Artisti cari agli Dèi. L’età giovane e la rivoluzione nelle arti nella mostra a Villa D’Este a Tivoli/Roma
La mostra Cari agli dèi: l’età giovane e la rivoluzione nelle arti a Villa d’Este visitabile fino al 3 novembre 2024 rende omaggio ai grandi artisti venuti a mancare in giovane età. Organizzata dall’Istituto Autonomo Villa Adriana e Villa d’Este – VILLÆ e curata da Andrea Bruciati Direttore dell’Istituto, l’esposizione estende la sua riflessione a tutti i campi dell’arte, dalla pittura alla musica,dalla poesia al cinema alla fotografia, indagando quelle figure che in pochissimi anni hanno rivoluzionato i segni del mondo loro contemporaneo attraverso la loro arte.
Il titolo, tratto da un antico verso del commediografo greco Menandro (342-291 a.C. ca.), evoca la questione della morte prematura, punto focale dell’esposizione: “Cari agli dèi” sono le parole che tentano di dare consolazione al dolore di un lutto prematuro, cercando di sanare la perdita con la consapevolezza che gli dèi, riconoscendo il valore e le grandi capacità dei giovani, li abbiano voluti richiamare a sé per averli vicini.
Umberto Boccioni, Antonio Sant’Elia, Scipione, Yves Klein, Piero Manzoni, Pino Pascali, Francesca Woodman e Andrea Pazienza, nella loro breve carriera sono stati capaci di realizzare contributi tanto significativi da cambiare profondamente il linguaggio dell’arte contemporanea.
Accanto alle loro opere, i capolavori di scrittori quali Stephen Crane, Percy Bysshe Shelley, John Keats, Anne Brontë, Henri Alban Fournier, Raymond Radiguet, Heinrich von Kleist, Antonia Pozzi che hanno modificato in maniera indelebile i codici linguistici e l’immaginario collettivo.
Nelle stanze di Villa d’Este, anche spezzoni di film e brani musicali di grandi nomi del passato che nella loro esistenza hanno lasciato capolavori indimenticabili, rivoluzionando la storia del cinema e della musica.
“La rassegna illustra il terzo capitolo di una trilogia che prende spunto dal pensiero di Friedrich Nietzsche, quale risposta culturale alla tragedia umana legata al Covid – racconta Andrea Bruciati -; partire da un’analisi dell’uomo e delle sue fragilità (Ecce Homo, 2021) per una diversa consapevolezza (Umano troppo umano, 2022) al fine di superare i nostri limiti ed evidenziare l’importanza ricostruttiva attraverso le nuove generazioni (Cari agli dei, 2024), è l’obbiettivo che questo itinerario si era preposto. Le nostre radici culturali partono dai semidei dell’arte classica per aggiornarsi alle valenze maledette della poesia simbolista per trovare ampia testimonianza, soprattutto musicale, lungo il secolo appena trascorso. Nello specifico il progetto al centro della disamina è una ricognizione che si focalizza su autori che hanno rivoluzionato le arti visive in Italia nel XX secolo, perché ritengo che l’Istituto, esso stesso risultato di protagonisti pionieristici ai loro tempi, debba ritornare ad essere quella fucina di idee e di soluzioni aperte alla contemporaneità, seminali al prossimo futuro.”
Da importanti istituzioni, fondazioni e collezioni private provengono le circa 50 opereche compongono il focus dell’esposizione. Tra queste: La sintesi plastica di figura seduta (Silvia) di Umberto Boccioni (Reggio Calabria,1882 – Verona, 1916), proveniente
dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e realizzata nel 1915, durante la fase più tarda dell’attività dell’artista, segnata da un momento di ritorno alla figurazione; l’Edificio monumentale (1914) di Antonio Sant’Elia (Como, 1888 – Monfalcone, 1916), esemplare di una delle tematiche più studiate dall’architetto futurista e oggi conservato nella Pinacoteca Civica di Como; gli Uomini che si voltano dell’ultimo Gino Bonichi, noto come Scipione (Macerata, 1904 – Arco, 1933), del 1930 sempre dalla GNAM, da cui giunge anche l’International Klein blu 199 di Yves Klein (Nizza, 1928 – Parigi, 1962) realizzato nel 1958 utilizzando il pigmento puro della profonda tonalità di oltremare messa a punto dallo stesso artista.
Importante la presenza di Piero Manzoni (Soncino, 1933 – Milano, 1963), di cui non mancano l’iconica Merda d’artista (1961, Collezione privata Barbara e Giulio Meoni Fioravanti, Siena); le 8 Tavole di accertamento (1962), provenienti dalla Fondazione Piero Manzoni di Milano, fra i suoi lavori più anomali, e la Linea di lunghezza infinita (1960, Collezione privata Fioravanti Meoni, Siena), parte della serie delle Linee in cui l’artista sfida l’immaginazione.
Di Pino Pascali (Bari, 1935 – Roma, 1968), fra i suoi molti lavori in mostra, è presente anche l’opera dal titolo Le mignotte da collezione privata, realizzata nel 1961.
Di Francesca Woodman un disegno a matita su carta dal titolo Posso fare qualcosa per te del 1977, proveniente da collezione privata. Mentre del fotografo Stephan Brigidi, due ritratti della Woodman a Roma provenienti dal Museo del Louvre, Roma.
Di Andrea Pazienza (San Benedetto del Tronto, 1956 – Montepulciano, 1988), invece, immancabile il riferimento al personaggio più significativo uscito dalla sua matita, con l’opera Zanardi Davide & Golia del 1983, proveniente dalla Fondazione Pescarabruzzo di Pescara. Si ringrazia per la collaborazione alla realizzazione della mostra la Fondazione Piero Manzoni di Milano, Musei Civici di Como e Fondazione Pescarabruzzo di Pescara.
Carlo Franza