Scoperto un Van Dyck in casa dello storico dell’arte inglese Christopher Wright. Annuncio sensazionale.
Uno storico dell’arte inglese, esperto in Old Masters, ha avuto e conservato in casa sua per decenni un dipinto che si pensa possa essere attribuito al grande Antoon van Dyck. Christopher Wright, riconosciuto Storico dell’Arte che si è spesso adoperato in expertise e catalogazioni di opere di old masters, ha scoperto un nuovo dipinto che potrebbe essere attribuito al grande maestro fiammingo Antoon van Dyck. Ma il bello è che l’opera non era nascosta in qualche oscura collezione privata o conservata nel deposito di uno sperduto museo, ma era sempre stata lì, sotto i suoi occhi, a casa sua, in bell’evidenza Si tratta di un ritratto di Isabella Clara Eugenia, infanta di Spagna e arciduchessa d’Austria, principessa sovrana dei Paesi Bassi spagnoli dal 1621 al 1633 e tra le delle donne più potenti d’Europa. Wright acquistò l’opera nel 1970 da un commerciante londinese per £65 (circa $88) sterline, stimandola, almeno fino a oggi, solo come una copia di van Dyck. Certo, solo un’ottima copia. A cinquant’anni di distanza, il colpo di scena. Il dipinto, che raffigura l’infanta di Spagna nonché principessa sovrana dei Paesi Bassi spagnoli, ha catturato l’attenzione di un amico di Wright, Colin Harrison, senior curator di Arte Europea presso l’Ashmolean Museum di Oxford, in Inghilterra. Dopo un’attenta analisi, Harrison ha rilevato alcuni segni che ricondurrebbero al pennello di van Dyck. In particolare a colpirlo è stata la rigorosa rappresentazione delle mani, tipica dell’artista olandese. Molti si sono chiesti come mai Wright non se ne fosse accorto prima? “I figli del calzolaio sono i peggiori calzati”, ha commentato laconicamente Wright al Guardian.
Per Wright, a questo punto, il dipinto potrebbe valere circa 40mila sterline, una cifra piuttosto esigua, considerando che le opere di Van Dyck raggiungono anche somme decisamente più alte. Per esempio, il doppio ritratto di Jacob de Witte e di Maria è stata venduto in asta da Sotheby’s Londra, nel dicembre 2021, a 8.2 milioni di sterline.
Si ritiene che l’opera sia stata realizzata tra il 1628 e il 1632, periodo in cui van Dyck lavorò come il ritrattista per l’aristocrazia spagnola e inglese. Nel 1632 van Dyck si trasferì a Londra, dove il re Carlo I lo nominò pittore di corte, insignendolo del titolo di Cavaliere. La sua influenza come ritrattista in Europa fu enorme e le copie del suo lavoro, in quel periodo, proliferarono non poco. Di conseguenza, l’attribuzione delle sue opere rappresenta ancora un nodo da sciogliere. Proprio dello stesso soggetto, con Isabella nelle vesti monacali, infatti, sono pervenute numerose versioni realizzate da altri autori. Quando nel 1621 morì il marito Alberto d’Austria, Isabella si unì all’ordine delle Suore di Santa Chiara, abbandonando i gioielli e gli abiti sontuosi con i quali era stata dipinta in gioventù. In ogni copia del ritratto, Isabella Clara Eugenia appare sempre in abito da suora. L’abito pio e lo sfondo cupo e sommesso riconducono al lutto vissuto dalla donna dopo la morte di suo marito, l’arciduca Alberto VII d’Austria, nel 1621. In seguito toccò a lei guidare il paese fino al 1633, anno della sua morte. Un periodo considerato l’età d’oro dei Paesi Bassi spagnoli. Wright ha portato l’opera al Courtauld Institute of Art di Londra, dove è stata esaminata e restaurata. Gli esperti hanno confermato la presenza di molte copie del ritratto, fattore che rende complesso determinare l’autore principale di ciascuna versione. Nonostante questo, hanno affermato che: “Le analisi ci portano però a proporre provvisoriamente che [esso] possa essere attribuito al laboratorio di Van Dyck e che sia stato completato durante la sua vita e sotto la sua supervisione“.
Naturalmente Wright ha accolto benevolmente il risultato, tanto che ora ha in programma di esporre il dipinto in un’istituzione pubblica. Il quadro andrà quindi in prestito permanente al Cannon Hall Museum di Cawthorne, Barnsley, che ospita una rinomata collezione di dipinti olandesi e fiamminghi del XVII secolo.
Carlo Franza