“Che figura di merda”, è il libro autobiografico di Emilio Fede, un formidabile, colto e lucido giornalista televisivo.
Emilio Fede ha da poco finito di scontare gli arresti domiciliari, dopo essere stato condannato in via definitiva lo scorso anno per il reato di favoreggiamento della prostituzione nell’ambito del processo Ruby bis. Su Il Fatto Quotidiano, l’ex direttore del TG4 ha svelato in un’intervista a Chi come ha trascorso questo periodo di detenzione: “Ho finito da poco di scontare gli arresti domiciliari per il caso Ruby bis, ma non mi è pesata la detenzione, ne ho approfittato per scrivere un libro“. Il suo libro ha un sottotitolo significativo, spiegato così da Fede: “Non è un libro di vendette, c’è anche un sottotitolo che è ‘Saper perdonare‘. È un modo per far capire a quelli che me l’hanno fatta grossa che non porto rancore perché so che, alla fine, i conti tornano sempre“.
“Che figura di merda” è quindi un libro autobiografico in cui l’ex direttore del TG4 si racconta. Infatti, sull’abstract si legge: “Emilio Fede ripercorre la sua esistenza. L’infanzia, l’amore per informazione, il vizio del gioco, incontro con Berlusconi, il successo, il bunga bunga, la caduta, immaginazione, i ricordi, che possono lenire o possono bruciare“. Nel suo testo, Emilio Fede, ora 89enne, arriva anche ad immaginare il suo funerale e, durante l’intervista, svela come vorrebbe che gli altri lo ricordassero: “Vorrei essere ricordato come un grande presuntuoso che diceva di essere il più bravo di tutti ma che, in effetti, lo era“.
Si sa che tra Emilio Fede e Silvio Berlusconi c’è stato un rapporto di amicizia di lunga data, e di un rapporto che le vicende giudiziarie dovute al caso Ruby avrebbero solo leggermente scalfito, a detta dell’ex direttore del TG4, lo afferma nel suo libro quando così dice della sua amicizia con l’ex premier Berlusconi: “Rispondo alla domanda che mi fanno tutti da anni: ma lo vedi ancora Berlusconi? Ma vi sentite? Vede, io e lui saremo sempre amici fraterni. Certo, tutte le varie vicende che ci hanno interessato possono aver incrinato questo patto di affetto, ma non lo hanno rotto”.
Qualcuno, anzi più di qualcuno, si meraviglia di questo titolo strano. Il titolo del libro di Emilio Fede, “ Che figura di merda”, omaggia un fuorionda dell’ex direttore del TG4 divenuto celebre. Quando nel 2003 fu catturato il dittatore Saddam Hussein, Fede annunciò ai telespettatori un servizio che mostrava le immagini dell’arresto dell’ex presidente dell’Iraq. Purtroppo però al posto delle immagini della cattura del dittatore venne mostrata un’immagine di Silvio Berlusconi. Emilio Fede si irritò reagendo all’errore con una battuta, mentre non era in onda: “Che figura di merda!“. Come forse era prevedibile, la sua battuta finì su Striscia la Notizia divenendo famosa. Bene ne scrive del libro su “Libero”, Vittorio Feltri, che lo presenta e lo incornicia in modo formidabile: “ Emilio Fede, noto giornalista televisivo, ha avuto una carriera formidabile sia in Rai (direttore del Tg1) sia a Mediaset (capo di Studio aperto e di Retequattro). Abilissimo davanti alle telecamere e dotato di un fiuto straordinario per le notizie, ha tenuto banco nel mondo dell’informazione per un numero sterminato di anni. Le sue performance sono memorabili”. Ma non è tutto perché Vittorio Feltri aggiunge: “Addirittura Fede ha patito un assalto giudiziario, rimediando una condanna definitiva senza costrutto logico. Probabilmente gli hanno fatto pagare la sua amicizia col nemico della sinistra, il leader di Forza Italia. Lo hanno accusato di tutto, pure dei presunti riscaldamenti climatici. Prove, zero. Cosicché recentemente è stato perfino arrestato perché uscito di casa – essendo ai domiciliari – per festeggiare il compleanno in un