La mostra è parte del programma di ArtDate, il Festival di Arte Contemporanea di Bergamo organizzato da The Blank che quest’anno, nella sua XI edizione, si svolge dall’11 al 14 novembre 2021.  Oltre all’installazione presentata in galleria, due ulteriori opere di Toni Zuccheri sono esposte all’Ex Ateneo in Città Alta nella mostra collettiva cui partecipano alcuni dei principali membri del network di The Blank. (Inaugurazione venerdì 12 novembre dalle ore 18 alle ore 21.00, sabato 13 e domenica 14 ore 10.00 – 18.00).

Giunto alla sua XI edizione, il Festival vuole portare alla luce il tema, diventato urgente e universale, delle relazioni a distanza e della perdita del contatto, argomento da cui origina il titolo dell’evento di quest’anno: Nel tempo sospeso.

Come ricordano gli organizzatori: «La pandemia ha portato a vivere una distanza dell’altro e dall’altro in un’epoca che già sembrava viaggiare sempre più in una direzione “contactless”, ovvero priva di contatto, con una dematerializzazione in atto sia a livello emotivo sia sociale, oltre che tecnologico, architettonico, economico e relazionale: tutto questo ha rinverdito l’importanza di presenza, compagnia, vicinanza, frequentazione». Protagoniste della mostra sono le numerose sculture che compongono il “bestiario” di Toni Zuccheri (San Vito al Tagliamento, 1936-2008).

Si tratta di pezzi sperimentali che l’artista realizzava con scarti di vetro, avanzi di fornace assemblati con materiali organici, lamiere, stagnole, spaghi, cera, turaccioli e rappresentano un corpus di animali di diverse specie, sia selvatici che da cortile e da compagnia. Per un periodo determinato (la durata della mostra) upupe, gufi, civette, martin pescatori, galli, galline prenderanno letteralmente possesso degli spazi della galleria. Cristallizzati nei materiali che li compongono attivano l’idea della sospensione del tempo nel momento in cui hanno affrontato il passaggio dalla potenza all’atto: l’artista normalmente dà la forma voluta alle sue creazioni con vari materiali, ma dare vita alle proprie opere è qualcosa che si spinge ben oltre. Zuccheri è riuscito a conferire quella trascendenza sulla materia che è l’attesa della vita nell’attimo sospeso in cui, nulla avviene a caso ma tutto per caso.

L’installazione invade gli ambienti superiore e inferiore della galleria e chiama a riflettere su alcune situazioni “relazionali” anomale occorse nei rapporti uomo-animale durante la pandemia e alle loro conseguenze.

L’uomo è un “animale sociale” che si nutre di calore, attenzioni, conforto. I continui e logoranti lockdown che hanno impedito o quantomeno ridotto ai minimi termini i contatti tra le persone, unitamente alla diversa organizzazione del tempo dovuta allo smart working, hanno fatto esplodere le richieste di adozioni di animali che, dopo essere stati sfruttati come “distributori” di affetto incondizionato, vengono abbandonati o “liberati” man mano la situazione va normalizzandosi.

Allo stesso tempo, molte città sono state invase da bestie selvatiche che hanno conquistato spazi a loro precedentemente preclusi dalla massiccia presenza dell’uomo e da alti livelli di inquinamento, animali con i quali siamo ora costretti a relazionaci. Alcuni episodi hanno fatto il giro del web: delfini che giocavano nei porti, uccelli che nidificavano sui terrazzi, lupi che raggiungevano i centri abitati, scimmie che passeggiavano per le vie di città deserte con effetti surreali e fantascientifici.

Il “bestiario” di Toni Zuccheri nasce dal profondo interesse e rispetto per la vita animale e dalla volontà di una personale “catalogazione” delle diverse specie da parte dell’artista. Nell’esposizione il “bestiario” viene attualizzato e calato in una situazione contemporanea che valica i limiti del tempo nel quale è stato concepito e prodotto (dal 1961 agli anni 2000), ma che, oggi come ieri, ha lo stesso valore ed è animato dalle stesse intenzioni. E’ qui presentato come un unico corpus a cui – per una precisa scelta curatoriale – è stata abbinata a una traccia sonora che riproduce versi di animali: inaspettatamente, da uno stato di quiete e silenzio si sviluppa in crescendo un verseggiare che diventa rumore fastidioso, quasi assordante.

 

Il Festival, riflettendo sui diversi aspetti che coinvolgono i rapporti di prossimità e distanza, si propone inoltre come appuntamento capace di rimettere al centro la partecipazione e la dimensione relazionale dell’individuo, offrendo occasioni sia concrete sia simboliche di incontro.
I primi pezzi di questo progetto come l’Upupa, il Tacchino, la Faraona nascono nel 1961 quando l’artista, introdotto da Tobia Scarpa e ancora studente alla Facoltà di Architettura a Venezia, inizia una collaborazione con l’azienda Venini.  Alcuni di questi lavori vengono esposti alla 32° edizione della Biennale di Venezia del 1964. L’artista continua a realizzare pezzi unici per il suo bestiario fino alla morte avvenuta nel 2008. Dal 5 giugno al 13 ottobre 2019 il Museo Bagatti Valsecchi di Milano dedica una mostra al Bestiario di Toni Zuccheri dal titolo “Di galli e galline, upupe, civette e altri animali”.  In occasione dell’iniziativa Marsilio editore pubblica il volume “TONI ZUCCHERI. Poeta della natura e del vetro” a cura di Rosa Chiesa e Sandro Pezzoli.

 Carlo Franza

 

 

 

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