Furti nei luoghi  cardine  dello Stato. Chi l’avrebbe mai detto, eppure è così. Il Furto più grave degli ultimi vent’anni, scoperto in questi giorni, nella Sede Centrale Rai- Piazza Mazzini- Roma e in tutte le Sedi Rai d’Italia. Ladri di Stato.  Un bottino d’arte sparito, ovvero  120 opere  d’arte originali  trafugate dalle sedi della Rai, dal Nord al Sud. Quadri e sculture che facevano parte di un patrimonio che ne conta in totale 1.500, un danno milionario. A denunciare i furti, sono stati i vertici della stessa Azienda Pubblica e sulla vicenda indagano i Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma. Nella Capitale l’inchiesta è stata avviata dal pm Francesco Marinaro. Sembra che,  al centro dei sospetti ci siano alcuni dipendenti della Rai. La vicenda sarebbe nata per caso. La scoperta di un quadro che si pensava fosse originale e invece non lo era. In sostanza, qualcuno lo aveva rubato e sostituito con una replica, falsa,  e l’originale  poi venduto a 25 milioni di lire negli anni ’70. Quel qualcuno che nella televisione pubblica, si è scoperto dopo una delicata indagine, aveva lavorato per decenni. Ora da capire se l’uomo sia stato emulato da altri colleghi. L’inchiesta dovrà fare luce su questo. Attualmente, sarebbero due le possibilità al vaglio  dagli 007. La prima è quella di furti portati avanti da dipendenti a partire dal 1996, a scopi di rivendita o di semplice esposizione nelle proprie case. Nei primi decenni soprattutto, a causa dell’assenza di videosorveglianza, doveva essere relativamente facile trafugare oggetti e portarli indisturbati fuori dalle sedi Rai. Questa ipotesi è corroborata dal caso dell’opera “Architettura” di  Ottone Rosai sparita negli anni ’70 (valore 25 milioni di lire) e abilmente sostituita con un falso. Il responsabile, un ex-dipendente, è stato individuato 50 anni dopo- oggi in pensione-, ma non è andato incontro ad alcuna pena, a causa della caduta in prescrizione del reato. L’altra possibilità è quella di furti commissionati da ricettatori e commercianti in arte. In entrambi i casi,  certo che ricostruire le dinamiche e risalire all’attuale posizione delle opere rubate alla Rai sarà molto complicato, dato il numero di anni trascorso, ma non cè da disperare, perché sono sicuro che queste opere o prima o dopo i Nuclei dei Carabinieri preposti al Patrimonio ne rintracceranno l’esistenza. Occorre passare a setaccio negozi di antiquariato  e  case d’aste, per poter individuare queste opere e seguirne la provenienza.

Sembra non esserci  dunque pace  negli Studi della Radiotelevisione Italiana.   Dopo le  accese polemiche per il caso Fedez e le schermaglie politiche per il controllo delle posizioni di potere, si apre un nuovo scenario dalle tinte fosche. I vertici dell’azienda avevano già denunciato da tempo alle autorità la scomparsa di alcune opere d’arte dalla propria collezione, che ne conta circa 1500. Fino ad oggi, i pezzi d’arte smarriti di cui eravamo a conoscenza, grazie anche al servizio di Striscia La Notizia,  erano una decina. Nelle ultime ore, sono emersi ulteriori dettagli sulla dimensione del fenomeno: 120 le opere che mancano all’appello in diverse sedi, un danno milionario.

E’ chiaro  che  “il sospetto che molte di loro siano state trafugate da dipendenti infedeli è molto più di un’ipotesi”. Sulla vicenda, denunciata dai vertici di Viale Mazzini, il pm romano Francesco Marinaro “ha già avviato la maxi inchiesta e ha individuato – scrive il collega de  Il Messaggero – anche il ladro del quadro ‘Architettura’ del pittore Ottone Rosai. Un’opera sottratta proprio da un impiegato (adesso in pensione) di Viale Mazzini”. Tra le opere che mancano all’appello, ad esempio, quattro miniature, alcune in bronzo e altre in argento, del Cavallo dello scultore Francesco Messina: la versione, in scala ridotta, della statua-simbolo della Rai posta all’ingresso di Viale Mazzini realizzata dallo stesso Messina. Sparite dal 2004 anche ‘Vita nei Campi’ di Giorgio De Chirico e ‘La Domenica della Buona Gente’ di Renato Guttuso. E ancora opere di Casorati, Monachesi, Nespolo e disegni e grafiche  di Modigliani, Sisley, Corot, Monet e Piranesi ( stampe d’epoca di  pregiato valore). “Buona parte dei dipinti scomparsi nel nulla – riferisce Il Messaggero – secondo la ricostruzione investigativa, è assente dalle sedi Rai almeno a partire dal 1996. Questo fu l’anno in cui la televisione pubblica organizzò una mostra a Lecce dal titolo : “Opere del Novecento Italiano nella collezione della Radiotelevisione italiana”. Ebbene gran parte di quelle tele oggi introvabili all’epoca erano esposte lì a Lecce. Perché dunque non risalire agli organizzatori di quella mostra a Lecce, e vedere in che modo e perché quelle opere non ritornarono in sede?

