Il-dipinto-di-Zehra-Doğan-via-Twitter-590x362Il presidente turco Erdogan dittatore islamico ha la censura e l’incarceramento facile. Infatti, la Turchia degli ultimi anni, in particolare quella del dopo fallito colpo di stato del luglio 2016, ha  visto moltiplicarsi i processi e gli arresti di giornalisti, scrittori, politici dell’opposizione e persino di docenti  universitari. Per non parlare delle misure di Ankara a sfavore della libertà di informazione ed espressione, che mirano a isolare il paese e a convertirlo in un nuovo impero ottomano, reazionario e oscurantista. Tra le ultime, il blocco dell’accesso a Wikipedia, voluto dal governo lo scorso anno, contro il quale la più grande enciclopedia online al mondo sta portando avanti una battaglia legale.  Il-murales-di-Banksy-dedicato-a-Zehra-Doğan-590x393Ora ci ha pensato un artista di chiara fama come Banksy che è  tornato a New York, stavolta per alzare la voce contro l’ennesimo caso di ingiustizia. Infatti qualche tempo fa, il 15 marzo 2018  a Manhattan, all’angolo tra Houston Street e Bowery, è apparso un nuovo murales dell’anonimo e sfuggente street artist britannico, dedicato a Zehra Doğan. Perché un anno prima esattamente il 24 marzo 2017, la ventottenne giornalista e artista turca, di etnia curda, era stata condannata a due anni, nove mesi e ventidue giorni di carcere. Il-murales-di-Banksy-dedicato-a-Zehra-Doğan-dettaglio-590x393Quasi tre anni dietro le sbarre per aver realizzato un dipinto ispirandosi ad una fotografia che circolava sui social media, scattata nel 2015 nella cittadina di Nusaybinm, nella Turchia sud orientale, al confine con la Siria, durante i pesanti combattimenti tra l’esercito turco e i militanti curdi. La foto, così come il dipinto di Bansky, ritrae un paesaggio urbano post bellico, con veicoli militari ed edifici bombardati da cui sventolano enormi bandiere turche. L’opera è stata immediatamente considerata oltraggiosa nei confronti della bandiera nazionale e l’autrice accusata di propaganda e affiliazione ad un’organizzazione terroristica, quale il PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan. “Mi spiace molto per lei”, ha dichiarato Banksy al New York Times. “Ho dipinto cose che avrebbero meritato molto di più una pena detentiva”. Su un’ampia parete che in precedenza ha accolto murales di celebri writer, tra cui Keith Haring e il duo brasiliano Os Gêmeos, Banksy ha composto una serie di tacche nere su fondo bianco – come quelle che i detenuti incidono sul muro della propria cella per tenere conto dei giorni di prigionia – che, in questo caso, segnano il tempo trascorso in carcere da Zehra Doğan. La sequenza è interrotta dal volto della giovane artista dietro le sbarre, di cui una è in realtà una matita, impugnata come simbolo di resistenza artistica e intellettuale. Banksy – che ha realizzato il murales in collaborazione con lo street artist americano Borf – ha poi instagrammato l’opera invitando i suoi follower a fare altrettanto e a taggare il presidente Erdoğan con l’hashtag #FREEzehradogan.

Carlo Franza

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