Chi si rivede, D’Alema. Riparte dal Salento, impoverito e ormai ridotto dalla sinistra a una terra anni Cinquanta.
Massimo D’Alema è del ’49, proprio come il sottoscritto. Lo pensavo, ormai prossimo alla pensione, dedito alla produzione di vini. E invece così non è. E’ stato uno di quelli, nella sua appartenenza al vecchio Partito Comunista Italiano, a mettere fuori gioco quel grande statista che è stato Bettino Craxi. L’ultimo grande statista che l’Italia abbia avuto. Un proverbio dice : “Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te”. Adesso ad essere fuori gioco e fuori dal PD dopo essere stato del PDS è proprio Massimo D’Alema, il quale ha ripensato di scendere in campo in un novello partito che più piccolo non si può, Liberi e Uguali (LEU). Pensate, si trova candidato nel Salento per Leu ed ha come avversario Teresa Bellanova del PD ex bracciante agricola. Il Salento, vale a dire le province di Lecce, Brindisi e Taranto, dopo il boom degli anni Sessanta e Settanta ha subito, con il PCI che ha retto moltissimi comuni, un degrado economico e sociale da fare spavento. Questa è la terra della “pizzica” e della “Notte della Taranta”. Qui a percorrere questi paesi ci si accorge d’essere piombati così indietro che il parallelo con gli anni Cinquanta del Novecento c’è eccome. Oggi crescita zero, disoccupazione alle stelle, di giovani neppure l’ombra perché sono tutti al nord per studi e lavoro, sanità deficitaria vista la chiusura di molti ospedali, in quasi tutti i paesi ci sono cooperative e preti che gestiscono “migranti” -d’altronde rendono e bene-, qui si sverna e si muore visto che sono moltiplicati gli ospizi per anziani e non autosufficienti. Ebbene da queste parti, qui in Salento dove D’Alema ha imperato negli anni scorsi, D’Alema torna a mietere il grano. “Avevo smesso, mi hanno chiesto di tornare ad impegnarmi per il Salento. Non riesco a concepire una campagna elettorale che non sia lì, mi emoziona”. Lo ha detto Massimo D’Alema a ‘Fatti e misfatti’, su Tgcom24. “Continuo a pensare che un grande Paese civile abbia bisogno di politica con la P maiuscola, che non c’è più. Chiedo ai miei elettori di proteggere il panda, una specie in via di estinzione. Senza classe dirigente il Paese è a rischio”. Anche a me, professore e giornalista, due significativi partiti avevano offerto un seggio sicuro al Senato della Repubblica, ma ho rifiutato. Oggi ci vuole ben altro che un seggio sicuro, per il bene del Paese Italia. Torniamo al filo del discorso. Ne ha per tutti il vecchio ex PCI, perché ha criticato il PD. Quanto a Matteo Renzi, dice: “io ho sempre preferito occuparmi dei problemi più che delle persone. Anche adesso sento “il partito di D’Alema, il partito di D’Alema”…È talmente antipatico alla maggior parte degli italiani che ogni volta che mi attacca frontalmente mi fa un favore”. E già, dà dell’antipatico a Renzi come se lui fosse simpaticissimo, anzi. L’antipatico è proprio lui. Ha criticato anche i 5Stelle: “Non li demonizzo, ma M5S non è in grado di cambiare. Noi vogliamo cambiare e abbiamo l’esperienza politica per farlo”. E ne ha anche per Berlusconi, anzi contro Silvio Berlusconi: “Dice che i migranti sono una bomba sociale? Berlusconi mi sta anche simpatico, poi io mi ricordo cosa ha promesso nel ’94. Poi lui ha governato per nove anni e le tasse non sono calate, le pensioni non sono aumentate, il ponte sullo Stretto non c’è e non ha fermato i migranti. Lui ha fatto la più grande sanatoria della storia d’Italia, ha legalizzato un milione di clandestini. Quindi io sono tranquillo, tutto quello che dice Berlusconi non avverrà”, tuona a TgCom24 l’esponente di LeU. “Se chiudiamo le frontiere per difendere la razza bianca -sottolinea D’Alema- ci ritroviamo presto un paese di vecchi senza pensione, già oggi gli immigrati pagano le pensioni”. Torna e ritorna ancora il ritornello della sinistra, ormai stantio, che sono i migranti a pagarci le pensioni, semmai le pensioni le pagano a lui e ai suoi commilitoni politici che in tutti questi anni hanno avuto e hanno ancora tutt’oggi pensioni d’oro e privilegi a non finire. La smetta Signor D’Alema di raccontare lucciole per lanterne al popolo italiano, di imbonire gli elettori che ancora gli corrono dietro, gli elettori del Salento che sono ormai così poveri che più poveri non si può. Dunque, avete capito bene, torna in campo il leader Maximo (Massimo D’Alema), adesso vedrete che nei paesi salentini si muoveranno anche le processioni con i santi levati in alto e i galoppini a distribuire santini con il suo nome in calce. Beh, a questo punto un augurio a D’Alema lo faccio, e cioè che non venga eletto, ne andrebbe di mezzo la salute del Salento e dell’Italia. Agli elettori delle Elezioni Politiche 2018 ricordo che un’arma in mano (il voto) l’abbiamo, usiamola, ci renderà il futuro più facile e meno deprimente.
Carlo Franza