Dieci anni fa apriva le sue porte il MAXXI a Roma, il primo Museo Nazionale in Italia dedicato alla creatività contemporanea. Una grande opera architettonica, dalle forme audaci e spettacolari, ma soprattutto un luogo in cui immergersi e dove far circolare le idee. Museo “permeabile” e in continuo divenire, in questi dieci anni il MAXXI è stato un moderno Foro romano per la creatività contemporanea, aperto alla città e al mondo, un crocevia del pensiero in cui le visioni e i bagliori degli artisti si sono incontrati e confrontati con le questioni più urgenti e pressanti dei nostri tempi.

Con “Una storia per il futuro. Dieci anni di MAXXI”, grande mostra enciclopedica, aperta fino al 29 agosto 2021, con cui il museo inaugura il prossimo decennio, questo straordinario patrimonio di idee, azioni, e intuizioni riprende vita. Il progetto, a cura di Hou Hanru con il coordinamento curatoriale e scientifico di Elena Motisi, ha coinvolto tutto il team del MAXXI in un monumentale lavoro di ricerca iconografica e di sintesi durato oltre due anni, per raccogliere e organizzare un imponente archivio di fotografie, interviste, pubblicazioni. La missione di organizzare visivamente e nello spazio questa esplosione di idee e stimoli è stata affidata al celebre studio olandese Inside Outside di Petra Blaisse, che ha ideato l’allestimento, realizzato con il sostegno dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma.
Main partner della mostra è Enel, che per il terzo triennio conferma il suo sostegno al MAXXI come socio fondatore.
Dopo Non basta ricordare, primo progetto come Direttore Artistico del MAXXI con cui ha ripensato il concetto di Collezione permanente, dopo aver svuotato il museo per riempirlo di suoni e performance con Open Museum Open City, ora Hou Hanru compie ancora una volta un gesto radicale: una mostra non mostra, immateriale, in cui le opere non sono presenti fisicamente ma sono raccontate ed evocate in tutta la loro vitalità espressiva attraverso le immagini e le parole. Una storia per il futuro non è un semplice racconto, ma una rilettura profonda e di ampio respiro dell’esperienza del museo – le mostre, le performance, le collezioni, gli eventi pubblici, i progetti educativi e editoriali – in relazione alle trasformazioni e all’evoluzione della società. Ne emerge un profondo legame tra la creazione artistica e la realtà contemporanea, sottolineato anche dalla collaborazione con l’Agenzia ANSA, che ha contribuito alla realizzazione di un potente racconto per immagini dei principali fatti del decennio. Un invito dunque a “tornare indietro” per guardare avanti, a ripercorre la storia recente, non solo quella del Museo ma anche quella globale, per fare luce sul prossimo futuro. Il visitatore è invitato a esplorare, a lasciarsi trasportare, a perdersi in una galassia di immagini, suoni, colori, proiezioni e ad essere parte attiva in questo eccezionale brainstorming collettivo.

Dice Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI: “Il MAXXI è un laboratorio di intelligenza collettiva, frutto di ricerca intellettuale, culturale, multidisciplinare che appartiene a tante persone: agli artisti e ai creativi che lo animano, allo staff curatoriale, a tutto il team di lavoro e anche a chi lo visita e lo rende vivo. In un tempo complesso e critico come quello in cui stiamo vivendo, le infinite possibilità, domande, opportunità esplorate al MAXXI attraverso le mostre, gli incontri, i progetti educativi possono aprire nuovi cruciali interrogativi, nuove visioni e prospettive. Tutti sono invitati al MAXXI per scrivere insieme Una storia per il futuro. Nella sala macchine della ripartenza post pandemia la cultura e il pensiero critico dovranno avere un ruolo centrale.”  Dice Hou Hanru, Direttore Artistico MAXXI: “Il MAXXI è il Foro Romano del nostro tempo, è un museo nella strada e una strada-museo, un dispositivo per generare idee creative, un luogo della memoria, una piazza pubblica, un giardino segreto dove tramare visioni per un futuro esaltante ma imprevedibile. È aperto alla città, al mondo e, naturalmente, a ogni individuo. È molteplicità di espressioni artistiche che confluiscono in una forma pura, in un’epoca di ibridazione culturale in cui la purezza non è più concepibile. In questo mondo, che volge sempre più verso il “virtuale”, il MAXXI è il luogo dove situarsi per radicarsi nel reale. È qui che ha inizio Una storia per il futuro.

