professori Meyer Schapiro, Julius Held e Rudolph Wittkower. Per pagarsi gli studi entra a lavorare nella galleria del  famosissimo  Leo Castelli, e proprio nel pieno boom della scena artistica contemporanea americana. E’ proprio  in quegli anni che conosce Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Jasper Johns e Frank Stella, che sposa nel 1961 e da cui avrà due figli, Rachel e Micheal,  per poi divorziare otto anni dopo. Nello stesso periodo scrive un noto saggio, ABC Art, pubblicato nel numero di ottobre del ‘65 della rivista Art in America, rimasto impresso per la sua capacità di descrivere attentamente le caratteristiche del Minimalismo americano e analizzarne le radici partendo da un’attenta distinzione tra l’opera di Kazimir Severinovič Malevič, pioniere dell’Astrattismo geometrico, e Marcel Duchamp, padre dell’Arte Concettuale; ovvero di  due figure considerate  chiaramente un bivio della storia dell’arte del secolo scorso: da una parte La “ricerca del trascendentale, dell’universale, dell’assoluto“, riferito a Malevič, e dall’altra la “negazione totale dell’esistenza di valori assoluti” di Duchamp, capace di trasformare in opera qualsiasi oggetto senza alcun bisogno dell’intervento autoriale dell’artista.

Dagli anni ’60 la carriera di Barbara Rose si è divisa tra l’attività editoriale – tra stampa d’arte e generalista – e significativi incarichi di rilievo alla guida di musei e insegnamento nelle università americane. Dal 1962 al 1965 è stata corrispondente da New York per Art International; ha collaborato con Art in AmericaVogue e Artforum.  Dal 1970 al 1971, è stata la prima direttrice del museo all’Università della California a Irvine. È stata la critica d’arte del New York magazine dal 1971 al 1977, consulente di Condé Nast e caporedattrice per il Journal of Art tra gli anni Ottanta e Novanta. E’ proprio negli anni Ottanta del Novecento che ebbi modo di conoscerla, perché mi scrisse  congratulandosi -penso in particolare  all’articolo sul torinese Parisot- dopo aver letto delle mie recensioni su Il Giornale di Indro Montanelli, dove scrivevo, proprio in quel foglio centrale dedicato alla cultura.  Ha curato importanti mostre, tra cui diverse retrospettive sulle avanguardie del primo Novecento, come Miró in America, Fernand Léger and the Modern Spirit: An Avant- Garde Alternative to Non-Objective all’Art Museum of Fine Arts di Houston. Tra le sue pubblicazioni si ricordano American Art Since 1900: A Critical History (1967), The Golden Age of Dutch Painting (1969),  Lee Krasner (1983),  Autocritique: Essays on Art and Anti-Art1963-1987, pubblicato nel 1988. Ha ricevuto nel 1966 e nel 1969, il Premio per la Critica d’Arte da parte del College Art Association of America, ed è comparsa nel 2001 nel docu- film sullo scultore della Pop Art George Segal American Still Life. Nel 2010, è stata insignita dell’Ordine di Isabella la Cattolica dal governo spagnolo per i suoi contributi alla storia dell’arte e alla cultura.

Barbara Rose (Washington, 193725 dicembre 2020) è stata una storica dell’arte statunitense. È stata docente di storia dell’arte all’American University di Washington, scrittrice e curatrice di mostre. Appassionata d’arte fin da giovanissima, al punto da saltare spesso la scuola per visitare la National Gallery di Washington, a 16 anni entrò allo Smith College di Northampton nel Massachusetts ma passò ben presto al Barnard College di New York e poi alla Columbia University dove studiò con i professori Meyer Schapiro, Julius Held e Rudolph Wittkower. Per pagarsi gli studi lavorò per Leo Castelli e attraverso Michael Chapman entrò in stretta amicizia con i più importanti personaggi della scena artistica americana del momento, come Andy Warhol, che la filmò nel suo 13 Most Beautiful Women, Robert Rauschenberg, Jasper Johns e Frank Stella che sposò nel 1961 e da cui ebbe due figli, Rachel e Micheal, prima di divorziare nel 1969. Nel 1965 scrisse l’articolo “ABC Art“, pubblicato nel numero di ottobre della rivista Art in America, un saggio che prende in esame le radici del Minimalismo nell’America degli anni sessanta partendo da un’attenta distinzione tra l’opera di Kazimir Severinovič Malevič, pioniere dell’Astrattismo geometrico, e Marcel Duchamp pioniere dell’Arte Concettuale. Ricevette per ben due volte, nel 1966 e nel 1969 il Premio per la critica d’arte da parte del College Art Association of America. Nel 2001 comparve nel film documentario dello scultore della pop Art George Segal American Still Life.  Fu direttrice del programma dell’Istituto Internazionale di Arte e Architettura a Corciano e visse per molti anni in Italia dove acquistò Villa Augusta a Camerata nel comune di Todi.  Visse a New York con il marito Richard Du Boff, curò mostre in tutto il mondo e scrisse articoli per riviste come Interview e The Brooklyn Rail. E’ morta  nel dicembre 2020.

Carlo Franza

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