Senza figli l’Italia è in trappola. E’ l’inverno demografico. Suona l’allarme.
La campagna elettorale entrata nel vivo, facce vecchie tante e molte riciclate, parolai tantissimi, candidati che non hanno esperienza politica e di lavoro e che parlano addirittura in un italiano regionale e pieno di errori come Di Maio, un Pd scoppiato, promesse da disgusto e che fanno prevedere il nulla. C’è da mettersi le mani nei capelli e sperare che dalle urne venga fuori qualcosa per voltare pagina, e sul serio. Diversamente il parallelismo tra “il biennio rosso” storico, e dunque l’anarchia e il caos, che ci fu nei primi anni Venti del Novecento, e l’oggi, potrebbero aprire le porte a un’altra dittatura. Ma non di questo oggi vogliam parlare. Solo che passati in rassegna tutti i programmi elettorali, sulla famiglia, sulle nascite, sui figli, ecc. ecc. tutti glissano, nessuno ne parla, girano alla larga e non sanno che siamo dentro l’inverno demografico. E senza figli l’Italia è in trappola. D’altronde sappiamo tutti che i migranti a far figli sono abituati e ogni famiglia di questi ne ha una media di cinque e più. E’ necessario che le forze politiche sentano il bisogno di un piano ventennale che impegni tutti perché la demografia è il tema principale per la sostenibilità dello sviluppo del nostro Paese Italia nei prossimi 50 anni. Occorre proporre un piano per la fertilità e uno per la natalità, con misure universali degne di un paese civile. La natalità non è più un problema, ma è un tema da affrontare. E non si può ragionare solo con i numeri nel senso che fare figli significa che questi un domani pagheranno le nostre pensioni. I figli sono un bene per tutti, ad iniziare da me, fino a tutti quelli che fanno parte del sistema Italia. Il Patto per la natalità non è di questo o quel partito, ma di tutti quelli che hanno a cuore il paese e hanno voglia di mettersi in gioco. Non c’è lista che tenga, di chi ci sta o non ci sta, senza figli l’Italia è finita. Belle e sante parole quelle di Fontana, novello candidato presidente della Regione Lombardia. I figli e le nuove generazioni -se ci saranno- sono il vero cantiere di sviluppo del Paese. E occorre poi pensare seriamente e con i fatti alle politiche di lungo periodo di sostegno alla famiglia. L’Italia deve tornare ad essere il Paese in cui nascere, crescere e fare progetti di vita e di lavoro sia facile e sostenibile. Investire sulle nuove generazioni – senza aver bisogno di migranti come vuole certa e becera sinistra e certa chiesa bergogliana- significa avere una visione di “identità” della cittadinanza di domani. Negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento soprattutto era il Sud del nostro paese a far figli, oggi invece il Sud è tremendamente sofferente e a girarli questi paesi si nota che in essi rimangono solo i vecchi, i pochissimi giovani vanno al Nord a studiare e poi a lavorare. Ne faccio ad esempio, con una analisi sociologica una rassegna. Circoscrivo un’area italiana, il Salento, l’area oggi dove per le elezioni qui è sceso in lizza Massimo D’Alema di Liberi e Uguali contro la Bellanova del Pd. Qui manca tutto, sembra d’essere tornati indietro di cinquant’anni, niente lavoro, povertà, niente figli, ospizi in quantità, moltissimi invalidi, niente sviluppo e con in più un’agricoltura abbandonata. Cosa mai diranno e faranno D’Alema e la Bellanova qui candidati? Continueranno a prendere in giro gli elettori, con promesse inesistenti? “Qui, dove siamo tremila e poco più -dice l’avventore di un bar nel paese di Morciano di Leuca (Le)- cento persone in meno si notano, eccome!”; da 3.508 del 2001 i morcianesi sono diventati 3.309 (dato del censimento 2016), con il segno meno costante dal 2013. Nel paese vicino Patù (Le) “l’anno felice” si chiama 2009, quando si registrarono più nascite che decessi; poi il dato stabile dei 1.700 e più residenti ha cominciato ad erodersi fino agli attuali 1.685. Anche il Sindaco di Salve (Le) Vincenzo Passaseo, che pure almeno fino al 2016 ha potuto contare 4.649 abitanti (15 anni fa erano 4.553), è preoccupato lo stesso: “Da almeno cinque anni registriamo 60 funerali e trenta nascite. Se ci manteniamo ai livelli attuali è grazie a quegli anziani del Nord Italia che hanno preso casa e residenza qui e qui trascorrono diversi mesi l’anno”. La popolazione invecchia, come nel resto d’Italia, e allora occorre aggiornare le priorità: per questo il Comune ha realizzato una casa di riposo da venti posti da concedere in gestione nella frazione di Ruggiano. E per i giovani che vanno via? Altro problema senza soluzioni a portata di mano. Ma questo è solo un assaggio della situazione gravissima che esiste in Italia. Se dunque le italiane e gli italiani non cominceranno a prendersi cura della propria fertilità, l’Italia sarà destinata a diventare un Paese sempre più composto da anziani. Le previsioni per il 2050 sono queste: il 12,6% di persone con età inferiore a 15 anni, il 54,4% nella cosiddetta fascia di età attiva (da 15 a 64 anni), un terzo di residenti con 65 anni ed, infine, il 7,6% di persone con 85 anni e più. Un inverno infinito, perché la primavera in questo modo non arriverà più.
Carlo Franza