ristorante di Napoli. L’ennesima umiliazione. Nonostante ciò il suo libro di memorie è lieve, non trasuda rancore, lo si legge volentieri in quanto è ricco di episodi gustosi narrati con prosa delicata. Fede, piaccia o no, si conferma un fuoriclasse e gli auguro di provare che la Figura di merda non è sua, ma di chi lo ha perseguitato”. Parole chiare che condivido appieno, perché le 174 pagine di questo libro che nessun deve trascurare, si leggono d’un fiato e chiariscono ogni avventura e disavventura. In questo libro, che ha la forza della rivendicazione e l’immanenza del congedo, Emilio fede ripercorre la sua esistenza. L’infanzia, l’amore per informazione, il vizio del gioco, incontro con Berlusconi, il successo, il bunga bunga, la caduta, immaginazione, i ricordi, che possono lenire o possono bruciare. Emilio fede, in queste pagine, immagina il suo funerale. Chi non lo ha fatto? Cerca negli altri la traccia da lui lasciata come professionista e come uomo. Non si discolpa, non chiede pietà, accetta gratitudine, che tuttavia lo ferisce. Parla di perdono, implorato, concesso, auto concesso, auspicato. Conosce e riconosce le sue debolezze, la sua imperfezione, che per un naturale istinto di provocazione diventano vanto. Non vuole piacere, il ruolo di personaggio scomodo e antipatico ai più non lo fa sentire a disagio. Vuole solo essere creduto. Rammenta il forte legame con Silvio Berlusconi. Tra orgoglio e nostalgia, rivela aneddoti della sua lunga carriera, raccontando così l’Italia del Novecento, quella del rapimento e dell’omicidio di Aldo Moro, quella della morte del piccolo Alfredo nel pozzo di vermicino. Racconta la TV prima del sensazionalismo. Vagheggiata, lascia volutamente punti oscuri, confonde. Un po’ per incuriosire il lettore, un po’ perché nella dimensione del ricordo esistenza di chiunque subisce alterazioni. Emilio fede sa di essere sulla via del tramonto, perché a non mentire è l’età, che rende sinceri. In queste pagine Fede parla di tanti amici, conoscenti, persone che ha frequentato per una vita intera, ed altre che ha appena sfiorato. Compagni di viaggio, sodali di avventure da film, da fotoromanzo. Le scalate (e le cadute) di Flavio Briatore, Il finto (?) flirt con Audrey Hepburn, le spese pazze a giro per Roma, tutte addebitate alla Rai, naturalmente. La firma falsa al matrimonio di Paolo Brosio, che poi gli permetterà di annullare delle incaute nozze. Note e notizie da far sbarrare gli occhi e muovere la curiosità. Qui si trova di tutto, occorre saper leggere fra le righe. “Vedere” le informazioni, che di solito non si rivelano facilmente. E la sua “lunga assenza” di noto presentatore tv, di giornalista che sapeva fiutare la notizia, è tutt’oggi un mistero da scavare. Fede oggi è lucido, lucidissimo. La precisione dei suo racconti, l’accuratezza nel segnare date e nomi, lo scrupolo utilizzato nel ricostruire episodi di vita passata sembrano quasi tradire la schiettezza dell’anagrafe. E’ bene sapere che Fede nel giugno appena trascorso ha compiuto 89 anni. Anni trascorsi in giro per il mondo da inviato, dietro ad una scrivania da direttore di tg, o ancora sprofondato nelle pagine di giudiziaria.
Da qualche giorno finalmente è un uomo libero. E da uomo libero, dopo avere scontato la sua pena ai domiciliari, eccolo alle prese con alcuni passaggi della sua esistenza ed ora che ha dato alle stampe un libro: un memoriale, un album di episodi, un corollario di personaggi che ha incontrato durante una carriera lunga più di 60 anni.
Si titola “Che figura di merda” il memoir autobiografico di Emilio Fede edito da Giraldi editore; quel fuorionda, diventato un tormentone televisivo grazie a “Striscia la notizia”, ora è nientemeno che il titolo della sua pubblicazione già in libreria.
Carlo Franza