Il muro di vagine di Jaime McCartney
Tempi lontani ormai quelli del Muro di Berlino, perché lo scultore inglese Jamie McCarteney ha pensato di esporre nella galleria Hay Hill di Londra in occasione della sua personale “Skin Deep” il “Grande Muro” un’opera il cui vero titolo è “The Great Wall of Vagina”, che altro non è che un muro di vagine. Sarà stata l’uscita del libro “ Vagina A new biography” della scrittrice cinquantenne Naomi Wolf, libro che il New York Times ha definito come uno dei più importanti libri del Ventesimo secolo, e che celebra l’organo femminile, a scatenare la creatività dell’artista inglese? Assolutamente no. Perchè l’artista inglese ha lavorato ben quattro anni per prelevare i calchi in gesso degli organi genitali di 400 donne ora esposti in grandi pannelli e farne una sorta di installazione che sa tanto di opera a scopo sociale,per esorcizzare ansie di prestazione, complessi derivanti da abuso della pornografia e senza forse proprio quella moda della vaginoplastica scoppiata in Inghilterra negli ultimi anni. Aggiunge Jamie McCartney : “ E’ un modo per andare oltre le allusioni alla pornografia. I genitali, se considerati al di fuori del coro, non sono per niente sexy, e quando sono così numerosi lo sono ancor meno. Inoltre i calchi completamente bianchi eliminano ogni questione di razza o colore. La gente mi chiede c’è stato lavorare con 400 vagine. Mi piace sottolineare il fatto che in realtà ho lavorato con 400 donne. Ho sentito un sacco di storie e di opinioni che di certo hanno influenzato la mia comprensione su svariate questioni femminili. Mi piace pensare che mi abbia aiutato a crescere un pò”. E dire che critici inglesi illustri qualche tempo prima avevano già acclamato un’altra scultura murale dell’artista dal titolo “The Spice of Life” in cui si confrontavano 18 coppie di genitali maschili e femminili e seni, compreso il pene dello scultore.Con quest’operazione artistica Jamie McCarteny è andato oltre la crudezza delle opere di Serrano, mitizzando il corpo in una saga di riti, anzi di ritualità che parte da quel capolavoro di Gustave Courbet che è “ l’Origine del mondo”.
Carlo Franza