Luciano Perfetti, artista misurato tra pittura e scultura, che conosco fin dagli anni ’90 del Novecento avendogli già presentato delle mostre, ha calcato le scene del panorama internazionale, un po’ controcorrente, nel senso che grazie alla sua formazione classica, ha guardato all’arte dei secoli d’oro. Ha lo studio a Milano (Bottega 52), nella periferia est della città -la Milano che accoglie artisti provenienti da tutto il mondo-, qui dipinge, disegna, progetta, scolpisce. Ora nel talentuoso spazio di Vintage e Design che ha nome “CONTRO-CORRENTE” in Via Teodosio 8 a Milano, nel nuovo progetto dal titolo “NUOVA BALCONATA MILANESE – CINQUE” (2022), un percorso artistico internazionale, troviamo  questa mostra dal titolo “Frammenti di un poema”,  ed è già una novità in quanto si veicolano a Milano nomi dell’arte contemporanea di significativo rilievo, che evidenziano e mettono in luce gli svolgimenti più intriganti del fare arte nel terzo millennio. Mostra articolata, nel senso che fra    tanti oggetti d’antiquariato e di modernariato, accanto vi troviamo le dieci opere di Luciano Perfetti. Di forte spessore, di inaudita bellezza, di sublime intensità, i due tondi in mostra (diametro 90cm.), con fondo oro, che sanno molto di opere celebri. Esse rappresentano un San Giovannino intento a scrivere e una Maddalena che sta leggendo. L’artista ne esempla la fierezza, la loro bellissima forma anatomica e la loro grazia, fornendo agli interi dipinti un’aria di attesa, di profonda emozione visiva   provocata dal ritmo della gestualità. Come i fiamminghi Perfetti perfeziona e sviluppa la tecnica della pittura ad olio, effettuando sfumature e passaggi di toni, sicchè i colori si lasciano sfumare uno nell’altro più facilmente, rendendo possibile il procedere per successive velature, cioè per strati di colore più o meno trasparenti, che rendono il dipinto brillante e lucido permettendo di definire la diversa consistenza delle superfici fin nei più minuti particolari. L’arte del Quattrocento riscoprì il “reale” nell’accezione più vasta ed ebbe come teatro di questa rivoluzione i due mondi paralleli della   Firenze di Masaccio e delle Fiandre di Van Eyck e altri maestri. Molto si affaccia del Quattrocento fiammingo nell’arte del Perfetti, specialmente nelle nature morte, non le solite colte nel loro spazio d’estasi, ma vive dove frutti, oggetti e animali convivono. Lo spazio dei fiamminghi è stato molto diverso anche dallo spazio degli italiani, improntato alla prospettiva lineare centrica. Gli italiani usavano infatti un unico punto di fuga posto al centro dell’orizzonte, dove tutto era perfettamente strutturato ordinatamente, con rapporti precisi tra le figure e un’unica fonte di luce che definiva le ombre. Secondo questa impostazione lo spettatore restava tagliato fuori dalla scena e ne aveva una visione completa e chiara. In una visione tanto attenta al dettaglio ed ai più svariati oggetti, l’uomo non può essere il centro del mondo, come teorizzavano già gli umanisti, anzi è solo una parte del ricchissimo universo, dove non tutto è riconducibile al principio ordinatore della razionalità. Se da una parte i gesti e le azioni dell’uomo non hanno quella forza culturale di fare “storia”, dall’altra i singoli oggetti acquistano importanza nella raffigurazione, ottenendo una forte valenza simbolica che può essere letta su vari strati. Perfetti ha saputo riassumere nel suo linguaggio espressivo una bellezza eroica, come salvata in questo mondo contemporaneo, facendo ancora   vivere una dimensione nuova ed esplosiva, con potenti immagini vitali che illuminano la storia del mondo.

Carlo Franza

 

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