Un libro particolare, una sorta di guida, anzi una vera e propria guida alle reliquie d’Italia, esposte al pubblico da nord a sud, e attorno a talune addirittura sono fioriti santuari illustri. Il libro di Mauro Orletti ( edito da Quodlibet, pp. 240,  120×190 mm, brossura con bandelle, 2018), prezioso e documentato,  è proprio una novità. Nel Medioevo le reliquie di santi, beati e martiri viaggiavano da un luogo all’altro d’Europa: dita, mani, gambe, piedi, teste, lingue, cuori e capelli. Le parti più pregiate riguardavano la specialità del santo: di Antonio di Padova, predicatore, la lingua; di Sant’Apollonia i denti cavati con le tenaglie: Papa Paolo VI li fece raccogliere e ne   riempì una cassetta con 3 chili e mezzo. Questa guida permette di conoscere le più celebri e curiose reliquie, di cui l’Italia è piena: quelle ancora venerate perché incredibilmente miracolose, quelle cadute in disgrazia perché false e inefficaci; le vicende di chi le ha trovate e protette, oppure rubate, fatte a pezzi, falsificate e vendute. Il Santo Prepuzio, l’autentica lettera del diavolo, il corpo avventuroso di San Marco, il sangue di San Lorenzo e così via.

Il  Medioevo è stato il momento principe  del mercato delle reliquie, un mercato fiorente,  perché i crociati tornarono dalla terra santa portando presunte reliquie, reliquie dei santi, di beati e di martiri.  Scaramucce, guerre  e dispute varie sorsero fra città per il possesso delle reliquie, persino furti “sacrileghi” di reliquie come quello che avvenne nel 1485 quando i veneziani rubarono le reliquie di S. Rocco a Montpellier e nel 1856 restituirono, metà del corpo del santo a Montpellier; ma non mancaroni i lucratori e i falsari  che fabbricavano dal nulla  le reliquie. Tanto che ancora oggi si trovano dita, mani, gambe, piedi, teste, lingue, cuori, capelli, fluidi corporali e prepuzi, in quantità, tutti organi funzionali alle caratteristiche e alle preghiere e invocazioni  del santo; di Antonio da Padova, predicatore,  abbiamo la lingua; e di Sant’Apollonia, che viene invocata per guarire il mal di denti, si conservano i denti che le furono cavati con le tenaglie, tanto papa Paolo VI ne fece  raccogliere le reliquie da riempirne una cassetta di 3 chili e mezzo.

Il libro in questione contiene una marea di notizie relative alle reliquie; vuole essere una preziosa  guida per conoscere le più celebri e curiose reliquie di cui l’Italia è piena, molte delle quali sono ancora venerate e alle quali sono dedicate processioni e feste religiose, specie nel sud Italia, da Napoli  alla Calabria e alla Sicilia.  Non mancano anche le indicazioni su reliquie false  e contestate. Certo non è una guida scientificamente esatta, perché molte reliquie poggiano su una fede credulona e  ormai acquisita da centinaia d’anni,  ma in appendice per ogni reliquia censita, come note al testo, vi sono i riferimenti bibliografici e storici. Notizie forti, notizie curiose, notizie spurie, notizie fideistiche; sappiamo  che  il sangue di San Gennaro, custodito a Napoli,  ogni anno  offre il “miracolo” della liquefazione;  ai piedi dei monti Ausoni e Lepini nel paese di Amaseno (Frosinone) nella parrocchia di Santa Maria Assunta è conservata un’ampolla con il sangue di San Lorenzo e  anche questo sangue è oggetto di “miracolosa” liquefazione, e il vero “miracolo” sta nel fatto che la liquefazione avviene senza alcun ricorso a movimenti dell’ampolla. La reliquia più strana, corporale,  da sembrare persino  imbarazzante, il santo prepuzio, unica parte del corpo di Gesù rimasta sulla terra, tanto che Mauro Orletti ne racconta la storia della scoperta della santa reliquia che fu donata da Carlo Magno, in occasione della sua incoronazione a Roma nel dicembre dell’800, a Leone III, reliquia che Carlo Magno ricevette da un angelo. Nell’iconografia cattolica, durante la Controriforma, troviamo sempre il bambinello dipinto nudo con il pene in evidenza, così bene in mostra che si nota che non è mai stato circonciso, quindi il prepuzio che si conserva a Calcata in provincia di Viterbo – detto anche il paese delle streghe-  è una rarità, anche se esistono alcuni quadri, pochi, che rappresentano la circoncisione al tempio di Gesù. Secondo le leggende a Calcata, nel 1527 fu catturato un lanzichenecco che aveva preso parte al  sacco di Roma e depredato  il Sancta sanctorum di San Giovanni in Laterano. Imprigionato nel paese, avrebbe nascosto il reliquiario contenente il  Santo Prepuzio nella sua cella, dove sarebbe stato scoperto nel 1557. Da allora la chiesa iniziò a venerare la reliquia, concedendo ai pellegrini un’indulgenza  di dieci anni. Trovata, la reliquia è affidata a mani innocenti, chi se non una vergine può toccare il Santissimo Prepuzio di Gesù; peccato che in Europa esistono altri 12 città che rivendicano il possesso e la venerazione del prepuzio. Il prepuzio di Calcata è sicuramente il più famoso, James Joyce nel suo capolavoro letterario L’Ulisse (1918), scrive che Stephen Dedalus, personaggio principale dell’opera joyciana, scopre che, in un orinatoio, l’amico Leopold Bloom è circonciso e non può fare a meno di pensare al prepuzio di Calcata “l’anello matrimoniale della Santa Romana Chiesa Cattolica” come lo chiama Joyce. La presenza di questa imbarazzante reliquia portò la Congregazione per la Dottrina della Fede, con decreto del febbraio 1900, a vietare a chiunque di parlare o scrivere della reliquia, quindi Joyce sarebbe stato scomunicato. L’ultima volta che fu portata in processione fu nel 1983, dopo di che il prepuzio fu rubato. Può essere questa  una storia inventata per mettere fine all’interesse morboso alla reliquia. Dov’è  poi ancora oggi il prepuzio del Bambino Gesù  di Calcata in provincia di Viterbo?  Messa in evidenza persino  la teoria del teologo Leone Allacci, che nel XVI secolo aveva elaborato un’affascinante teoria,  e cioè che il prepuzio è asceso in cielo, qui si è espanso fino a diventare l’anello di un pianeta (allora) appena scoperto: Saturno. La proprietà taumaturgica, visto la reliquia, era propiziatoria per la fertilità maschile.

