Oggetti rituali e scaramantici per il Buon Anno 2020. Una collezione straordinaria di scarpe, amuleti e orari ferroviari, in mostra alla Galleria del FRaC di Baronissi in Campania.
Promossa dal FRaC Baronissi- Museo Fondo Regionale d’Arte Contemporanea del Comune di Baronissi- Regione Campania, si è aperta al pubblico presso il sito del Museo di Baronissi la mostra dal titolo “ OBJETS RITUELS. Scarpe, amuleti e viaggi per l’immaginario”. E non c’era mostra migliore, scaramantica, per augurare un Buon 2020.
La mostra, curata da Massimo Bignardi, ed aperta fino al 23 febbraio 2020, propone 85 oggetti creativi realizzati, nell’arco di tempo che dalla fine degli anni Settanta arriva al 2000, da 64 artisti italiani, appartenenti a generazioni e linguaggi diversi tra loro ma che offrono una ulteriore e specifica attenzione all’oggetto e alle sue potenzialità immaginative. In mostra scarpe, amuleti, viaggi per l’immaginario, corni apotropaici e itinerari di viaggi mai intrapresi realizzati da artisti di chiarissima fama: Carla Accardi, Italo Antico, Renato Barisani, Mario Benedetti, Tomaso Binga, Remo Brindisi, Giuliana Bocchi, Clara Bonfiglio, Angelo Casciello, Angelo Cassi, Marisa Castaldi, Alik Cavaliere, Carmine Cerbone, Claudio Cintoli, Giuliano Collina, Giovanni Colombo, Mimmo Conenna, Enzo Cucchi, Riccardo Dalisi, Silvio D’Antonio, Giovanni De Caro, Lucio Del Pezzo, Crescenzo Del Vecchio, Giulio De Mitri, Teo De Palma, Fabio De Poli, Bruno Di Bello, Giuseppe Di Muro, Marco Fusco, Omar Galliani, Gaetano Grillo, Gruppo Istituto d’Arte di Cantù, Pietro Lista, Emilio Isgrò, Ki Ono, Ugo La Pietra, Salvatore Liguori, Lunardon-De Chirico, Franco Marrocco, Pino Mascia, Sergio Monari, Ignazio Moncada, Giuseppe Menta, Aldo Mondino, Ugo Nespolo, Angela Occhipinti, Annibale Oste, Arturo Pagano, Urano Palma, Antonio Paradiso, Elio Parisi, Ico Parisi, Marco Pellizzola, Pino Pinelli, Stefano Pizzi, Fabrizio Plessi, PlumCake, Giuseppe Rescigno, Angelomichele Risi, Mimmo Rotella, Michelangelo Salvatore, Nicola Salvatore, Armando Sanna, Luis Seiwald, Francesco Somaini, Aldo Spoldi, Mauro Staccioli, Emilio Tadini, Valeriano Trubbiani, Luigi Vollaro.
Le scarpe proposte in questa mostra realizzate in occasione di “Milano poesia”, tenutasi alla Rotonda della Besana a Milano nel 1988, non sono oggetti di moda ma sono stati e diventati occasione di divertissement; gli artisti hanno portato e dipinto su quanto costruito dagli artigiani le loro diavolerie, le loro accensioni sensuali ed amorose, hanno liberato il loro eros, le loro fantasie, mettendo in luce su oggetti del vivere il corpo, segnali e immagini di forza, racconto e attenzioni. Quelle scarpe, quei calzari sono diventati oggetti sacrali, divinità dell’esistenza, reliquie da adorare e conservare.
A seguire la sequenza di corni apotropaici raccolti, sul finire del secolo scorso dall’Associazione Arte e Apotropia che in quegli anni aveva sede a Como, oggi riproposto, in misura ridotta in questa mostra, dopo la prima loro esposizione nel 2001 a Napoli presso lo spazio Agorà. Questa selezione di corni-amuleti, hanno portato questi oggetti/opere di artisti contemporanei a mostrare quel travaso visibile in ciascuno di essi che è il linguaggio proprio che apparenta ogni stile creativo e che dà anche l’idea della vera contemporaneità pur nell’uso di un oggetto che attraversa la storia dei millenni. Il corno-amuleto divenuto linguaggio sociale vive così ancor più sotto la manipolazione artistica che vi ha aggiunto una sua pelle, elevandolo a corpo propiziatorio, oggetto benefico che allontana sortilegi e malefici, fatture e maledizioni; oggetto divenuto sotto lo sguardo e le mani di un artista racconto del presente.
Poi ci sono gli “orari ferroviari”, pagine dove sono indicati a caratteri minimali il susseguersi degli orari di arrivo e partenza dei treni, fogli che rimandano a percorsi di lavoro e di studio, a dati esistenziali, a un vissuto carico di emozioni. Vere e proprie mappe di vita, dove i dati in verticale e in orizzontale indicati accanto a luoghi geografici italiani del nord e sud Italia ci raccontano iconicamente il vivere, il tempo e la transitorietà della vita con tutte le sue stazioni di affanno; su questi fogli che sono diventati una sorta di diario esistenziale gli artisti qui proposti sono intervenuti, con propri segni, appunti, disegni, giocosi e non. Disegni che talvolta hanno ingannato il tempo dell’attesa o il transito interminabile sui treni pendolari; fogli reimpaginati con sottolineature o con evidenziazioni, a matita o biro, riferibili a cambi, coincidenze o quanto quadrava il tempo dei percorsi.
E per finire devo aggiungere che mostre di tal genere, se ne sono viste negli anni pochissime, capaci di entrare nel vivo del vissuto, di raccontare per mano degli artisti i luoghi, i territori, l’habitat, oggetti e abiti, modi e mode. Un paradiso colto capace di portare l’arte oltre le misure standard, oltre il ciclico, oltre il normale, oltre la contemporaneità.
Carlo Franza