Adami, Del Pezzo, Schifano e Tadini 50 anni dopo. Una storica mostra alla Fondazione Marconi di Milano. Si fa luce sulla stagione d’oro degli Anni Sessanta.
“Per la presentazione di questa mostra avevamo realizzato una scatola contenente quattro immagini dei quadri riprodotte su un cartoncino tagliato a puzzle. L’idea era di fare una comunicazione forte, anche provocatoria per attirare l’attenzione, per far venir voglia di ‘vedere’ le opere.” Così annuncia la mostra Marconi della Fondazione Marconi, lo storico gallerista ha segnato le stagioni più felici dell’arte italiana. La prima esposizione di Studio Marconi, inaugurata l’11 novembre 1965 di Valerio Adami, Lucio Del Pezzo, Mario Schifano ed Emilio Tadini, viene oggi riproposta nella sede della Fondazione Marconi in una versione “aggiornata”. L’obiettivo è non solo quello di far ricordare la mostra a chi all’epoca ebbe occasione di vederla ma soprattutto di far conoscere ai più giovani il clima culturale che si respirava negli anni Sessanta quando lo Studio Marconi iniziò la sua attività. Presentando le opere di quel periodo dei quattro artisti, allora emergenti, si vuole dare così un’idea del particolare momento creativo di ciascuno, operando una ricognizione sul passato della galleria e dei suoi protagonisti che non ha nulla di nostalgico e celebrativo ma che “a posteriori” non è priva di sorprese. Ad affiancare gli immancabili “Oro e argento” di Lucio Del Pezzo, “I miraggi” di Valerio Adami, “Le vacanze inquiete” di Emilio Tadini, “Vero amore” di Mario Schifano, che costituivano il fulcro dell’esposizione del 1965, vi sono alcune opere degli stessi anni, scelte per meglio illustrare la personalità e lo stile di questi esponenti del panorama artistico destinati a far parte integrante della storia dello Studio Marconi. Per avvicinarsi il più fedelmente possibile alla versione originaria della mostra, non manca la “replica” dell’invito: una scatola contenente 4 riproduzioni di opere, una per ciascun artista. Ogni cartoncino è un piccolo puzzle, concepito per attirare l’attenzione e… far venir voglia di vedere le opere. L’originale trovata riscosse all’epoca un grande successo, al punto da stimolare l’interesse di prestigiosi musei americani. L’idea suscita anche questa volta la curiosità del pubblico.
Note Biografiche
Valerio Adami
(Bologna 1935)
Studia all’Accademia di Brera a Milano dove nel 1957 esordisce con la sua prima mostra personale. Negli anni Sessanta compie numerosi viaggi a Londra, Parigi, in Sudamerica, in India e Stati Uniti. È uno dei più originali protagonisti della corrente definita Nuova Figurazione, sviluppatasi in Italia e in Europa negli anni Sessanta. Nel 1968 la Biennale di Venezia gli dedica una sala. Espone presso importanti musei in Europa e in America. Vive e lavora tra Meina, sul lago Maggiore, e Monaco di Montecarlo.
Lucio Del Pezzo
(Napoli 1933)
Si forma all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1960 si trasferisce a Milano dove tiene la sua prima personale. L’anno seguente espone negli Stati Uniti, dove è premiato con il Carnegie International Award. Nel 1964 espone alla Triennale di Milano e alla Biennale di Venezia, dove torna nel 1966.
La figurazione neo-dadaista degli esordi evolve verso una geometria razionale di sapore metafisico con rimandi al linguaggio pop. Nel 1965 partecipa alla mostra inaugurale dello Studio Marconi, con il quale avvia un intenso rapporto di collaborazione. Vive e lavora a Milano.
Mario Schifano
(Homs, Libia 1934 – Roma 1998)
Dalla fine del 1950 inizia a dipingere tele di matrice informale per poi dedicarsi a opere monocrome con smalti industriali. Adotta una grande varietà di tecniche dalla pittura al collage, dalla fotografia al video. Invitato alla Biennale di Venezia nel 1964, l’anno seguente partecipa alla mostra inaugurale dello Studio Marconi, di cui diventa uno degli artisti più rappresentativi. Le sue opere vengono esposte in numerose mostre in Italia e all’estero e fanno parte di importanti collezioni in musei pubblici e privati.
Emilio Tadini
(Milano 1927-2002)
Si laurea in lettere e si distingue subito tra le voci più vive e originali nel dibattito culturale del secondo dopoguerra. Al lavoro critico e letterario affianca sin dagli anni Cinquanta la pratica della pittura che sviluppa per grandi cicli, costruendo il quadro secondo una tecnica di sovrapposizione di piani temporali in cui ricordo e realtà, tragico e comico giocano di continuo. Dal 1967 espone regolarmente allo Studio Marconi e tiene esposizioni personali in Italia e all’estero in prestigiose sedi pubbliche e private.
Carlo Franza