Un inedito studio interdisciplinare, a più voci, dedicato al “Quarto Stato”, il capolavoro di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Parliamo del libro “ Nel Quarto Stato” di  Rita Capurro, Anna Galli e Gregorio Taccola, tre  colleghi, tre studiosi, tutti  pur di diversi dipartimenti,  dell’Università Bicocca di Milano. Il volume è pubblicato da Nomos Edizioni/ Busto Arsizio, una casa editrice di rilevanza nazionale, pagg. 256, euro 24,90.   Un libro di studio, un testo di spessore, un documento capace di aggiungere conoscenze nuove ad un’opera, quella di Pelizza da Volpedo, che ha centrifugato la storia, le masse e il mondo operaio.   Un’ampia ricerca che approfondisce l’opera in ogni sua dimensione, dal significato che trasmette ai pubblici, passati e contemporanei, alla capacità dei materiali a resistere nel tempo. Da dove viene? Dove è? Dove sta andando Quarto Stato? Notazioni di luogo che racchiudono spazi, tempi, immaginari e materialità del capolavoro di Pellizza: a partire dalla relazione dell’autore col suo contesto, seguendo gli spostamenti dell’opera fino all’allestimento attuale al Museo del Novecento. Il volume, di taglio divulgativo ma di solido impianto scientifico, presenta i risultati di uno dei casi studio del progetto Mobartech, finanziato da Regione Lombardia nell’ambito di un ampio intervento nel quadro dei Fondi Europei di Sviluppo Regionale, FESR, previsto nel Programma Operativo Nazionale. La piattaforma mobile tecnologica, interattiva e partecipata Mobartech, per lo studio, la conservazione e la valorizzazione di beni storico-artistici, integra competenze e capacità per l’erogazione di servizi ad elevato valore aggiunto. Alla realizzazione del volume hanno partecipato più di quaranta autori: ricercatori di quattro dipartimenti dell’Università Milano-Bicocca, del IBFM-CNR e del dipartimento di fisica della Statale di Milano, insieme al personale scientifico e tecnico di importanti operatori nell’ambito dei beni storico-artistici: Arterìa (capofila del progetto Mobartech), Space, Eucentre, XGLab. Altri autori, esterni al progetto Mobartech hanno arricchito il volume con i loro contributi: Aurora Scotti, massima esperta di Pellizza, Anna Maria Montaldo, direttrice del Museo del Novecento, Pierluigi Pernigotti, dell’Associazione Amici di Pellizza, Alessia Schiavi, della Direzione Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo. Anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, interviene con alcune parole che testimoniano l’importanza dell’opera per la città di Milano. Accanto alla rilevanza scientifica dei contributi, il volume presenta un eccezionale apparato iconografico che esplora l’opera di Pellizza attraverso numerosi dettagli inediti di grande effetto.

Eccone i capitoli: il primo capitolo ha per titolo “Da dove viene “Quarto Stato”?, il secondo capitolo  affronta “lo spazio  di conservazione”, il terzo capitolo muove le “Prospettive  di conservazione e valorizzazione”. Infine le Appendici. Vi aggiungo qualche notazione sullo storico e  famoso dipinto. Volete sapere  chi era l’uomo con il cappello al centro del “Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo? In piazza Malaspina a Volpedo, a posare per l’artista c’era anche il suo amico Giovanni Gatti, soprannominato  il dutur. Non un bracciante e nemmeno un operaio, ma il farmacista del paese era tra i protagonisti del dipinto che avrebbe immortalato il nascente proletariato. Una scelta che, secondo quanto raccontò lo stesso Gatti, fu contestata da alcuni modelli, come il sedicenne Luigi Dolcini, quello ritratto in seconda fila con le braccia tese in avanti e i palmi aperti a mostrar bene le mani callose. Gatti, in un’intervista del 14 giugno 1907 rilasciata al giornale ”L’Opinione Liberale”, all’indomani del suicidio di Pellizza da Volpedo, confermò che per la figura principale di mezzo posarono lui e il muratore Giovanni Zarri, mentre la moglie di quest’ultimo era la donna ritratta a destra. Tali notizie sono raccontate proprio ne  “L’uomo con il cappello” ( Nomos Edizioni), scritto da Maria Vittoria Gatti, pronipote per via paterna di Giovanni Gatti, ricostruisce la storia inedita del protagonista di un dipinto diventato l’icona di una classe sociale. Nell’arco di un secolo, il Quarto Stato, che prima dell’Esposizione di Torino del 1902 si chiamava il Cammino dei lavoratori, è diventato un simbolo universale per tutti i proletari e poi  anche di Expo 2015.

Carlo Franza

 

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