1498920942-atac2Che la Street Art  in giro per il mondo,  da Roma a Berlino, da  Milano a Madrid, affronti temi legati al presente, argomentando visivamente   opinioni talvolta anche scomode, lo si sa e lo si vede da sempre. Ma questa volta, con l’insulto, l’oltraggio, la bestemmia e via andare, bersaglio la religione cattolica, si è superato ogni limite,  e non solo per le modalità e le tematiche  affrontate,  ma soprattutto perchè i fatti incresciosi  hanno    coinvolto  istituzioni come la Chiesa cattolica romana  e gruppi politici che, solitamente, non entrano in questioni di estetica. Nella notte tra venerdì, 30 giugno e sabato, 1 luglio, sono apparsi  a Roma, capitale d’Italia e centro della cristianità, diversi poster negli spazi pubblicitari delle fermate della linea 8, gestiti dalla Clear Channel. roma 3Le immagini in questione hanno suscitato immediatamente le repliche dell’Atac che, sulla pagina Facebook, ha commentato  così: “In relazione al gravissimo atto che ha riguardato alcuni manifesti con immagini blasfeme esposti in alcune unità di fermate bus Atac precisa che si tratta ovviamente di un atto vandalico”. I poster affrontano argomenti scottanti, relativi, per esempio, alla fecondazione assistita e alla pedofilia negli ambienti religiosi, rielaborando simboli e motivi dell’iconografia sacra.  Manifesti sacrileghi  affissi su talune pensiline di fermate autobus Atac,  offensivi nei confronti di Cristo indicato pedofilo e ritratto con il pene in erezione davanti a un bambino e la Madonna definita “Immacolata concezione in vitro”. Sdegnata la reazione dei Fratelli d’Italia che, diffondendo le immagini sulle loro pagine in rete, parlano di “offesa alla religione cattolica” e invitano Linda Meleo, assessore alla mobilità, a dimettersi. Altrettanto forte la risposta degli autori, affidata ai social network: “I disegni degli agenti Hogre e DoubleWhy, motivo d’indignazione per bigotti, sessuofobici, repressi e senza vita”. E non è la prima volta che Hogre e DoubleWhy   intervengono sulle pensiline, senza peraltro lasciare segni di effrazione, perché già qualche giorno fa i due sedicenti artisti, nell’ambito di un workshop, avevano diffuso una versione rivisitata dei manifesti di Intimissimi, Dolce&Gabbana e Calzedonia, non riscontrando la stessa indignazione. Stavolta, invece, a causa dell’argomento ancora intoccabile, i poster sono stati immediatamente rimossi e sostituiti con le immagini, ben più   pacate e normali, della solita pubblicità.

Carlo Franza

 

 

 

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