LA MOSTRA. MAXXI DNA 
è un grande poster che accoglie il visitatore all’ingresso. Con una grafica fantastica, presenta la fitta costellazione di reti e connessioni di tematiche che hanno plasmato il DNA del museo, la sua anima e la sua identità. Il poster sarà distribuito in mostra e i visitatori sono invitati a portarne a casa una copia.  Si entra poi in una sala a scacchi bianchi e neri, dedicata aMAXXI prima del MAXXI, ovvero il periodo tra il 2000 e il 2009, quando il museo era in costruzione ma era già in pieno fermento con le sue attività.Qui troviamo un mosaico di immagini, alcune delle quali riprodotte su specchi che, come giganteschi pixel di un vecchio televisore, ripropongono alcuni dei momenti salienti di questo periodo. Si prosegue all’interno della Galleria 4: qui 14 banner sospesi e 11 monitor compongono la TIMELINE, spina dorsale della mostra, punto di riferimento cronologico che aiuta a orientarsi nel magma dei contenuti e che come un’autostrada taglia in due la galleria, anche cromaticamente, metà bianca e metà nera. I banner elencano anno per anno le varie attività del museo – mostre, eventi, performance, nuove opere acquisite, progetti educativi, di formazione e di public engagement -, mentre i monitor trasmettono un montaggio di potenti fotografie in stile breaking news, realizzato in collaborazione con l’ANSA, con i principali eventi nazionali e internazionali avvenuti nello stesso anno. Dal terremoto di Haiti alla cattura di Osama Bin Laden, dal Bosone di Higgs al viaggio spaziale di Samantha Cristoforetti, dai naufragi a Lampedusa all’attentato a Charlie Hebdo e ancora i gilet gialli, Fridays for Future e illockdown mondiale da Covid. Una passeggiata a ritroso nella storia recente, che restituisce una corrispondenza tra i fatti del mondo e i temi sviluppati contemporaneamente dagli artisti e dagli architetti al MAXXI.

Al racconto lineare, cronologico, bianco e nero della Timeline, si contrappone un altro modo, radicalmente opposto di raccontare la storia: colorato e composito. È il gigantesco ATLANTE per immagini, che invade le pareti, complesso puzzle di testi e fotografie composti e assemblati per temi, che racconta la ricchezza di suggestioni, riflessioni, connessioni innescate da opere e artisti ai temi sociali, economici, politici, ecologici della contemporaneità. Gli esempi di mappatura visiva in mostra nell’Atlante sono ispirati a due fondamentali riferimenti critici: il monumentale progetto Mnemosyne dello storico dell’arte Aby Warburg e la nozione di Museo immaginario coniata dallo scrittore e politico André Malraux nel 1947. Le immagini sono organizzate in cinque macrosezioni (Il MAXXI e la Città, La Moltitudine, Mondi, Le Sfide della Realtà e Credete nell’innovazione? ) a loro volta suddivise in diversi nuclei tematici, racchiusi da cornici di nastro adesivo, identificati da diversi colori e caratterizzati da una grafica dinamica, tipica dei linguaggi delle manifestazioni di strada. Ogni sezione, come anche il titolo della mostra, è illuminata e contraddistinta da grandi scritte al neon (Città, Piazza, Mondi, Realtà, Credo) ispirate da alcuni momenti iconici delle recenti proteste per la libertà e la giustizia a Hong Kong.   Il racconto è interrotto sporadicamente da fessure colorate nelle pareti, aperture che invitano a entrare e a scoprire quattro AMBIENTI monocromi e immersivi. The Yellow Room presenta la storia orale del museo, realizzato in collaborazione con RUFA Rome University of Fine Arts e affidato allo staff del museo. Su un grande monitor sospeso, come ologrammi a grandezza naturale, direttori, curatori, tecnici, amministrativi, tirocinanti raccontano le loro esperienze e le loro speranze per il futuro del museo. I loro ricordi e le loro parole disegnano il ritratto di un luogo vivo, animato dalla passione e dall’entusiasmo delle persone che ci lavorano. The Pink Room ospita una selezione di materiali d’archivio, interviste video con artisti, architetti e curatori che negli anni hanno lavorato al MAXXI, mentre nello spazio ovattato, immacolato e silenzioso di The White Room i visitatori possono consultare oltre 200 tra libri e cataloghi prodotti dal MAXXI. In The Blue Room infine, si ha l’impressione di entrare virtualmente nelle mostre, nelle performance, nel vivo delle attività che si sono svolte al museo, grazie al Museum-scape, un viaggio virtuale realizzato grazie a un montaggio dei tanti video con cui il museo, nel corso degli anni, ha documentato la sua vita.

