Presso la FONDATION VALMONT la mostra ALICE IN DOOMEDLAND  aperta fino al 27 Febbraio 2022 con opere di Didier Guillon, Silvano Rubino, Isao e Stephanie Blake curata da Luca Berta e Francesca Giubilei. La mostra ha luogo nei meravigliosi spazi di Palazzo Bonvicini a Venezia sede mondiale della Fondation Valmont.  Mi pare, senza se e senza ma, che questa sia una mostra altamente significante, esemplare, ideativa, storica, e capace, come poche oggi se ne vedono in Italia, di offrirsi come traghettante dell’arte italiana nel mondo.  Finalmente una mostra sulla natura, chiara e leggibile.

Per la sua terza mostra tematica a Palazzo Bonvicini, Fondation Valmont ha chiesto a quattro artisti contemporanei di presentare una propria versione della storia di Alice in Wonderland, una fiaba a specchio dalle infinite sfaccettature, il cui immaginario travalica le epoche, mantenendo intatto tutto il suo carattere di attualità. Alice in Wonderland è uno romanzo bizzarro e fantastico pubblicato da Lewis Carroll nel 1865. Questo racconto vittoriano fa proprie le tematiche della ricerca dell’io, dell’attraversamento dell’inconscio e della forza del sogno. Un viaggio iniziatico che si rivolge tanto ai bambini, quanto agli adulti e la cui universalità lo ha reso un autentico mito, capace di irrorare la cultura e ispirare illustrazioni, opere cinematografiche e letterarie dal XIX sec. a oggi. E poiché una fiaba si narra sempre al presente, ha permesso agli artisti invitati dalla Fondation Valmont di trattare temi di scottante attualità. Da questa rivisitazione ha origine un nuovo racconto (o un racconto rinnovato): Alice in Doomedland. La forza evocativa del giardino delle meraviglie si trasforma in uno sguardo senza compromessi sul mondo di oggi. Anch’esso sarà condannato come annuncia il titolo volutamente provocatorio della mostra? Il re-incanto della vita quotidiana attraverso l’arte invita a porsi questa domanda per poi cercare di proporre delle risposte. L’occhio attento dei due curatori dirige le visioni successive e collettive degli artisti esposti, trasformando la mostra in un autentico percorso, circolare e personalizzato. Così come avviene per Alice, tutti saranno così portati ad aprire o meno certe porte, a soffermarsi per cogliere il senso di opere che sono tutte interpretazioni eminentemente personali dello spirito del racconto, più che del testo in sé. I quattro creatori seguono lo sguardo dell’intrepida e curiosa Alice volgendolo a problematiche contemporanee e stimolando tutti i sensi dei visitatori, tuffandolo in una visita immersiva che ruota attorno alle esperienze della veglia e del risveglio. La scelta di un tema svolto a partire da una fiaba si inscrive in un ciclo tematico che ha ottenuto grande successo, come dimostrato da Hansel & Gretel – White Traces in Search of Your Self (2019) e Beauty and the Beast (2017), e che consente di rendere l’arte accessibile nel cuore di Venezia, una città gioiello dal patrimonio architettonico-culturale davvero unico. Le ben note storie raccontate ci parlano dell’oggi, regalandoci un’oasi di pace e di bellezza nel cuore del movimentato paesaggio odierno. La cornice offerta da questi racconti permette al mondo fantastico e a quello reale di toccarsi e comunicare, guidati dalla voce dell’artista.

