“Rika” di Mario Vattani Ambasciatore a Singapore. Una lezione ammirevole di passione e coraggio, di forza e bellezza, in un’alterna vicenda terrestre di paradisi e inferni.
Il romanzo “Rika” (Idrovolante Edizioni, pp. 240 – euro 18,00) di Mario Vattani, nuovo Ambasciatore d’Italia a Singapore, mi porta a una citazione di Cicerone sulla storia: “La storia è testimonianza del passato, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita, annunciatrice dei tempi antichi.” E mentre sfoglio il romanzo dopo averlo letto per ben tre volte, mi son detto, ma questo Vattani è proprio un gran scrittore, un letterato che centra la storia, la vive, la innesta, la correla, così come hanno già fatto i nostri grandi romanzieri del Novecento, Elsa Morante, Gesualdo Bufalino, Leonardo Sciascia, per citarne taluni; insomma, un vero romanziere di gran qualità letteraria. Conoscevamo già il precedente lavoro letterario di Mario Vattani, e quest’ultimo volume chiude la sua trilogia giapponese, che ci aveva consegnato in precedenza “Doromizu” e “La via del Sol Levante”, unitamente al saggio “Svelare il Giappone”. Una storia come lezione di vita, inquietante, sconcertante, agghiacciante si accerta in queste pagine, narrata fra cinema e letteratura da Mario Vattani scrittore, il cui animo svela bene il lato umanistico e filosofico delle sue informative, e ne restituisce una pienezza di fondo, un principio vitale e generatore di vita che porta a combattere, a vivere, ad avere coraggio.
La storia è amara, cruda, è la storia di Rika (nome di fantasia), storia fin troppo vera, come è ormai notizia di tutti i giorni da qualche tempo in qua, perchè colpisce al cuore e mette in movimento i sentimenti delle persone civili. Ma di questa Rika ci sorprende, nel percorso della sua storia, il coraggio che l’ha sempre accompagnata e sostenuta. Sorprende, e non a caso, anzi è illuminante, che l’incipit del romanzo, che ci parla con la voce di una diciassettenne di Tokyo, sia preceduto da una citazione dell’Hagakure, il famoso “libro dei samurai” composto nel ‘600 da Yamamoto Tsunetomo : “Il coraggio e la vigliaccheria non sono argomenti da discutere in tempo di pace. Appartengono ad un’altra natura.” Ed è proprio il coraggio di questa ragazza a sorprendere, capace di essere se stessa e già donna, autonoma, sicura, in un mondo di cattivi, e che non si arrende alle violenze che gli vengono orchestrate, all’improvviso, da farla piombare in un incubo senza fine e da cui proprio grazie alla sua forza ne verrà fuori. Rika è una giovane ragazza turista giapponese dagli occhi dolcissimi, arrivata a Roma e agguantata -era il maggio del 2011- da due ragazzi, due ceffi del Bangladesh, due violenti che con l’inganno la trascinano in un ristorante oltre l’ora di chiusura e cercano di violentarla e stuprarla brutalmente. Il filo conduttore di questo romanzo di cronaca nera rimanda ai tanti casi che purtroppo -da qualche tempo in qua- quotidianamente affollano le pagine dei quotidiani nazionali. E’ una brutta storia, che si legge velocemente, d’un fiato, una storiaccia accaduta ben dieci anni fa, ambientata a Roma e che ha come protagonista una ragazzina giapponese, in Italia con la madre e la sorellina per ammirare le bellezze del nostro Paese. Sarà il suo coraggio a salvarla, perché la giovane turista reagisce, lotta, battendosi con tutte le sue forze che aveva in corpo, fino all’ultimo. E nel pieno di quella nottata violentissima, riesce a fuggire, a non abbandonare il proprio corpo nelle mani delle due bestie che avrebbero voluto abusare di lei. E’ la ragazza che si racconta, è la vittima che parla in prima persona, è lei che si scopre in tutto e per tutto, facendo partecipe il lettore dei suoi pensieri (“Ora riesco a vedere la mia immagine riflessa nel lunghissimo specchio dalla cornice dorata, quello appeso in alto, lungo la parete opposta. Noto soprattutto i miei capelli, talmente gonfi e spettinati da far apparire la mia testa molto più grande di quanto non sia davvero. Il volto non si distingue bene, ma in ogni modo non somiglia al mio, è attraversato da strisce scure, come quello di un selvaggio, o di un demonio delle foreste.” Gli uomini, dice Rika spesso non conoscono i confini, e si spingono sul contatto fisico, non accettano i no, non trangugiano i rifiuti, e la diciassettenne turista giapponese ha dovuto subire sulla propria pelle l’umiliazione, la lotta, i pugni e i graffi, il pestaggio, per difendere la sua libertà, il suo corpo, la sua bellezza. Ecco perché queste pagine sono una lezione alta di vita, una lezione ammirevole di passione e coraggio, di forza e bellezza, lezione mossa da una giovane donna che diventa il pilastro e il confronto per intere generazioni.