LE SEZIONI: IL MAXXI E LA CITTÀ 
esplora il tema del museo come connettore urbano, capace di mettere in relazione la vita urbana e quella culturale, portando letteralmente la città all’interno dei suoi spazi. Il museo viene raccontato come un nuovo foro, luogo in cui creare e scambiare idee e visioni, di confronto e sperimentazione, in cui produrre, condividere, reinventare i valori della democrazia e le sue espressioni artistiche. Tra le immagini che lo compongono, i primi disegni di Zaha Hadid per il MAXXI, le mappe geopolitiche di Alighiero Boetti e Huang Yong Ping, le utopie urbane di Yona Friedman e Superstudio, le architetture naturali di Michele De Lucchi, i manifesti antifascisti di Alfredo Jaar e le sedie-scultura di Franz West.
LA MOLTITUDINE mette in evidenza i tanti modi in cui gli artisti di origine diversa e attivi in Italia hanno contribuito all’evoluzione della scena creativa nazionale: opere diverse, indipendenti e complesse che non definiscono un’identità nazionale statica ma restituiscono una pluralità di visioni e producono uno spazio contemporaneo e globale. In questa area troviamo, tra gli altri, i “paesaggi italiani” di Luigi Ghirri, i ritratti scattati per strada da Letizia Battaglia e quelli degli artisti di Paolo Di Paolo, i teatri di Aldo Rossi, il Corviale di Mario Fiorentino, i libri cuciti di Maria Lai, i design fantastici di Nanda Vigo e i neon poetici di Maurizio Nannucci, Benvenuto di Sislej Xhafa e The School of Narrative Dance di Marinella Senatore.
La sezione MONDI indaga il museo come hub di scambi internazionali e laboratorio di sperimentazione per visioni globali differenti, attraverso il confronto con contesti geografici, culturali e antropologici conflittuali. In quest’area ad enfatizzare l’intima relazione tra l’Europa e il Sud del Mediterraneo troviamo, tra le altre, le immagini di Amos Gitai sull’assassinio di Rabin, la performance di Roy Dib che denuncia la guerra civile siriana, i destini dei migranti che attraversano il Mediterraneo di Joana Hadjithomas & Khalil Joreige, i riflessi delle lotte di Gezi Park a Istanbul nella performance di Zeyno Pekünlü e nell’arcobaleno di neon di Sarkis, l’apartheid nelle opere di Kendell Geers e William Kentridge, gli emarginati di Halil Altındere e mostre come Indian Highway, The Japanese House. Architettura e vita dal 1945 ad oggi e African Metropolis. Una città immaginaria che, insieme a mostre monografiche dedicate a figure internazionali, dimostrano la partecipazione attiva del MAXXI nella creazione di una scena artistica contemporanea effettivamente globale.
LE SFIDE DELLA REALTÀ racconta l’impegno e l’attivismo delle comunità creative nei confronti del mondo in continuo cambiamento. Di fronte ad alcune fra le più pressanti sfide economiche, sociali, ecologiche e politiche del nostro tempo, artisti, architetti, designer, creativi hanno proposto idee e visioni critiche e innovative, sfidando i limiti della vita reale. Qui troviamo CCTV Building di Rem Koolhas/OMA, Whose Utopia di Cao Fei, i senzatetto di Francis Alÿs, delle case capovolte di Pascale Marthine Tayou e del Bosco Verticale di Stefano Boeri, del camion rovesciato di Paola Pivi e dei graffiti animati di Robin Rhode, della toilette pubblica di Monica Bonvicini e le armi trasformate in strumenti musicali di Pedro Reyes, Plegaria Muda di Doris Salcedo e le visioni animate di un mondo post coloniale di Shazia Sikander, la zattera per migranti di Didier Fiùza Faustino.
L’ultima sezione, CREDETE NELL’INNOVAZIONE? è dedicata al tensione vitale tra creazione artistica, innovazione tecnologica e scienza, tra “verità scientifica” e fede in bilico tra metafisica e spiritualità, ma anche il dilemma della conquista dell’Universo e il futuro dell’umanità. Occorre superare il concetto di “tecnologia” come valore in sé: innovare significa anche cercare un pensiero e un’azione immaginativi e alternativi, oltre alla necessaria provocazione e alla sfida di fronte al dominio dell’ideologia e del potere politico dell’”high tech”. Qui troviamio immagini come i palloni aerostatici di Tomàs Saraceno, i progetti di città utopiche di Paolo Soleri, gli scenari generati da algoritmi di Ian Cheng, i satelliti spia di Trevor Paglen, i dipinti ispirati da internet di Miltos Manetas, gli elementari Wall drawing di Sol Lewitt, le ingegnose invenzioni architettoniche di Pier Luigi Nervi e l’architettura aerea di Sou Fujimoto, il mandala vegetariano di Bruna Esposito e l’enigmatica ossessione per l’immortalità di Gino De Dominicis, insieme a molto altra.
Una Storia per il Futuro sarà accompagnata da un palinsesto di eventi e incontri con alcune delle personalità più attive della scena artistica contemporanea, dalla rassegna video REWIND the Future che presenta una selezione inedita di documentari dedicati a momenti significativi dell’attività del MAXXI. Inoltre l’Ufficio Educazione propone un programma di attività per adulti e famiglie: visite, laboratori, attività di mediazione per favorire il dibattito sulle tematiche della mostra.
Accompagna la mostra anche THE STICKER GAME! un gioco del Dipartimento di Public Engagement che invita il pubblico a interagire con la mostra a partire dal proprio punto di vista: un dispositivo per selezionare un percorso di lettura, porsi delle domande e condividere le proprie risposte con altri visitatori e con il MAXXI.

Carlo Franza     

 

Tag: , , , , , , , , , , , , ,