LA MILANESIANA, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, ospita la mostra “DYALMA STULTUS. OPERE DALLA FONDAZIONE CAVALLINI SGARBI” dal 29 giugno al 30 ottobre alla Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno.

L’inaugurazione si è tenuta  il 29 giugno alle ore 18.00, con Selma Stultus, Vittorio Sgarbi  ed  Elisabetta Sgarbi. La mostra, a cura di Vittorio Sgarbi, espone 14 opere inedite o raramente viste del pittore triestino Dyalma Stultus dalla Fondazione Cavallini Sgarbi.

“Dyalma Stultus deve a Trieste i natali, gli affetti familiari, la prima formazione culturale e sentimentale, ma non solo – racconta Vittorio Sgarbi – Così il modo di Stultus di intendere l’arte trova consonanze in quello di altri triestini della sua epoca (Sbisà e Croatto), ma è a Firenze che Stultus acquisisce un nuovo, nazionale senso della misura. Le donne nude ritratte da Stultus sono solo apparentemente popolari, con i capelli raccolti e le sopracciglia sfoltite secondo la moda borghese del tempo, evitano lo sguardo diretto perché la loro missione non è sedurre, suggeriscono l’esprit de géométrie che in natura tutto regge, in un omaggio aperto a Cezanne. Nel dopoguerra l’epoca cambia ma la ricerca di Stultus continua a perseguire l’equilibrio di natura tra colore e disegno, luce e ombra, Francia e Italia: oggi, grazie alla Milanesiana, Stultus rivive ad Ascoli, e si mostra in eterno pittore assoluto”.

“Dyalma Stultus (1901-1977) è un pittore sofisticato e intrigante, coltissimo e isolato, che fu contro tutti gli “ismi”: un protagonista davvero affascinante del Novecento italiano – afferma Lucio Scardino – Di lui è imminente una mostra di 14 dipinti della Fondazione Cavallini Sgarbi, inediti o raramente visti. Curata dallo storico dell’arte Lucio Scardino, la rassegna si terrà presso la Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno dal prossimo giugno. Databili dagli anni Trenta agli anni Settanta, i dipinti propongono la sua visione limpidamente figurativa, lontanissima dalle avanguardie, formatasi nella Trieste austriacante, educatasi nella Accademia di Venezia e approdata nella raffinata Firenze del secondo dopoguerra. Vedute della campagna toscana o della Capri più ammaliante, composizioni fascinosamente allegoriche o robustamente novecentiste, ritratti muliebri psicologicamente azzeccatissimi, i quadri di Stultus rivelano sempre un impeccabile mestiere, sono accademicamente ben congegnati, a costo di risultare capricciosamente accademici, accostando la figura del triestino a quella di grandi maestri “reazionari” quanto sapienti, come Annigoni, Funi o Sciltian”.

“Un importante pittore triestino Dyalma Stultus (1901 / 1977), con un nucleo di opere donate a Vittorio Sgarbi in qualità di Presidente della Fondazione Cavallini Sgarbi – dichiara Elisabetta Sgarbi – Nei quadri si sente il vento di Trieste, che pulisce il cielo e rende nitide le forme e sgargianti e luminosi i colori”.

Progetto di allestimento Luca Volpatti. La mostra è in collaborazione con Regione Marche, Comune di Ascoli Piceno, Fondazione Carisap, Camera di Commercio delle Marche, Circolo Cultural-mente Insieme, Fainsplast e Ciaccio Arte.

Dyalma Stultus nacque a Trieste il 31 ottobre 1901. Grazie ad una borsa di studio del Comune della “cara città natia » a diciassette anni poté iscriversi all’ Accademia di Belle Arti di Venezia, diplomandosi, nel 1921, “in ornato e decorazione”, sotto la guida di Ettore Tito e Augusto Sézanne. Nel 1922, superate non poche difficoltà e diffidenze, riuscì ad allestire, a Ca` Pesaro, la prima mostra personale. L’anno seguente ritornò a Trieste, presentando, alla Bottega del Libro, un gruppo di dipinti di chiara impronta impressionista. Dalla primavera del 1927 all’inverno del 1928 soggiornò a Firenze, per visitare Musei e Galleria. Poi fu la volta di Roma.

Nel 1930, con Val Branizza e La lettera, espose per la prima volta alla Biennale di Venezia, dove, puntualmente presente nel 1932 e nel 1934, allestirà anche due personali nel 1936 e nel 1942. Sempre su invito partecipò, poco più che ventenne, ad importanti concorsi e rassegne in Italia (Torino, Roma, Milano, Firenze, Siena, Genova, L’Aquila, Bari, Perugia, Zara, oltre a tutte le Sindacali di Trieste) e all’estero (Baltimora, Barcellona, Budapest, New York). Nel 1941 si stabilì definitivamente a Firenze. Qui strinse amicizia con Felice Carena e con altri artisti reduci dall’avventura, contraddittoria e contraddetta, del Novecento italiano; anche se, ben presto, fini col lavorare appartato, lontano dai clamori delle mode e delle nuove tendenze, pur di non venir meno alle proprie convinzioni, alla propria, autentica fede nel far rivivere la natura e i sentimenti dell’uomo in una serena e severa polifonia figurale. Oltre alle opere conservate in raccolte e collezioni pubbliche (Musei Provinciali di Gorizia, Pinacoteca di Latina, Civico Museo Revoltella di Trieste, Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma, Azienda Autonoma di Turismo di Firenze) e private, suoi dipinti, affreschi e mosaici di soggetto religioso si trovano nella Chiesa di San Michele di Salcano a Gorizia, nella Chiesa del Sanatorio Pineta del Carso ad Aurisina (Trieste), nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Marino (Roma), nella Cappella Segni a Colleferro (Roma) e presso l’Opera Pia Educandato Gesu Bambino a Trieste. Da ricordare, infine, la sua attività di docente a Firenze (Accademia di Belle Arti, 1942-1943, e Liceo Artistico, 1971-1974), Marino (Istituto Statale d’Arte Paolo Mercuri, 1956-1967), Siena (Istituto Statale d’Arte Duccio di Buoninsegna, 1967-1971). Dyalma Stultus è morto a Dario (Brescia) il 24 settembre 1977.

Carlo Franza

 

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