La Facciata di Villa Arconati FAR a Castellazzo di Bollate torna a splendere a restauro terminato. La “piccola Versailles” italiana ha ritrovato la sua bellezza senza tempo.
Venerdì 30 aprile 2021 è stata una data storica per Villa Arconati FAR, perché dopo 5 anni di lavoro è terminato il lavoro di restauro della Facciata Ovest, che torna al suo antico splendore settecentesco. E’ scesa, infatti, anche l’ultima parte del ponteggio, rivelando la splendida facciata settecentesca, trionfo del più elegante barocchetto lombardo. Una giornata storica, dunque, che ha visto il coronamento di anni di lavoro portato avanti grazie al lavoro appassionato dalle restauratrici FAR, con il prezioso supporto del personale tecnico di SAEM-SMC e MG. Fondazione Augusto Rancilio ha ringraziato l’Architetto Antonella Ranaldi, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano, che ha mostrato il costante sostegno del Ministero a questo importante progetto. E proprio in questa giornata, così ricca di gioia e soddisfazione, che è stata annunciato che Villa Arconati FAR riaprirà al pubblico da domenica 16 maggio 2021. Anche quest’anno, nel rispetto delle norme di contenimento dell’epidemia da Covid-19, gli ingressi al Giardino monumentale saranno contingentati e il Palazzo sarà visitabile solo con visita guidata.I biglietti d’ingresso saranno prenotabili esclusivamente on-line al seguente link: https://www.eventbrite.it/o/fondazione-augusto-rancilio-11060787300. Nel rispetto del DPCM 2 marzo 2021 occorrerà prenotare il proprio ingresso entro il giorno precedente la giornata prescelta per la visita.
I tesori di Villa Arconati FAR.
La Facciata non sarà l’unico splendore rinnovato di cui potranno godere i Visitatori. Negli scorsi mesi, infatti, i restauratori non si sono mai fermati e hanno riportato alla luce tanti nuovi tesori.
Il nostro meraviglioso Giardino all’italiana e alla francese sta tornando ad essere quell’ardito enorme “ninfeo” fatto di architetture vegetali e sculture zampillanti, grazie ad un lavoro di recupero che si concentra su tutte le sue parti strutturali, siano esse di verzura, d’architettura, d’arte. Grazie all’acquisto di un nuovo moderno macchinario, i giardinieri FAR hanno ora la possibilità di potare più agevolmente le alte siepi che incorniciano i viali del giardino all’italiana, tornati alla spettacolare eleganza che contraddistingue questo tipo di giardino formale. Sono state, inoltre, restaurate tutte le grandi aiuole a parterre vicine al Palazzo, le aiuole della facciata principale, con un elegante disegno ornamentale che riprende le linee sinuose della Facciata; le aiuole della Fontana del Delfino – anch’essa restaurata – dove sono state piantumate 400 piante di profumatissime rose rifiorenti; e le aiuole del Teatro di Ercole, dove si è scelto di disegnare con ghiaia e fiori il simbolo della FAR: uno zampillo che rimanda ai due elementi principe del giardino, l’acqua e la verzura, qui simboleggiata attraverso l’allegro colore rosa dei 150 garofani rosa appena piantumati. Proprio il restauro del Teatro di Ercole ha riservato una splendida sorpresa: si è scoperto, infatti, che anche questa statua contiene dei giochi d’acqua (finora mai ritrovati e non testimoniati in alcun documento) ed era, dunque, una enorme bellissima fontana, che ora verrà studiata per tornare al più presto in funzione. Altro elemento del giardino che è stato restaurato sono gli enormi vasi seicenteschi in terracotta, i più antichi ancora conservati, costruiti da “mastri vasari” giunti qui appositamente da Roma per volontà di Galeazzo Arconati, per contenere le pregiate piante di agrumi. Nel Seicento si trovavano alla Villa ben 100 piante di limone, il cui succo rinfrescante deliziava i palati degli Ospiti uniti al ghiaccio, in deliziosi sorbetti. E dove si poteva prendere il ghiaccio necessario per queste nobili golosità? Nella Ghiacciaia, l’antico freezer, che permetteva anche la conservazione dei cibi. Un elemento che solo le famiglie più facoltose potevano permettersi. La Ghiacciaia della Villa è stata, anch’essa, restaurata negli scorsi mesi: la struttura più antica, presente già nel Seicento, a forma di cupola, fu successivamente contornata da una ulteriore struttura di forma ottagonale, realizzata forse per migliorare la coibentazione del manufatto. Proprio su questa struttura esterna si è concentrato il restauro, che ha portato al consolidamento della Ghiacciaia, così da scongiurarne il deterioramento. I lavori di restauro del Giardino proseguono, ora, al Teatro Grande, dove torneranno al loro antico splendore nei prossimi mesi il grande bacino centrale e le statue dedicate alle quattro Stagioni.
