Le icone di Kuturi. Tavole fondo oro in mostra a Milano nell’Ex-Studio di Piero Manzoni in zona Brera.
E’ una di quelle mostre che diventano vera rarità nel sistema nazionale del mostrificio contemporaneo, e pertanto visitarla diventa un segnale importante per capire anche in che direzione può e deve andare l’arte contemporanea. Arte assoluta, arte fuori da ogni stereotipo, arte mistica, arte sacrale, arte divinatoria, alla maniera dei “lari e penati” che gli antichi romani avevano in ogni abitazione. Queste tavole acquistano pertanto un senso mirato e forte, capace di sconvolgere ogni parametro di raffronto e confronto, ed un anche un clima di sofferto stupore che infrange ogni edulcorata maniera e manierismo. Sembrerebbe essere tornati indietro di secoli, per leggere questi “fondo oro”, con le loro ossidazioni e le piccole pietre talvolta inserite nel contesto. Kuturi, napoletano, che ha guardato molto alle accoglienze di Lucio Amelio e agli artisti della sua scuderia, procede oggi a passi sicuri lungo una novella via francigena.
Molti celebri artisti del contemporaneo hanno utilizzato il fondo oro, Lucio Fontana, Yves Klein, Remo Bianco, Ettore Spalletti, Giuliano Grittini, ecc.; tra questi anche Kuturi figura singolare del panorama artistico italiano dell’oggi, che mantiene una posizione assolutamente individuale, sviluppando un corpus di lavori che coniugano le memorie dell’arte antica e moderna, da Piero della Francesca a Giorgio Morandi, a Lucio Fontana. Quella di Kuturi potremmo definirla un’arte senza tempo, che assorbe la profondità della storia superandone la struttura cronologica e la movimenta muovendosi al confine tra bidimensionalità e tridimensionalità, fondendo tra loro pittura e scultura, tattilità e immagine, nell’immersione luministica dello spazio espositivo. In mostra nell’ex Studio di Piero Manzoni un’installazione di icone, che l’artista denomina “ossidate”, tableaux dorèe, espressione di un minimalismo ascetico capace di consegnarci una visione che si svela sulla traccia di impercettibili tensioni suggerite da un segno da una luce, decantate nella struttura e nel colore. La posizione di Kuturi nell’arte contemporanea è fra le più difficili, in quanto si delinea sulla traccia di un severo impegno estetico e morale. La sua ricerca procede per vie interne, con una continua messa in gioco della sensibilità e della coscienza, verso il traguardo di una verità poetica che, appunto, in quanto tale, è innovativa e rivoluzionaria. Le opere di Kuturi sono un’avventura nel campo dello spirituale. Anche nella forma del dittico e del trittico sapientemente modulato – che ci riporta alla ripartizione del campo pittorico delle pale d’altare rinascimentali – trasformata in un doppio campo monocromo la cui oggettualità è evidenziata dal corpo e dalla profilatura dei bordi con foglia d’oro, la materia riflette la luce, rendendo così l’opera sensibile alle condizioni dell’ambiente che la circonda e richiamando alla mente la spazialità spirituale e senza confini delle tavole medievali a fondo oro. La luminosità della foglia d’oro che, come un raggio sottile, adorna il recinto delle icone, evidenzia ulteriormente la qualità tattile del colore steso in superficie, una caratteristica sensibile che, insieme al nitore delle forme assolute dei dipinti, caratterizza profondamente tutta l’opera di Kuturi. E’ pur vero che l’artista esplora le potenzialità espressive del colore -in questo caso l’oro- attraverso una pigmentazione percettiva e viva, risultato di un procedimento in cui la pittura è mescolata a pigmento puro e gesso. L’impasto è poi steso a strati successivi e infine abraso, in modo da rendere la superficie pittorica allo stesso tempo con un senso di vissuto e carica di atmosfera e luminosità. Il colore così applicato intraprende un dialogo sensibile con la luce e ammorbidisce e smaterializza la geometria delle forme. Nonostante la predominanza della monocromia dorata, l’arte di Kuturi affonda le radici in una profonda tradizione analitica perché l’accordo formale scaturisce dalle inesauribili vibrazioni della scoperta, il tessuto filosofico si compone nel costante esercizio di una ferma coscienza dell’esistere.
Salvatore Cuturi, (Napoli,1960), conosciuto nell’ambito artistico come KUTURI, è un artista italiano. Si forma tra Napoli e Milano stabilendosi definitivamente nella città meneghina nel 1990. Da giovane. nel periodo partenopeo, si accosta agli studi di architettura, dopo aver conseguito il diploma di maturità, ma sceglie poi di dedicarsi definitivamente al suo percorso artistico lavorando, in contemporanea, nella bottega del padre artigiano acquisendo con maestria la lavorazione della foglia oro. Con la pittura raggiunge da subito anche un ottimo livello nell’ambito figurale iperrealista. Frequenta l’entourage del gallerista Lucio Amelio, ed entra in contatto con personaggi come Andy WARHOL e Joseph BEUYS. Alla fine degli anni Ottanta dopo approfonditi studi sul Caravaggio, diventandone profondo conoscitore, e tre anni di studi biblici vive una profonda crisi personale. Data cruciale per la vita e l’arte di KUTURI, è stata quella del 19 luglio 1990, dalla quale, a circa trent’anni, dando ascolto a suo padre e affrontando drammatiche vicissitudini, si trasferisce a Milano, dove ora vive e produce. All’alba del terzo millennio, dopo aver conosciuto a Parigi Armand Pierre Fernandez, noto come ARMAN e figura del Nouveau Réalisme, Kuturi avvia un capitolo nuovo nella sua produzione artistica. Nel 2006 fonda a Milano nel quartiere Isola, Arte Zara LabGallery insieme di atelier e galleria, dove produce e commercializza i suoi lavori in modo indipendente. Nel 2017 ha tenuto una mostra personale dal titolo “Oxidium, oltre l’icona” al Museo Pan di Napoli, presentato da Andrea Del Guercio. Una sua opera entra nel 2018 nella Collezione di Arte Contemporanea della Città del Vaticano su segnalazione dell’illustre Storico dell’Arte Prof. Carlo Franza. Nel 2018 è con una personale dal titolo “Magnificat” nell’Ex Studio di Piero Manzoni a Milano presentato da Carlo Franza.
Carlo Franza