La mostra. Un progetto collaborativo originale Alice in Doomedland riunisce Didier Guillon, la coppia di artisti Isao e Stephanie Blake e Silvano Rubino. Ognuno di loro ha prodotto per la mostra un’installazione unica, pensata su misura per il maestoso spazio di Palazzo Bonvicini. Oltre alle opere singole è poi presentato un grande lavoro collettivo, che riunisce gli approcci di ognuno in un’opera comune. Alice in Doomedland è infatti il risultato di un esigente lavoro di squadra, nato dall’incontro a monte degli artisti, che, in occasione di un apposito workshop, hanno dialogato dell’eco in loro suscitata dal fervido mondo di Alice, guidati dalla lettura dei curatori. Al termine di una lunga e fruttuosa maturazione, ogni processo artistico ha trovato il modo di esprimersi nella sua singolarità, rimandando al tempo stesso anche al lavoro degli altri. Esperimenti acustici, filmici, colorativi e olfattivi, ceramiche e illustrazioni entrano così in contatto tra loro, arricchendosi man mano con il passaggio dalla fase di ideazione a quella di presentazione. Il forte interesse di Fondation Valmont per una pratica dell’arte collaborativa, aperta e comunitaria si esprime qui in maniera del tutto naturale dando vita a un risultato collettivo unico nel suo genere, costituito attraverso opere originali appositamente commissionate agli artisti dalla fondazione e realizzate su misura. Le opere così ottenute ambiscono a proporre al visitatore un’esperienza totale. Nell’ottica di questa mostra collaborativa, infine, è stato rivolto un invito anche all’organizzazione non profit newyorkese Publicolor, cui è stato chiesto di partecipare facendo sviluppare ai suoi allievi un lavoro che tratta uno dei più celebri passaggi del racconto.

L’artista veneziano Silvano Rubino si è formato presso l’Accademia delle Belle Arti di Venezia, per poi specializzarsi in pittura, scenografia, scultura, fotografia, arte del vetro e, più di recente, video. Oggi la sua pratica artistica prevede l’uso di numerosi media per esprimere una sola visione globale. Le sue installazioni, volutamente concettuali, rappresentano mondi completi che ha il piacere di creare in situ, ponendo la massima attenzione ai luoghi in cui prendono forma. Numerose mostre in tutto il mondo hanno celebrato i suoi lavori, da Venezia a New York, passando per il Sudamerica. La sua padronanza del vetro è stata peraltro premiata nel 2018 dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.

Isao è un artista catalano che trae ispirazione dalla calligrafia giapponese e dal Giappone, paese di cui è originaria la madre. Pittura, scultura, illustrazione, installazioni, animazione… La linea, i piani di colore e l’equilibrio compositivo di Isao gli consentono di esprimere, con una grande economia di mezzi, tutto il suo fascino per la Natura, che rappresenta in maniera caleidoscopica. Vero artista cosmopolita, sempre curioso e attento al rinnovamento, divide il suo tempo seguendo numerosi progetti, che segna con un tratto e una personalità inconfondibili.

Stephanie Blake, artista americana ma che vive a Parigi, è illustratrice e autrice di libri per bambini. Nel 2002 crea il personaggio dell’intrepido coniglio Simone, tra l’altro poi adattato nel 2016 in un cartone animato, dando vita a un’opera tradotta in tutto il mondo e pubblicata in Italia da Babalibri, in collaborazione con l’editore francese École des Loisirs. A partire dal 2018 Stephanie Blake crea sculture di argilla che immortala nel bronzo, disegni a china su carta giapponese e tele colorate in grande formato. Dietro un’apparenza grezza, naif e spontanea, l’opera di Stephanie Blake, paradossalmente, si rivela delicata, poetica… evidente.

Didier Guillon proviene da una lunga stirpe di artisti, come lo scultore Alphonse Lami, e di collezionisti, come il celebre mercante d’arte Charles Sedelmeyer. L’irresistibile impulso che da sempre lo spinge verso la creazione artistica si nutre di tutta la sua curiosità e della sua insaziabile energia, che lo portano a esplorare le tecniche più varie, dalla serigrafia al disegno, passando per la scultura del cartone e del vetro e le installazioni di ampia portata. Le sue creazioni gli permettono di riflettere a tematiche importanti come il ruolo dell’arte contemporanea nella società, talvolta anche in maniera ludica. I suoi progetti originali, che cura con accurata precisione, sono esposti in tutto il mondo (Venezia, Monaco, Berlino, New York, Chengdu), rendendo così la sua arte accessibile tanto al grande pubblico, quanto agli esperti del settore.

