All’interno del progetto per l’arte 2022 “Materiabilia” promosso da Gaggenau e Cramum, ha aperto dal 4 aprile 2022 e visitabile fino al 31 luglio 2022,  la mostra personale di Paola Pezzi “Passaggi di stato” al Gaggenau Design Elementi di Milano. La mostra raccoglie 18 opere iconiche provenienti da oltre trent’anni di carriera, a raccontare l’evoluzione dell’artista bresciana. “Tutta l’esistenza è un passaggio di stato: anche noi, come la materia, siamo sottoposti a pressioni e mutazioni dell’ambiente esterno, che ci spingono a trasformarci continuamente. La sfida è rimanere sempre noi stessi” spiega il curatore. “Passaggi di stato” mette in mostra il continuum di questa trasformazione di materie e di idee, metafora dell’esistenza che Paola Pezzi da sempre racconta. A fare da filo conduttore della narrazione, l’importanza del gesto quale strumento di progettazione e al contempo di realizzazione dell’opera finale. Se le prime opere che l’hanno portata al successo, come Nuclei originari (fine anni ’80), erano frutto di un gesto di avvolgimento, di spirale centripeta verso l’interno (l’artista quasi si avviluppava in se stessa, in un gesto in bilico tra la catarsi e la ricerca di protezione), nei primi anni 2000 si assiste a quella che potremmo indicare come l’apertura della spirale originaria: il movimento creativo diventa sempre più centrifugo, partendo sempre da un’origine centrale verso l’esterno. Ne sono un esempio opere come il ciclo A piene mani, in cui dei guanti da lavoro diventano opera nell’atto del fare. Come racconta il curatore Frassà “da una palla a un nido, l’arte di Paola Pezzi comincia così a riflettere sull’impatto dell’io sugli altri, sul significato di fare ed essere un’artista. La sua arte più recente, infine, emana una contagiosa energia: si susseguono in diversi materiali spirali e avvolgimenti che si muovono nello spazio, dandogli “vita”. Raramente le opere sono contenute in una forma squadrata, e si ha la sensazione che le stesse opere siano in un movimento, in un costante divenire generato dall’esplosione di energia da cui hanno avuto origine”. Il candore della materia è protagonista di questa evoluzione negli anni. Sabino Frassà racconta come “dopo i primi lavori, caratterizzati quasi da un rifiuto della luce, gli ultimi vent’anni di carriera sono dedicati da Paola Pezzi a opere che generano e muovono la luce, anche quando il colore scelto è il nero. Il buio non esiste… più. Si susseguono perciò interessanti sperimentazioni con nuovi materiali plastici e tessili, presi dalla vita quotidiana, in cui il bianco si unisce sempre più alla dimensione tattile, quasi sensuale, che riesce a instaurare un’immediata empatia con lo spettatore”. La mostra illustra infine il forte legame tra la maestra dell’arte povera Marisa Merz e Paola Pezzi. Secondo il curatore “Paola Pezzi è forse la migliore erede di Marisa Merz: non solo i materiali – dall’alluminio alle fibre tessili – ma anche il movimento vorticoso avvicinano queste due grandi artiste. Come non pensare alle grandi sculture di lamine di alluminio con cui Merz cominciò la propria carriera nel 1966? Paola Pezzi porta però un elemento nuovo, e va oltre a tale nucleo originario. La sua arte costruisce ordine e uno spazio; non è mai il caos o il caso a determinare il risultato. Il gesto artistico di Paola Pezzi disciplina e domina la materia, dando vita a forme in cui è chiara la dimensione del divenire. Un divenire a cui non possiamo che guardare con curiosità̀, aspettando un nuovo passaggio di stato”.

Carlo Franza

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