Giuseppe Scalarini (1873-1948) è tra i massimi disegnatori politici del Novecento. L’artista traduce in invenzioni grafiche e simboliche temi e fatti strettamente legati all’attualità della cronaca politica nazionale e internazionale, in una coerenza visiva ed efficacia di comunicazione esemplari, da cui derivano la diffusa fortuna popolare delle sue vignette e la persistenza del ricordo visivo della sua opera. Ora una mostra al Museo del Novecento a Milano fa rivivere decine di disegni originali, documenti d’archivio, periodici e volumi d’epoca conservati sia presso gli eredi dell’artista, sia in raccolte pubbliche, allestiti entro ambiti tematici intrecciati a sezioni biografiche e cronologiche. Il taglio critico e il percorso della mostra propongono per la prima volta uno sguardo completo sulla produzione dell’artista, e al contempo una riflessione sul delicato rapporto tra arte, grafica, politica e censura. Noto, finora, soprattutto come autore delle vignette comparse quotidianamente ne l’“Avanti!” dal 1911 al 1925, Giuseppe Scalarini è nato il 29 gennaio 1873 a Mantova, dove ha avuto luogo la sua prima formazione come disegnatore tecnico, essendo figlio di un impiegato alle ferrovie già volontario nella seconda e terza guerra d’Indipendenza. Il rigore del segno, assimilato nell’apprendimento ed esercizio del disegno tecnico, unitamente al rigore morale dell’uomo, resteranno caratteristiche della sua grafica e dell’intera sua vicenda umana. Il giovane manifestò un precoce interesse per l’arte e il disegno, saggiando fin dagli anni Novanta le diverse possibilità che si offrivano, in Italia e all’estero, nel campo dell’illustrazione e del giornalismo. Frequentò inoltre i corsi delle accademie di Belle Arti di Firenze e di Venezia, documentandosi sulla coeva grafica satirica francese e tedesca. Nel 1896 fondò a Mantova il “Merlin Cocai”, un foglio satirico di attualità politica e locale, legato a socialismo d’area radicale; nel 1898, ancora a Mantova, uscì il primo numero del giornale socialista “La Terra”, fondato da Scalarini, Ivanoe Bonomi e Giovanni Zibordi. In entrambe le testate i suoi disegni sono ancora influenzati dal “pupazzettismo” alla Gandolin, stemperatosi ben presto proseguendo da Milano l’attività di disegnatore, con la collaborazione a decine di testate, in Italia, in Austria e in Germania, Paesi dove risiede per qualche anno all’inizio del Novecento. In mostra sono documentate le collaborazioni di questi anni ai periodici satirici “Italia ride” di Bologna, “Lustige Blätter” di Berlino, “Fliegende Blätter” di Monaco, e il “Pasquino” di Torino. Il 4 ottobre 1911 Scalarini entrò nella redazione dell’”Avanti!”, allora diretto da Claudio Treves; l’ingresso, e qualche anno più tardi l’assunzione stabile al quotidiano socialista, oltre ad assicurare la sicurezza economica alla sua famiglia, rappresentarono per l’artista un approdo a lungo perseguito e sognato, il raggiungimento delle sue aspirazioni come disegnatore e come socialista. È l’inizio di una collaborazione quotidiana nella veste di giornalista redattore, che continuerà costante fino al 10 gennaio 1926, principalmente con disegni, ma anche con testi: oltre 3700 disegni pubblicati e altre diverse centinaia sottoposti alla direzione del giornale, in vista della scelta definitiva. Non interruppe , inoltre, la collaborazione con altre testate, tra cui la nuova serie de “L’Asino”. Bersagli politici e soggetti del suo lavoro sono raramente i singoli personaggi politici; Scalarini tocca temi universali e tuttavia di stringente attualità, come la guerra – combattuta con un radicale antimilitarismo che non ammetteva eccezioni -, la voracità del capitalismo, lo sfruttamento del proletariato, il potere temporale della Chiesa, e più nel dettaglio lo squadrismo fascista, la monarchia imbelle. Per l’editrice dell’”Avanti!” l’artista pubblica anche alcuni testi antimilitaristi, sempre accompagnati da disegni; sono piccoli volumi illustrati – La guerra nella caricatura (1912), Il processo della guerra (1913) e La guerra davanti al tribunale della storia (1920) – nei quali Scalarini conferma l’uso attentissimo delle parole, in una prosa perfettamente allineata con i meccanismi simbolici e allegorici del suo linguaggio visivo maturo. Il linguaggio visivo e testuale scalariniano appare assolutamente personale e riconoscibile. Ai precedenti stilemi si aggiunge la maestria della tecnica del montaggio nei disegni, che ora, analizzando gli originali, si rivelano come vere e proprie costruzioni e assemblaggi stratificati, composti sia da parti tracciate a china direttamente sul foglio, sia da elementi anch’essi disegnati ma inseriti a collage, o ancora estratti dall’alfabeto iconico dell’artista, o realizzati appositamente per il singolo disegno. Socialista e antimilitarista, fu sorvegliato dalle autorità di polizia italiane e tedesche fin dalla metà degli anni Novanta; e perseguitato durante il fascismo, con una mascella spaccata, subì poi il confino, e costretto a lavorare in incognito. Soppressa la stampa socialista, Scalarini continuò comunque a disegnare, lavorando e pubblicando sotto pseudonimi diversi, per il “Corriere dei Piccoli” e altre testate, e portando a termine Le avventure di Miglio, un volume illustrato per ragazzi. L’inconfondibile firma a rebus scalariniana ricomparirà dopo la Liberazione su “Codino Rosso”, “Sempre Avanti!”, “Il Mondo Nuovo” e altre testate. L’artista è morto a Milano il 30 dicembre 1948.

Carlo Franza

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