Francesca Giubilei e Luca Berta sono curatori indipendenti. Francesca Giubilei è esperta di arte contemporanea in vetro e direttrice artistica di SPARC* – Spazio Arte Contemporanea, uno spazio-progetto dedicato alla sperimentazione e all’ibridazione delle arti a Venezia. Luca Berta, Dottore di ricerca in Teoria e Analisi del Testo, è autore di articoli pubblicati su riviste internazionali e di diverse opere su arte, estetica e filosofia dello spirito, tra cui “A letto con Monna Lisa. Arte contemporanea per pendolari e altri curiosi”, (Londra, 2014, scritto con Carlo Vanoni). Insieme hanno organizzato numerose mostre di arte contemporanea e fondato Venice Design Biennial. Il loro marchio artistico Veniceartfactory ha collaborato con importanti enti culturali di tutto il mondo, tra cui UAL (University of Arts London), Fondation Dubuffet, Fondation Valmont, Arts Council England, Art Bahrain Foundation, UNHCR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Fondazione Querini Stampalia e Fondazione Musei Civici di Venezia

Immersione nella mostra The Garden Dreamers, di Silvano Rubino, Isao & Stephanie Blake e Didier Guillon Alice in Doomedland si apre con “The Garden Dreamers”, punto di accesso nel mondo del racconto. Facendo riferimento al giardino in cui tutto inizia e finisce nel romanzo, la sala è accogliente e contemplativa. Con l’intento di ricreare il giardino incantato che consente di iniziare il sogno ad occhi aperti di Alice, gli artisti lavorano mano nella mano sollecitando tutti i sensi. I visitatori sono invitati a prendere posto su un manto erboso che il design di Isao vuole come una sorta di giardino alla francese onirico e bislacco. A dominare sono le curve, mentre le linee rette si deformano per indicare la strada da percorrere attraverso le opere. Il giardino non è tuttavia un semplice luogo di passaggio, bensì il luogo di ingresso e di uscita della mostra, che offre un’occasione di rilassamento meditativo in cui i cuscini imbottiti di erba profumata invitano ad accomodarsi. Odori e ricordi sono qui legati in maniera intrinseca grazie a Didier Guillon che, passeggiando per le montagne svizzere, ha delicatamente selezionato le fragranze in grado di condurre il visitatore in un vero e proprio viaggio olfattivo. Lo stesso effetto viene poi espresso anche dalla lettura, azione originaria di ogni spostamento e di ogni viaggio. Un video realizzato da Silvano Rubino evidenzia così le citazioni chiave del romanzo di Lewis Carroll, della cui poesia sono intrise sia questa che le altre sale della mostra. Per i curatori Luca Berta e Francesca Giubilei, questo passaggio è essenziale: “I visitatori sono invitati a entrare davvero nella mostra sul piano sensoriale, simbolico e visivo. Qui bisogna soffermarsi, abbracciare il punto di vista di Alice, spostare la propria percezione delle cose e assumere una visione nuova per capire meglio il mondo che ci circonda. Alla fine della mostra i visitatori escono passando nuovamente per questa sala, ma sono stati trasformati dal percorso compiuto, che ha quindi offerto loro una nuova consapevolezza”. Il giardino evidenzia inoltre una delle maggiori attenzioni avute dagli artisti nella realizzazione del loro lavoro: quella per la Natura. La mostra si schiera infatti apertamente per una creazione sostenibile, dal ridotto impatto ambientale. La sala inaugurale riporta al centro della riflessione contemporanea il collegamento con il nostro ambiente primario, aprendosi a infinite possibilità.

Carlo Franza

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