Aperta al pubblico fino al prossimo 3 aprile 2022, la rassegna analizza l’impatto dei burattini sulla città di New York, indagando l’enorme influenza che questa forma d’arte ebbe sulla cultura locale e non solo. Sono oltre cento i pupazzi raccontati ai visitatori, provenienti da ambiti artistici e creativi differenti ma tutti rimasti nell’immaginario collettivo come simbolo dell’identità nazionale. Un raduno di bambole, pupazzi e marionette è arrivato a New York. “Puppets of New York”, questo il nome dell’esposizione, ha aperto al pubblico la scorsa settimana, con l’obiettivo di raccontare la “storia straordinaria, sorprendente e diversificata dei residenti più stravaganti di New York”. Queste le parole del Museum of the City of New York a Central Park. Da Punch e Judy a Oscar il Brontolone, da Lamb Chop a The Lion King, dal Capodanno lunare alla parata del Giorno del Ringraziamento: le marionettee i burattini di New York  sono stati trasmessi in tutto il mondo  e nel tempo hanno rimodellato  le tradizioni dei burattini di molte culture.  Jim Henson  e Julie  Taymor, Basil Twist  e Theodora  Skipirates, Ralph  Lee e Pura  Belprè, Great Small Works e Teatro Sea sono alcuni degli influenti burattini  presenti in  Puppets of New York, una mostra pronta a portare gioia  e soggezione, spettacoli  dal vivo e pannelli, worshop e film a persone di tutte le età.

 

Da Oscar il Brontolone –il “muppet” protagonista del programma televisivo Sesame Street – al celeberrimo Howdy Doody – il ventriloquo che negli anni Cinquanta spopolò negli Stati Uniti grazie all’omonimo programma televisivo. In mostra presso il Museum of the City of New York a Manhattan, c’ è un vero e proprio “esercito” di bambole e pupazzi che hanno fatto la storia del Paese a stelle e strisce. Che si tratti di trasmissioni sul piccolo schermo, spettacoli teatrali o bizzarri personaggi tratti dalla cultura pop, marionette e burattini hanno a lungo rappresentato l’evolversi dei linguaggi e dei costumi americani;  un aspetto sul quale la mostra Puppets of New York tenta di fare luce, soffermandosi sulla storia di questa forma di rappresentazione della realtà.

Attraverso video, foto e naturalmente riproduzioni da collezione, i personaggi sono approfonditi all’interno del percorso espositivo, diviso in tre sezioni: The Stage (che esamina il modo in cui i pupazzi si sono imposti nella cultura teatrale locale, dai primi spettacoli del 1920 presso il Modicut Yiddish Theater fino ai grandi successi di Broadway), The Set (che si sofferma sulla presenza dei “puppets” nel mondo televisivo) e The Street (dedicata ai contatti tra marionette, pupazzi e cultura popolare underground). Inclusa nel palinsesto dell’International Puppet Fringe Festival, la mostra è accompagnata da una serie di talk e laboratori dedicati alla storia dei protagonisti ma anche a quella degli artigiani newyorkesi che, nel corso dei decenni, hanno contribuito a “esportare” questa forma d’arte anche oltreoceano.

Carlo Franza

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