Un palazzo sempre più maestoso.
E’ finalmente ultimato il restauro della splendida Sala Museo, dove è stata recuperata la pittura originale settecentesca del soffitto a volta; è stato inoltre possibile ricostruire le decorazioni degli infissi dipinti con dorature della portefinestre. Il restauro più spettacolare ha interessato, però, la nicchia di Pompeo Magno: la bellissima pittura ottocentesca a trompe l’oeil, realizzata a tecnica mista parti su intonaco “a fresco” e parti stese a secco, era purtroppo molto ammalorata specialmente nella parte bassa, dove la patina superficiale di sali rendeva quasi illeggibili i dettagli. In seguito al restauro, tutta la nicchia è tornata oggi a mostrare i numerosi dettagli che incorniciano magistralmente la scultura classica dell’imperatore Tiberio. La nicchia presenta una decorazione in cui ci si riferisce alla statua come “Pompeo Magno”: ricordiamo che la scultura venne acquistata a Roma da Galeazzo Arconati nel 1627, e per almeno due secoli fu creduta riprodurre Pompeo il grande, ovvero la scultura sotto la quale, secondo la leggenda, fu pugnalato Giulio Cesare. Proprio accanto alla Sala Museo si trova un altro ambiente ricco di storia: la Biblioteca Arconati. Questa splendida biblioteca, costruita verso la metà del Settecento, custodiva un fondo antico di 3.000 volumi. Oggi ne conserva ancora circa 2.000, tra i quali anche il nuptialia in onore del matrimonio di Galeazzo III Arconati con Innocenzia Casati con un’incisione di Marc’Antonio Dal Re che mostra la Facciata ovest della Villa, e la prima edizione fiorentina dell’opera di Carlo Goldoni, La putta onorata, dedicata a Giuseppe Antonio Arconati. La Biblioteca è stata restaurata in tutte le sue parti, comprese le cinque bellissime librerie in legno di noce, e il soffitto a volta ha riservato un autentico tesoro. Sotto ad una ridipintura superficiale di color azzurro tenue è stata, infatti, ritrovata la decorazione originale con bellissime finte architetture. La particolarità davvero unica di queste pitture consiste nel fatto che esse (come tutti gli elementi decorativi della sala, tra cui anche le porte dipinte) riproducono architetture che sembrano essere realizzate di legno. Un vero tripudio del più fine barocchetto settecentesco.La Biblioteca Arconati è uno degli ambienti finora mai aperti al Pubblico, che potrà per la prima volta ammirarla nel 2021 durante le Visite guidate del Palazzo. I lavori di restauro proseguono ora nell’antica Armeria, che presto farà parte delle sale aperte per la Visita guidata.
Nuovo percorso di visita guidata del Palazzo.
Il percorso nuovo percorso di visita guidata del Palazzo, della durata di circa 1 ora, vi porterà alla scoperta degli ambienti più illustri della Villa, che anche quest’anno, nel rispetto delle regole di contenimento Covid-19, non è visitabile senza la presenza delle Guide: la maestosa Sala di Fetonte, con lo spettacolare affresco settecentesco dei Fratelli Galliari, gli scenografi della Scala di Milano, la meravigliosa Sala da Ballo, tripudio del più raffinato barocchetto lombardo, e la Sala della Caccia, unico ambiente in cui ancora oggi si conservano dodici tele del 1707 del maestro Angelo Maria Crivelli detto il Crivellone. Riaperta dopo il restauro la bellissima Sala Museo che conserva l’imponente scultura di Tiberio, anticamente creduta Pompeo Magno, la statua sotto la quale secondo la leggenda fu pugnalato Giulio Cesare. Aperta al pubblico per la prima volta la Biblioteca Arconati – in cui si conservano circa 2.000 volumi antichi – il cui restauro ha permesso di riscoprire i bellissimi affreschi settecenteschi.E’ una data storica quella di veder spalancare nuovamente i portoni della nostra “piccola Versailles”, per far conoscere ai più un bene italiano e lombardo patrimonio artistico e architettonico di rilievo, l’incanto ritrovato della sua bellezza senza tempo.
Carlo Franza