Marisa Settembrini e il giardino innevato. Venti grandi teleri dell’artista italiana in mostra al Plus Berlin di Berlino.
Nella sala Hoffmann del Plus Berlin di Berlino in Warschauer Platz è aperta al pubblico l’ultima mostra dell’artista italiana Marisa Settembrini, illustre docente al Brera di Milano, che presenta venti grandi teleri che lasciano leggere il suo giardino, nel Salento, completamente innevato. E’ il “Giardino italiano”, il suo giardino salentino, quello che lascia vedere Marisa Settembrini in un capitolo nuovo, denso, magico e dove si sentono potenti gli echi di Monet e delle apocalissi luminose di William Turner. Ella dialoga con temi e autori del passato a rappresentare una delle sue più intense riflessioni sul tempo e sulla memoria , sul flusso della vita che si dipana come un pensiero intorno alla nostra presenza nel mondo. Il tema della natura insiste e resiste ancora oggi, si fa più geometrico per via di quelle icone- finestre che raccontano con collage i luoghi e gli spazi del giardino e la materia colorata che accoglie le immagini e le contorna facendosi gradatamente più brillante ed esplosiva, fino all’ultima svolta, testimoniata dal “Giardino innevato” di quest’anno duemiladiciassette, col suo fondo bianco, silente, nevoso. Se ogni artista nel proprio atelier si deve impegnare per creare delle analogie concettuali o sensuali della natura stessa, traducendole in forme, il giardino è stato un elemento basilare per questa meditazione, divenendo per Marisa Settembrini una tela da comporre e da dipingere. Il giardino come luogo nevralgico di una ricerca sperimentale all’aperto e dal vero era già stato un’intuizione dei pittori della prima metà dell’Ottocento, ma la forza prorompente dell’impressionismo fu quella di sperimentare la pittura di paesaggi en plein air, “dove la luce non è più unica – come diceva Emile Zola – ma si verificano effetti multipli. Claude Monet considerava il proprio giardino a Giverny in Normandia, disegnato come un quadro, il “plus beau chef d ’œuvre” che avesse ideato, la propria utopia bucolica. In quel luogo, inseguendo l’infinita mutevolezza di una realtà condotta dalla natura, riuscì a portare la propria pittura verso l’informale. Come Sisley amava immortalare con vigore cromatico l’armonia dei giardini di Louveciennes, Renoir impiegava come quinta scenografica dei suoi ritratti il giardino selvatico su cui s’affacciava il suo atelier a Montmartre. Mentre Pissarro e Berthe Morisot inseguivano con libertà la bellezza gentile degli ordinati giardini nei villaggi intorno a Parigi. I riferimenti all’impressionismo fin qui citato sono solo legati alla tematica più che allo svolgimento visivo e alle dinamiche della costruzione dei dipinti del capitolo recente della Settembrini, la quale coglie il dato reale del luogo “citando” spazi e luoghi in modo realistico eppur magico, forse cogliendo maggiormente il Klee dei giardini; infatti la Settembrini spazia nello spazio dei teleri, oltre l’icona del giardino portandosi verso segmenti, geometrie e macchie di colore di rimando informale e astratto con tratti essenziali ed elementari, sicchè tutto appare come un flusso illimitato di forme, colori e visioni stilizzate. Un po’ come dai giardini e dai paesaggi di Paul Klee che raccontano il carattere degli elementi vegetali. Rose,alberi,fiori sono creature con fisionomie e sentimenti, attori sulla scena di un ideale “Teatro Botanico”. E la scena, naturalmente, è la vita stessa. Ora Marisa Settembrini con questa mostra berlinese sul suo giardino innevato inscena pittoricamente quell’aderenza ai tre principi della varietà, della bellezza e della novità, ossia della sorpresa. Queste caratteristiche, riguardanti la sfera filosofica ed estetica, sono risultate indispensabili affinché l’impianto del giardino rispondesse ad esigenze di percezione di una sequenza di ‘quadri’ di paesaggio in grado di suscitare sempre nuove emozioni.
Carlo Franza