Il Mosaico di Megiddo, il più importante ritrovamento dai tempi dei rotoli del Mar Morto. E’ segno e corpo fondamentale per capire gli albori del Cristianesimo.
Il Mosaico di Megiddo, considerata la prima “prova fisica” del cristianesimo, sarà visibile fino a luglio 2025 al Museum of the Bible di Washington.
La notizia è stata in parte attinta dal Museum of the Bible di Washington ed anche dal giornale on line https://www.uccronline.it/2024/11/18/mosaico-di-megiddo-prima-prova-fisica-del-cristianesimo/
L’opera, risalente al III secolo, è stata rinvenuta nel 2005 durante la costruzione di una prigione a Megiddo, a nord di Israele. Un’area che all’epoca era chiamata Legio, di forte rilevanza storica e biblica (spesso associata con la battaglia di “Armageddon”, menzionata nel libro dell’Apocalisse).
E’ considerato la più importante scoperta dai tempi dei Rotoli del Mar Morto a Qumran (1946), il mosaico risale infatti attorno al 230 d.C., periodo antecedente alla legalizzazione e alla maggior popolarità del cristianesimo con l’imperatore Costantino.
Il mosaico è un importante tassello per il comprendere gli albori del cristianesimo in terra santa e si pensa facesse parte del pavimento di una stanza in cui si riunivano i fedeli a pregare, già prima delle strutture della Chiesa che si sono sviluppate nei secoli successivi. Si pensa che facesse parte del pavimento del più antico luogo di culto cristiano, decorando una delle sale di preghiera di quasi 50m². E’ una testimonianza unica di una primitiva comunità ecclesiale prima che le strutture più formali della chiesa si sviluppassero nei secoli successivi.
Il mosaico di Megiddo, creato da un artista di nome Bruzio (il suo nome è conservato nel pavimento), raffigura un tavolo/altare per la celebrazione dell’Eucarestia e il disegno di due pesci, simboli primitivi del cristianesimo.
Presenti anche tre iscrizioni in greco.
La prima è dedicata a Gaiano, un centurione romano, appellato come “nostro fratello”, che finanziò il pavimento.
La seconda iscrizione è dedicata a cinque donne, chiamandole per nome che, probabilmente, avevano un ruolo importante nella comunità. Esse sono Akeptous, moglie di Gaiano, Primilla, Ciriaca, Dorotea e Chreste.
Nella terza compaiono le parole “Dio Gesù Cristo”, specificando che a lui è dedicato il tavolo.
Si tratta di una preziosa e antica dimostrazione della fede nella divinità di Gesù, decenni prima dei principali concili della chiesa primitiva (ad esempio, Nicea si svolse nel 325 d.C.).
“Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3, 28), scriveva San Paolo nella prima metà del I secolo.
Il mosaico di Megiddo testimonia una piccola comunità cristiana che viveva secondo l’ideale paolino, dove un artista, un soldato romano, un gruppo di donne crearono una stanza per permettere alla primitiva chiesa locale di riunirsi fraternamente nel nome di Gesù Cristo, già allora adorato come Dio.
Carlo Franza