Il MASI Lugano presenta una straordinaria raccolta di disegni e incisioni di Paul Klee (Münchenbuchsee, 1879 – Muralto, 1940) dalla collezione Sylvie e Jorge Helft. Esposta per la prima volta nel suo insieme in un contesto museale, la collezione Helft comprende una settantina di opere tra disegni a matita, a penna, pastelli, acquerelli, acqueforti e litografie, che coprono un ampio arco temporale della produzione dell’artista, dal 1914 fino alla sua morte. Pazientemente assemblato nel tempo a partire dagli anni ’70 del Novecento, questo coerente nucleo di lavori mette in luce la forza e l’importanza del disegno, e in particolare della linea, nell’opera di Klee.

Il disegno non è mai concepito dall’artista come fase preparatoria per la realizzazione di un dipinto, ma come opera autonoma: in questo senso, è significativo considerare che quasi la metà della sua vasta produzione – che comprende circa 9.000 opere – sia costituita da disegni. Abile e versatile disegnatore fin dai suoi esordi, Klee nutre un particolare interesse per la qualità della linea nelle opere d’arte preistorica e nei disegni infantili, di cui apprezza la spontaneità, l’autenticità e la riduzione delle forme. La linea viene da lui impiegata in tutte le forme possibili: come riga dritta, a zig-zag, verticale, orizzontale, per disegnare circonferenze, frecce, numeri, lettere, segni e simboli, creando opere grafiche dalla connotazione spesso ironica e umoristica, che a tratti sfiora il sarcasmo, ma che a volte si colora di una sfumatura più drammatica. Inoltre, la linea occupa una posizione chiave anche negli scritti teorici di Klee e rappresenta un elemento ricorrente nelle sue lezioni al Bauhaus di Weimar e Dessau, dove insegna per dieci anni.

La mostra visitabile fino all’8 gennaio 2023 è allestita in uno spazio raccolto per permettere un dialogo ravvicinato tra le opere e riflettere il rapporto privilegiato che una collezione privata consente di avere con esse. Il percorso è ritmato secondo sette sezioni che esplorano temi ricorrenti nell’opera di Klee e momenti chiave della sua traiettoria artistica: il confronto tra natura e architettura, la figura umana e il mondo animale, gli anni d’insegnamento al Bauhaus, il rapporto con le arti performative, fino a toccare il tema della malattia in relazione alla produzione dell’ultimo periodo (1935-1940). Una speciale sezione è dedicata a edizioni d’epoca di libri illustrati da Klee, cataloghi di esposizioni, monografie e un raro esemplare completo del portfolio Meistermappe des Staatlichen Bauhauses del 1923

La prima sezione della mostra è dedicata al rapporto con la natura, importante fonte di ispirazione per l’artista nel processo creativo: come la natura infatti, anche l’artista dà vita alle proprie opere grazie ad un impulso vitale che guida il susseguirsi delle fasi di genesi, crescita e proliferazione degli aspetti formali che caratterizzano l’opera stessa. Klee disegna e dipinge senza avere in mente a priori il soggetto o la scena che vorrebbe rappresentare che, al contrario, scaturiscono spontaneamente per mezzo di segni, fino ad assumere forme che trovavano somiglianze con elementi presenti nella realtà, siano essi organici o inorganici.

Nella sezione successiva dedicata al periodo fra le due guerre e agli anni del Bauhaus spicca l’opera L’altra stanza dei fantasmi (nuova versione) del 1925. In questa composizione Klee combina abilmente l’uso della prospettiva centrale e un’atmosfera di ispirazione dechirichiana, dando vita a una visione che oscilla tra suggestioni cubiste e metafisiche. Prima opera di Klee acquistata da Jorge Helft nel 1970, occupa un posto speciale nella collezione. Viene esposta nel 1925 alla Galerie Vavin-Raspail a Parigi, occasione in cui gli acquerelli di Klee sono presentati per la prima volta al pubblico francese.

Il percorso prosegue con due sezioni dedicate all’esplorazione della figura umana e del mondo animale e alle suggestioni narrative che contraddistinguono molte delle opere in mostra. Le figure di Klee sono spesso delineate in maniera sintetica, pochi tratti bastano a suggerire un’espressione o un atteggiamento. Al tempo stesso quando nelle sue composizioni essenziali compaiono più personaggi, l’artista riesce a sempre stabilire una relazione dinamica e intrigante fra loro. Attento osservatore dell’agire umano, particolarmente interessato ad esplorare nella sua opera le interazioni sociali, Klee si diverte a creare scene dalle connotazioni drammatiche e caricaturali dove spesso sono proprio gli animali ad adottare comportamenti che fungono da specchio a contraddizioni e virtù dell’uomo.

La solida formazione musicale di Klee – figlio del professore di musica Hans Klee e della cantante Ida Frick e a sua volta eccellente violinista – emerge sia nella struttura delle sue opere sia nella scelta dei soggetti. Klee si ispira a tipologie caratteristiche della scrittura musicale quali la variazione, la fuga e la polifonia per elaborare opere contraddistinte da un’estrema armonia formale. Nella sezione dedicata al rapporto tra Klee e le arti performative, diversi lavori riflettono il grande interesse dell’artista per il teatro e per i personaggi comici e del circo, in cui egli identificava metafore dei comportamenti umani, talvolta riconducibili a esperienze personali.

L’ultima sezione della mostra è dedicata ai lavori dell’ultimo periodo che si caratterizzano per la rapidità del tratto, la riduzione delle forme e l’impiego di una matericità quasi tattile, resa attraverso l’uso di colori a colla d’amido molto spessa, che fa sembrare le sue opere dipinte direttamente con le dita, come accade nel verso di Stahl den viertel Mond. Nonostante siano segnati dalla malattia, gli ultimi anni di Klee costituiscono un momento estremamente produttivo. Sono qui presentate opere su cui “la morte getta la sua ombra”, come ricordato da Juan Manuel Bonet nel suo saggio pubblicato in catalogo: il progredire di una malattia incurabile stava infatti trasformando progressivamente il corpo dell’artista, che si rappresenta letteralmente “a pezzi” nel disegno Unterbrochene Metamorphose del 1939.

Una speciale sezione della mostra è dedicata a pubblicazioni d’epoca che gli Helft, appassionati bibliofili, hanno raccolto negli anni. Si tratta di edizioni rare e preziose, che documentano gli sviluppi artistici e letterari promossi dalle avanguardie del primo Novecento. Tra queste è esposto anche un esemplare eccezionalmente completo del portfolio Meistermappe des Staatlichen Bauhauses, che contiene, tra le altre, una litografia di Vasilij Kandinskij e una composizione costruttivista di László Moholy-Nagy.

 In occasione della mostra è stato  pubblicato il catalogo “Paul Klee. La collezione Sylvie e Jorge Helft” disponibile in italiano, inglese e tedesco. Oltre alle riproduzioni a colori di tutte le opere esposte, il catalogo include un’intervista ai collezionisti realizzata da Tobia Bezzola, direttore del MASI Lugano e testi di Juan Manuel Bonet, Francisco Jarauta e Achim Moeller.

Carlo Franza

 

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