La guida descrive molte altre reliquie,  non è sicuramente un pamphlet anticlericale, ma una incredibile radiografia  sulla credulità dei fedeli, foraggiata dalla chiesa, che cessano di indagare la ragione delle cose, la causa delle sue sofferenze, delle sue sventure o delle sue colpe. Per ogni problema c’è un santo cui chiedere il miracolo e ricambiarlo con una “per grazia ricevuta”, quindi la guida può anche essere d’aiuto in casi di necessità per devoti e fedeli. In un antesignano Dizionario delle reliquie e dei santi della Chiesa Romana editato nel 1888 a Firenze dalla casa editrice Claudiana (la casa editrice degli Evangelici Italiani) nella prefazione l’anonimo curatore scrive: “Quando abbiamo cominciato a distendere queste pagine, ci pareva di sognare … tante erano le stranezze, le imposture, le falsità che eravamo costretti a registrare intorno alla reliquie ed ai santi, che spudoratamente la Chiesa di Roma dava come verità ineccezionabili”.

Ecco l’indice dei Santi e delle loro rispettive reliquie presenti nel libro.

  • Premessa
  • La Vera Icona
  • Il Sacro Legno
  • San Gengolfo
  • San Grato d’Aosta
  • I Magi
  • San Giorgio
  • San Mamante di Cesarea
  • San Romedio
  • San Sergio martire
  • San Marco evangelista
  • Santa Lucia
  • San Rocco
  • Sant’Antonio di Padova
  • San Giovanni Battista
  • Santa Caterina de’ Vigri
  • San Geminiano
  • Il Sacro Latte
  • Santa Caterina da Siena
  • Il Sacro Cingolo
  • Sant’Ubaldo
  • Santo Stefano protomartire
  • San Ciriaco di Gerusalemme
  • San Bartolomeo apostolo
  • Santa Teresa d’Avila
  • San Lorenzo
  • Il Santo Prepuzio
  • Santa Rosa da Viterbo
  • San Sebastiano
  • Santa Barbara
  • San Leucio d’Alessandria
  • San Timoteo vescovo e martire
  • San Giuseppe
  • San Michele Arcangelo
  • San Nicola di Bari
  • La Sacra Spina
  • San Vito di Lucania
  • San Biagio
  • San Martino di Tours
  • Il Sacro Capello
  • Sant’Agata
  • Sant’Apollonia
  • Santa Eustochia
  • Sant’Efisio
  • La lettera del diavolo
  • Note al testo

Mauro Orletti vive e lavora a Bologna. Ha collaborato con la rivista «L’accalappiacani» (DeriveApprodi), settemestrale di letteratura comparata al nulla che si faceva a Reggio Emilia.

 Carlo Franza

 

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