Le 240 pagine che si leggono a perdifiato narrano non solo quel terribile fattaccio romano, ma la ragazza riporta anche ciò che ha vissuto nella Tokio che la vive giornalmente, e dunque espone ciò che ha vissuto prima della partenza per l’Italia dove in quel drammatico tour nella Capitale d’Italia, scoprirà una Roma matrona ormai sfatta, sporca, abbandonata a se stessa, poco accogliente. Di mostri, prima del viaggio a Roma, la giovane giapponese ne aveva incontrati più di uno. Prima il vecchio salaryman che la paga per farsi fare un po’ di compagnia in un locale di Tokyo e non si fa problemi a metterle una mano tra le gambe pur essendo a tutti evidente la sua tenera età (“Quando sono tornata a casa,vicino all’elastico degli slip, tra le gambe, ho trovato due graffi rossi che mi aveva lasciato quel vecchio schifoso”). Poi il gaijin, un italiano ricchissimo, che nel suo lussuosissimo appartamento a Roppongi prima la seduce, poi quando le è addosso non accetta il suo “no”; e per finire l’incubo nella nera notte romana. Rimasta sola dopo l’ennesima lite con la madre, Rika finisce nelle mani di un venditore ambulante (quelli che lanciano in aria inutili giocattoli luminosi) che la convince ad andare a mangiare un boccone in un ristorante a Trastevere; lì si trova a dover combattere, prima per non farsi stuprare dai due bengalesi, poi per non farsi ammazzare. E, per fortuna, riesce a sfuggire all’agguato. “Questa storia -ha spiegato Vattani all’agenzia AdnKronos– dimostra che dovunque ci si trovi, sia pure nella solitudine più assoluta, l’individuo riesce con la propria personalità, con il proprio coraggio, non solo a salvarsi, ma a trasformarsi in qualcosa di migliore”.
Ebbene, Mario Vattani, che appartiene a quella nobile razza di diplomatici scrittori, con la gentilezza d’animo e la signorilità che gli appartengono, ha puntato il dito su questa truce storia, storia di vita, incoraggiandone la lettura veloce, capitolo su capitolo fino alla fine del libro. Le pagine vivono tra bellezza e squallore, tra buio e luce, tra dolcezza e violenza, con la descrizione lenticolare della giovane che diventa donna attraverso un vissuto di attese e speranze che le battono in petto, aggrappandosi anche a piccole cose come la riparazione dello scooter, e persino se potrà piacere di più o di meno con le sopracciglia rasate. E in questo mare immenso della vita, ecco il passato con i ricordi del padre o lo scabro rapporto con la madre che migliorerà solo nel finale del libro. Il libro si svolge tra Tokio e Roma, due capitali, dove la bellezza della vita si consuma tra buono e cattivo, e spesso le giovani adolescenze pagano, come Rika, la caduta del gusto della leggenda, l’amore della fiaba, l’alterna vicenda terrestre di paradisi e inferni.
Mario Vattani è nato in Francia nel 1966 e ha completato i suoi studi in Inghilterra. Entrato in carriera diplomatica a ventitré anni, ha lavorato negli Stati Uniti, in Egitto, e soprattutto in Giappone. I suoi articoli su Giappone e Asia sono apparsi su varie testate nazionali.
Ha pubblicato con Mondadori i romanzi “Doromizu. Acqua torbida” (2016) e “Al Tayar. La corrente” (2019). Nel 2020 pubblica con Giunti il saggio “Svelare il Giappone”, vincitore del premio letterario Antonio Semeria Casinò di Sanremo nello stesso anno, e del Premium International Florence Seven Stars 2020 per la Saggistica. Il suo libro “La Via del Sol Levante”, racconto autobiografico che assume a volte le fattezze del saggio storico pubblicato da Idrovolante, viene inserito dall’Ambasciata del Giappone nelle celebrazioni ufficiali del 150mo anniversario dei rapporti tra Italia e Giappone.
Carlo Franza