L’inventario di Lucia Pescador in mostra alla Leogalleries di Monza.
La Leogalleries di Monza ospita la personale ( aperta fino al 12 marzo 2022) dell’artista Lucia Pescador, figura significante dell’arte italiana del secondo dopoguerra e oggi vincitrice del premio alla carriera della diciassettesima edizione del Premio Morlotti-Imbersago.
Classe 1943, formatasi a Brera (dove si diploma con Guido Ballo, con una tesi su Bepi Romagnoni), Lucia Pescador, stupisce non poco quel suo operare vorticoso, dopo aver fatto incetta di immagini immagazzinate in una sorta di biblioteca o dispensa da dove poi attinge per raccontare; ed oggi infatti ha ancora molto da dire, con quella lucidità poetica che gli appartiene dopo aver cercato, raccolto, osservato, interpretato e infine trasformato in arte e poesia ogni aspetto della vita. E’ sempre stata onnivora di immagini, e difatti così l’ho conosciuta fin da quando frequentava la storica galleria di Arte Centro in Via Brera diretta da Fiorella La Lumia. Per anni ha insegnato al Liceo Artistico Boccioni di Milano con altre due artiste, Marisa Settembrini e Irma Blank. Ma per partire e lavorare per capitoli come spesso ha fatto, ha messo prima in piedi nella sua straordinaria casa-atelier, una sorta di personale wunderkammer che ben rispecchia il carattere e le peculiarità della ricerca dell’artista.
Alla base del lavoro di Lucia Pescador vi è la memoria, ella da sempre cataloga, archivia, muove l’inventario. La memoria la “prende totalmente”, afferma lei stessa nell’intervista raccolta proprio in occasione del premioMorlotti-Imbersago. “La memoria della cultura, soprattutto quella del Novecento, alta e bassa”, “che va dai fumetti di Topolino alla storia di Pinocchio alle opere di Kazimir Malevic o alla Pop art”. Di questi stralci di cultura, la Pescador trae copie e d’après, spesso realizzati usando la mano sinistra, per costringersi a non riprodurre con troppa facilità, per evitare di cadere nella sterile imitazione e raggiungere, invece, una personale rivisitazione della sostanza dell’opera da cui è partita. Ed ecco i grandi maestri – da Malevich a Baselitz, da Kiefer a Beuys – diventare oggetto della sua attenzione e trasformarsi in Lucia Pescador, perfettamente metabolizzati e tradotti da un’artista dal tocco poetico, capace di racchiudere un intero racconto in un semplice e rapido segno.
Ma la ricerca di Lucia Pescador va oltre a questo rapporto strettissimo (e necessario) con i grandi del passato, con i “portatori d’anima”, come ama definirli lei; nelle opere dell’artista scorre l’esistenza nelle sue più diverse manifestazioni: vasi, zuccheriere, alberi, foglie, montagne, visioni immaginarie. Quello della Pescador è un universo perduto tra occidente e oriente raccontato in un inventario visivo tanto poetico quanto elegante e prezioso, frutto di decenni di lavoro paziente ma mai autorenferenziale, silenzioso e quieto, venato di una gioia sottile: la gioia di un bambino che impara sempre qualcosa di nuovo, l’incanto della scoperta e della sua condivisione.
La mostra presenta composizioni di opere su carta di piccole dimensioni che caratterizzano lo spirito della ricerca dell’artista, il suo modo di procedere per appunti, tracce, segni, riflessioni, intuizioni, traducendoli in immagini essenziali, armoniose e dense di significato, monumentali anche quando realizzate su supporti di misure ridotte. Un lavoro di cui si coglie il senso più profondo proprio quando presentato nella forma di sequenze di immagini che ben testimoniano la stratificazione della memoria che la Pescador ha sempre voluto raccontare. “Sono come figurine del mondo”, spiega l’artista, “un album di figurine a volte in senso drammatico, a volte in senso giocoso”.
Non mancano poi anche opere di più ampio formato, che traducono nelle grandi dimensioni lo stesso spirito e le stesse intenzioni dei piccoli appunti su carta, rivelando la straordinaria capacità dell’artista di costruire composizioni equilibrate, rigorose e oggettive eppure sempre poetiche, piene di immaginifica realtà e di una meravigliosa ed effervescente libertà espressiva. E’ certo che questa artista è tutta da riscoprire, capace di leggere un mondo inaccessibile a molti, e negli anni ha dimostrato di leggere quanto ci attornia sempre con una meraviglia abbacinante.
Carlo Franza