Da settembre 2022, le opere di Tomaso Binga sono  tornate alla galleria Frittelli arte contemporanea  di Firenze con la mostra “Tomaso Binga. Parole abitate” a cura di Raffaella Perna. L’artista, poetessa e performer, al secolo Bianca Pucciarelli Menna (Salerno 1931, oggi vive e lavora a Roma), nel 1959 aveva sposato lo storico dell’arte Filiberto Menna e insieme si era trasferiti a Roma; oggi è anche vicepresidente della Fondazione Filiberto Menna. Esponente di spicco della poesia visiva e della poesia sonora in Italia. Per il suo lavoro utilizza il provocatorio pseudonimo con lo scopo di mettere a nudo il privilegio maschile anche nel campo dell’arte, presenta per la prima volta opere appartenenti alle recenti serie Alfabeto poetico monumentale, Alpha Symbol, ArteNatura, accanto a una selezione di lavori degli anni

Settanta, tra cui le sculture in polistirolo Piedi (1973) e  Congiunte separate (1973), la foto-performance A me (1976-1977) o l’alfabeto Esse sono (1976). Centro della mostra è l’Alfabeto poetico monumentale (2019), in strettissimo rapporto con la precedente serie dell’Alfabetiere murale (1976) che Tomaso Binga aveva realizzato nel capoluogo toscano, con l’aiuto dell’amica, artista e fotografa, Verita Monselles. Per ottenere le 26 immagini che immortalano Tomaso Binga mentre il suo corpo si modellava nella forma delle lettere dell’alfabeto le occorse tantissimo lavoro e per mesi l’artista frequentò lo studio fiorentino di Verita Monselles dove provava e riprovava ogni posa per giungere a realizzare quest’opera che oggi è tra le più conosciute della stagione dell’arte

femminista degli anni Settanta. Un dialogo tra ieri e oggi dal quale emergono i temi cari all’artista: il potere del linguaggio, l’espressività del corpo, l’identità della donna, il ruolo della memoria storica individuale e collettiva. Una riflessione che si traduce in parole e frasi costituite da lettere modellate col corpo di Tomaso Binga, riprodotte alla sua altezza naturale di 160 cm. Significativo quanto dice Binga:“…a trasformarsi nei segni alfabetici di una scrittura vivente, è il mio corpo, nudo perché privo di qualsiasi connotazione sociale. Più di prima, si tratta di una scrittura silenziosa, scritta direttamente con il corpo che, affrancandosi dalla tirannia del segno, diventa segno esso stesso.”

La grandiosità di questi nuovi “segni-scultura” fa da contraltare alla fragilità del materiale scelto come supporto, il polistirolo, che Tomaso Binga impiega già dal 1971 per la sua duplice valenza di sostanza duttile e di elemento tecnologico tipico degli imballaggi prodotti dalle società a capitalismo avanzato. L’artista riscatta questo materiale di scarto plasmandolo secondo una corporeità vissuta ed esibita con ironia per dare spazio “all’imperfetto, all’errore, al fuori-posto”. Legato alle idee sviluppate dai movimenti femministi degli anni Settanta, l’Alfabeto poetico monumentale di Binga celebra il potere delle donne di riappropriarsi del linguaggio, della propria identità e del proprio corpo, di pensarsi e di rappresentarsi come soggetti attivi della storia, proponendo un’idea alternativa di monumento, genere tradizionalmente concepito per celebrare valori come la forza, l’eroismo, il coraggio, il patriottismo, simbolicamente associati al maschile. “Non vogliamo più sentirci entità astratte, ma persone fisicamente, socialmente, politicamente umane”.
L’opera Dattilocodice del 1978 (adesso in esposizione alla Biennale di Venezia) è invece all’origine dei nuovi Alpha Symbol e del ciclo ArteNatura, dove lettere e segni grafici compongono tavole ottico-visuali, che ricordano da vicino le sperimentazioni modulari dell’arte cinetica e della Optical Art, ma conservano un legame stringente con l’universo linguistico cui appartengono ed esplorano il carattere iconico della scrittura, ponendo accento sulle qualità visive della parola, che si fa anzitutto immagine.
La mostra è realizzata in continuità con il programma di promozione di artiste e fotografe italiane avviato nel 2015 dalla Galleria Frittelli arte contemporanea con la mostra Altra misura. Arte, fotografia e femminismo in Italia negli anni Settanta, curata anch’essa da Raffaella Perna, che la vede attiva anche nel sostegno di mostre in musei e fondazioni pubblici e privati che promuovono l’arte delle artiste italiane. Per l’occasione la galleria Frittelli arte contemporanea e la casa editrice Silvana Editoriale presentano il libro Tomaso Binga. Parole abitate, che accoglie un nuovo saggio della curatrice Raffaella Perna ed una vasta antologia critica.

Carlo Franza

 

 

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