Ha per titolo “Disordini” la mostra di Carlo Cecchi, illustre professore e artista marchigiano, che espone nella prestigiosa Fondazione Marco Besso di Largo Argentina 11 a Roma, presentata con un testo di Michele Ainis e visitabile fino al 25 novembre 2022.  E’ composta da due sezioni, la prima ospita sei opere elaborate con carboncini su legno di grandi dimensioni; la seconda invece è composta da otto tele a olio di cui l’ombrello bucato è il denominatore comune.

Invece a Firenze in uno spazio ove alberga già il progetto “Scenari”, è ospitata la mostra “Ritorni dell’eco” con opere  sempre dell’artista Carlo Cecchi che vive tra Jesi, la sua città,  e Roma. L’esposizione è una sorta di termometro della spettacolarità e della storicità dell’arte nuova, di un’arte che si fa veicolo di novelle idee scolpite nella cultura occidentale, di un’arte capace di rigenerare mondi e uomini, e si fa anche bussola in un mare di proposizioni della cultura e delle arti internazionali.

La mostra fiorentina si compone di venti carte in formato cinquanta per settanta e appaiono come un lungo racconto di cose, oggetti, storia, realtà, presenze. Il lavoro di Carlo Cecchi condivide l’avventura dell’arte moderna che tende a “inventare” laddove nel passato tendeva a “riconoscere”.  Lampi tra biografia e pittura, tra realtà e immaginazione. Possono sembrare immagini indistinte, invece sono immagini cariche di allusioni, di sottili colorazioni; perché Cecchi ha tratto lo spostamento radicale dei termini della propria riflessione da un rapporto tutto sommato ancora di interpretazione e di analisi, quantunque deformata dall’emozione, dal dato visibile all’introspezione e conseguente proiezione del proprio inconscio. La continuità di queste immagini figurali emergono distintamente, pur con estrema e rattenuta cautela linguistica che nel ripercorrere le linee di forza di impressioni, visionarie ma delicatissime, non precludono l’approccio lirico al motivo. Avevo già scritto che  Cecchi “ricostruisce il racconto della sua vita a un livello inconscio materializzando l’atto della memoria in termini estetici” e ciò  è la cifra di una mimesi e di un rapporto con la natura, inconoscibile immanenza del mistero dell’esistente, attraverso il filtro della memoria, condizione ultima concessa alla contemporaneità per un aggancio sulle cose, per il formarsi di un’immagine che sia vera… Carlo Cecchi lascia leggere un sentimento romantico della natura vissuto in primis, sottratto al  soggettivismo e  molto controllato sul piano formale, evidenziando una la formulazione estetica ricercata, accrescendone la dialettica della casualità. Carte colorate, mondi e natura, presenze vive.  Disegni con particolari infinitesimali del paesaggio universale, conformi all’identità del frammento ormai mitizzato, istanti di “un’esperienza totale” del mondo.  Ecco il lungo viaggio di Carlo Cecchi in uno spazio fantastico immenso, ogni opera è un prezioso simulacro.

Carlo Cecchi è nato a Jesi nel 1949, vive e lavora nelle Marche e a Roma. Docente di Pittura negli Istituti d’arte e nei Licei artistici, si diploma all’Istituto d’arte di Ancona con il massimo dei voti. Conosce lo scultore Edgardo Mannucci e il critico Vittorio Rubiu, che lo seguirà negli anni. Di indole indipendente, insofferente agli schemi e dallo spiccato senso di ironia, Cecchi ama la poesia e la musica, suona la batteria e negli anni sessanta fonda un gruppo rock. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Urbino dove ha come docenti Pierpaolo Calzolari, Mario Ceroli, Alberto Boatto, Tommaso Trini e Concetto Pozzati, suo maestro prediletto con cui stringe una lunga amicizia. Grazie a queste importanti figure dell’arte italiana, Cecchi impara presto diverse tecniche espressive – scultura, mosaico, scenografia – e se nelle sue prime mostre mantiene una cifra concettuale, via via trova nella pittura e nel disegno il linguaggio più proprio. Espone in gallerie e musei anche con installazioni site-specific, interviene in luoghi non deputati all’arte e collabora con poeti e letterati. Ama molto scrivere, infatti e realizza numerosi libri d’artista. Dal 1974 espone in gallerie private e in spazi pubblici nazionali e internazionali – Biennale di Venezia, Biennale di Zagabria, PAC di Milano, Pinacoteca Civica di Jesi, Pinacoteca Civica di Ancona, Biblioteca Angelica di Roma, – e le sue opere sono presenti in importanti in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Nel 2020 è l’illustre Storico dell’Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza ad invitarlo nel Progetto “Scenari” con una mostra personale dal titolo “Tra biografia e pittura” al Plus Florence di Firenze. Nel 2022 una sua mostra dal titolo “Disordini” si tiene  alla Fondazione Marco Besso di Roma presentata da Michele Ainis  e ancora al Plus Florence di Firenze la personale dal titolo  “Ritorni dell’eco” presentata da Carlo Franza.

Carlo Franza

 

 

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