Oggi, sarà bene dirlo ad alta voce, è il tempo della “demagogia”.  Non tutti sanno cos’è la demagogia -anche i saputelli-  che già Aristotele ne aveva individuata la radice ben 25 secoli fa. L’illustre filosofo sosteneva che la demagogia altro non è che la corruzione della democrazia. Essa ha origine non solo quando ciascuno può dire la sua (perché siamo in ambito democratico) ma anche e soprattutto quando si consente che ciascun ignorante venga  additato ad esempio di moralità ed etica politica, per il sol fatto della debolezza e del disfacimento della società, che non riesce più a preservarne i principi e i valori e controllarne la diffusione e l’osservanza. Ora se ci guardiamo un po’ intorno nel nostro tempo, anche vicino a noi, attorno a noi, non vado lontano, mi riferisco anche a taluni colleghi giornalisti che paiono o pensano di essere dei in terra, si noterà che ci troviamo in simile situazione. Tutti sanno, tutti dicono, tutti pensano di voler comandare, tutti vogliono (forse ricordando il “Vogliamo tutto” di Nanni Balestrini).  E dico, poveretti! La presunzione di sapere e di conoscere tutto, la presunzione d’essere tutti bravi, la presunzione di essere tutti professori, la presunzione di parlare per primi, la presunzione che i “quotidiani” espongano la verità, la presunzione che ci siano “quotidiani eletti” e altri carta straccia, la presunzione che il gossip sia cultura, la presunzione che i giornalisti siano gli “eletti” della società -e non  ci sono “direttori” che tengano-, la presunzione di voler sempre apparire e i Talk Show  lo dimostrano. E potrei continuare all’ infinito. Incontri zero, relazioni zero, si preferisce il virtuale all’ abbraccio e alla stretta di mano. Tutto è finto. Tutti si scambiano favori, meritocrazia zero, specie in politica. La gente si vende per poco o nulla, la gente compra e si fa comprare.  Oggi confesso ai più che sono diventato giornalista con Indro Montanelli (ho avuto una rubrica “Mostre” su Il Giornale per decenni -tuttora ho un blog “Scenari dell’Arte” voluto dal direttore Sallusti -e spaziato sulla pagina della Cultura-Album insieme all’amico Giorgio Soavi,  e ancora  con Geno Pampaloni, Giorgio Zampa, Mario Luzi,  e altri intellettuali proprio d’altri tempi); dal direttore per eccellenza Montanelli ho imparato moltissimo, nonostante già avessi una “Cattedra” prestigiosa  a Roma ed ero già molto conosciuto in Italia e Oltralpe, come  a suo tempo dimostrò l’essere indicato dal Times tra i dieci Critici più preparati d’Europa. La nostra società è al vertice del post-consumismo e si svolge nei detti del “tutto e subito”, del “do ut des”, Si sono perse tutte le relazioni, in virtù di una solitudine virtuale. Tutti sono di corsa, chiami uno e ti risponde “scusa non posso rispondere”, poi non ti chiama più.  O tutt’al più come capita a mio figlio, la risposta è “non ci interessa”.  Molti pensano di avere davanti un prossimo futuro da progettare. E allora mi dico, poveretti, perché il loro vedere non viaggia oltre il loro naso. Ma sono tutti appesi a un telefono, uno parla e tutti ascoltano. La maleducazione è alle stelle, anzi è arrivata alla Via Lattea. Peggio di un talk show di certi conduttori, lasciano parlare e ascoltano che uno ha da dire tutto di tutti.  E nonostante il telefono sempre aperto, tutti sono soli, ma proprio tutti, soli dentro e fuori, non si salva nessuno.  Diciamo pure che la totalità è schiava di whatsapp.  Mi chiedono, ma come non hai whatsapp? No, non ce l’ho, né voglio averlo.  La nostra società è malata, è pigra mentalmente e soprattutto cinica, priva di affetti. Dove sono le persone? Dove sono gli uomini? Ne intravedo pochissimi, mentre noto molti profili. Guardi i profili e li cestini. Questa è l’epoca della solitudine Hikikomori, termine giapponese che sta per “stare in disparte”; sta a indicare chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, a volte anni, rinchiusi nella propria abitazione. Gli Hikikomori sono soprattutto giovani dai 14 ai 35 anni, -e non solo-  maschi per lo più nel 70-90% dei casi, anche se il numero delle ragazze e delle donne è sottostimato. Di chi è la colpa? Dei nostri politici, ve lo assicuro. Nel nostro paese non ci sono dati ufficiali, ma ritengo che i giovani siano intorno ai 200.000 casi. “Alla base di questa condizione – spiega lo psicologo Marco Crepaldi, fondatore dell’Associazione Hikikomori Italia-  c’è un disagio adattivo sociale. I giovani che sperimentano una forte ansia sociale, faticano a relazionarsi con i coetanei e ad adattarsi alla società. Spesso sono giovani molto intelligenti, con un elevato Ql, ma di carattere molto introverso e introspettivo, sensibili e inibiti socialmente, convinti di stare meglio da soli, lontani da tutti”. E allora, mi diranno molti, cosa fare?  Impotenti, dinanzi a uno scenario così devastante. Tutti.  Non cari amici vi scrivo, ma cari amici vi dico che “L’Italia è capovolta”. Il 2024 non sarà certo roseo, perché l’Italia è spenta. Speriamo che qualcuno la riaccenda. E allora cari lettori, vi auguro un buon 2024, soprattutto di buona salute che è primaria per tutti. E che il buon Dio ci aiuti.

Carlo Franza

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