IMG_0206Nella sala Hoffmann del Plus Berlin di Berlino in Warschauer Platz   è aperta al pubblico l’ultima mostra dell’artista italiana Marisa Settembrini, illustre docente al  Brera di Milano, che presenta venti grandi teleri che  lasciano leggere il suo giardino, nel Salento, completamente innevato.  E’ il “Giardino italiano”,  il suo giardino salentino, quello che lascia vedere Marisa Settembrini in un capitolo nuovo, denso, magico e dove si sentono potenti  gli echi  di Monet e delle apocalissi luminose di William Turner.  Ella dialoga con temi  e autori del passato a rappresentare una delle sue più intense riflessioni sul tempo e sulla memoria , sul flusso della vita che si dipana come un pensiero intorno alla nostra presenza nel mondo Il tema delIMG_0310la natura  insiste e resiste ancora oggi, si fa più geometrico  per  via di quelle icone- finestre che raccontano con collage i luoghi e gli spazi  del giardino e la materia  colorata che accoglie le immagini e le contorna  facendosi  gradatIMG_0106amente più brillante ed esplosiva,  fino all’ultima svolta, testimoniata dal “Giardino  innevato” di quest’anno duemiladiciassette, col suo fondo bianco, silente, nevoso. Se  ogni artista  nel proprio atelier si deve  impegnare per creare deIMG_0065lle analogie concettuali o sensuali della natura stessa, traducendole in forme, il giardino è stato un elemento basilare per questa meditazione, divenendo per  Marisa Settembrini  una tela da comporre e da dipingere. Il giardino come luogo nevralgico di una ricerca sperimentale all’aperto e dal vero era già stato un’intuizione dei pittori della prima metà dell’Ottocento, ma la forza prorompente dell’impressionismo fu quella di sperimentare la pittura di paesaggi en plein airIMG_0080, “dove la luce non è più unica – come diceva Emile Zola – ma si verificano effetti multipli. Claude Monet considerava il proprio giardino a Giverny in Normandia, disegnato come un quadro, il “plus beau chef d ’œuvre” che avesse ideato, la propria utopia bucolica. In quel luogo, inseguendo l’infinita mutevolezza di una realtà condotta dalla natura, riuscì a portare la propria pittura verso l’informale. Come Sisley amava immortalare con vigore cromatico l’armonia dei giardini di Louveciennes, Renoir impiegava come quinta scenografica dei suoi ritratti il giardino selvatico su cui s’affacciava il suo atelier a Montmartre. Mentre Pissarro e Berthe Morisot inseguivano con libertà la bellezza gentile degli ordinati giardini nei villaggi intorno a Parigi. I riferimenti all’impressionismo  fin qui citato sono solo legati alla tematica più che allo svolgimento visivo  e alle dinamiche della costruzione dei dipinti del capitolo recente della Settembrini, la quale coglie il dato reale del luogo “citando” spazi e luoghi in modo realistico eppur magico, forse cogliendo maggiormente il Klee dei giardini; infatti la Settembrini spazia nello spazio dei teleri, oltre l’icona del giardino portandosi  verso segmenti, geometrie   e macchie di colore di rimando informale e astratto   con tratti essenziali ed elementari, sicchè tutto  appare  come un flusso illimitato di forme, colori e visioni stilizzate. Un po’ come  dai giardini e dai paesaggi di Paul Klee che raccontano il  carattere  degli elementi vegetali. Rose,alberi,fiori sono creature con fisionomie e sentimenti, attori sulla scena di un ideale “Teatro Botanico”.  E la scena, naturalmente, è la vita stessa. Ora  Marisa Settembrini con questa mostra berlinese  sul suo giardino innevato  inscena pittoricamente quell’aderenza ai tre principi della varietà, della bellezza e della novità, ossia della sorpresa. Queste caratteristiche, riguardanti la sfera filosofica ed estetica,  sono risultate  indispensabili affinché l’impianto del giardino rispondesse ad esigenze di percezione di una sequenza di ‘quadri’ di paesaggio in grado di suscitare sempre nuove emozioni.

Carlo Franza

 

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