Tra le opere rubate ci sono un’incisione di Monet del “ Paysage de Verneuil”, insieme a un’incisione di Betty Fels di Amedeo Modigliani e una di Alfred Sisley di Hampton Court.  Altri dipinti rubati includono “Good People” di Guttuso, “Life in the Fields” di Giorgio de Chirico, il “Colosseo” di Giovanni Stradone(Scuola Romana) e il “Porto di Genova” di Francesco Menzio, artista torinese( Scuola de “I sei di Torino”).

Una vergogna inaudita, un danno all’Arte e alla Cultura,  e  dire che lo Stato ha altre situazioni  di “ostensione di opere d’Arte” -forse non proprio protette-, come il Tribunale di Milano  e il Palazzo della Farnesina con la Famosa Collezione Farnesina, visto che proprio di questi tempi ho avviato  da Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea  al Circolo Esteri di Roma il Progetto “Mondi”, una serie di mostre di artisti di chiara fama per il Ventennale della Collezione Farnesina a Roma.

Il collega  Storico dell’Arte  e  come il sottoscritto professore, Tomaso Montanari, ha parlato di un paradosso: “La sottrazione di 120 opere d’arte, rubate dalle sedi della tv di Stato, dimostra infatti che i ladri conoscono meglio l’entità dei manufatti conservati rispetto a chi dovrebbe tutelarli” ha detto il diretto interessato parlando con l’Adnkronos, lanciando una frecciata al servizio pubblico, poco attento e anche poco consapevole del patrimonio posseduto. “Succede così anche nelle chiese italiane in cui non entra più nessuno, ma i ladri sì…” è la chiosa amara di Montanari che si domanda in che mani sia finita la Rai, un tempo “la più grande azienda culturale del Paese” nelle parole di Pier Paolo Pasolini, e oggi diretta da una classe politica che a suo dire non sa distinguere “tra un de Chirico originale e un poster da due soldi”. Proprio così, sante parole,  ed io stesso da Storico dell’Arte mi chiedo se lo Stato -questo Stato- che controlla entrate e uscite di tutti i cittadini, non sia capace di controllare chi ruba   -e che furti-  dalle sue sedi di opere di inestimabile valore. Riporto anche le parole del collega Vittorio Sgarbi che sul furto del terzo millennio ha detto all’AdnKronos: “Siccome la Rai ha diverse sedi, non mi stupisce che qualcuno abbia privatizzato i beni. Per i carabinieri non mi pare neanche un’impresa difficile ritrovarle, nel senso che le opere comprate sono state sicuramente inventariate”. E ancora: “I militari avranno anche avuto indicazione dei luoghi in cui stavano. Per cui l’indagine può portare a ritrovarle. La traccia degli acquisti realizzati dalla Rai deve esserci”. Vittorio Sgarbi (ma il collega sapeva che con quelle opere fu  fatta una mostra a Lecce nel 1996?) poi ha raccontato anche che “circa un anno fa avevo parlato con il direttore amministrativo della Rai, Nicola Sinisi, per fare una mostra delle opere che erano in sede. Sono effettivamente delle opere di interessanti artisti degli anni Cinquanta, Sessanta, dipinti di Rosai, Soffici, De Pisis, ecc. ”. In campo “c’erano varie ipotesi: farla a Sutri, al Mart di Rovereto, di cui sono presidente, oppure a Dubai. Poi la cosa cadde. Per quanto riguarda quello che ho visto io, le opere che mi portarono di Sironi, De Pisis, Guttuso potevano essere quotate intorno a 15-20 milioni di euro”.

Ecco il colpo del terzo millennio, un colpaccio  che buca  nel cuore  il mondo dell’arte, un furto di milioni di euro. Ma soprattutto un furto che colpisce lo Stato, il nostro Stato, lo Stato degli Italiani.Un furto che si è compiuto nelle sedi Rai ad iniziare dalla sede Centrale di Viale Mazzini a Roma.

Carlo Franza

 

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