Giulio D’Anna (Villarosa 30 agosto 1908-Messina 18 novembre 1978) è stato un pittore ed editore italiano. Nel 1927 Giulio D’Anna si reca, in qualità di giornalista, alla Biennale di Reggio Calabria.  Qui conosce Mino Somenzi, uno degli autori del Manifesto dell’Aeropittura. Da lui  apprende i concetti di questo filone del pensiero futurista  capace di raccontare la terra dal cielo. Dal 1928 al ’31 D’Anna si esprime in quella che rimarrà celebre come “l’Aeropittura fantastica”, una sua interpretazione personale e originale del Manifesto. Poi continuerà a dipingere restando aderente a quelle norme e canoni scritti e condivisi dai colleghi artisti del periodo, mantenendo però i tratti distintivi e unici del suo stile.  Quel 1931 è quindi un anno spartiacque per D’Anna  -lo dirò più avanti- e attorno a quello  spartiacque si sviluppa la mostra allestita da LeoGalleries, nei suoi spazi di via De Gradi a Monza, visto che da anni sta facendo del suo spazio un laboratorio di ricerca sul futurismo in genere e sulla ricerca anche di quel filone di artisti minori che dagli storici sono stati negli anni ampiamente dimenticati;  un’antologica questa, con una scelta ragionata di opere, che è un omaggio imponente all’artista siciliano, curata da Maurizio Scudiero e da Salvatore Carbone, curatore  dell’Archivio storico dei futuristi siciliani. L’aeropittura è una declinazione pittorica del futurismo che nasce già negli anni “dieci”, ma che si afferma negli anni successivi alla prima guerra mondiale. Come espressione del mito, della macchina e della modernità, caratteristico del movimento marinettiano,  l’aeropittura manifesta l’entusiasmo per il volo, il dinamismo e la velocità dell’aeroplano. ll primo esempio risale allo scritto di Marinetti “L’aeroplano del Papa” del 1912. Le caratteristiche dell’aeropittura e i temi guida si vanno precisando nel corso degli anni Venti per trovare infine una codificazione nel Manifesto dell’Aeropittura futurista, pubblicato nel 1929 da Marinetti, Balla, Fortunato Depero, Prampolini, Gerardo Dettori, Benedetta Coppa, Fillia, Tato e Somenzi, ma anticipato da F. T. Marinetti nell’articolo della “Gazzetta del popolo” del 22 settembre 1929 dal titolo Prospettive di volo. Marinetti, proprio a motivo della frequentazione con Mino Somenzi, aveva tratto ispirazione per il manifesto dell’aeropittura dopo un lungo volo in idrovolante sul Golfo della Spezia. Uno dei manifesti più significativi fu firmato da Enrico Prampolini, nel quale l’aeropittura viene descritta come uno strumento essenziale per soddisfare il desiderio latente di vivere le forze occulte dell’idealismo cosmico. Già dalla Biennale di Venezia del 1924, con Gerardo Dottori, e poi a quella del 1926 , con il pittore e aviatore futurista Fedele Azari, che crea la prima opera di aeropittura Prospettiva di volo, l’aeropittura aveva trovato, nella pratica, una propria continuità formale in una resa che accentuava la scansione delle immagini per piani di colore sottolineando in parte  il carattere meccanico e dinamico dell’aviazione, ma si soffermano  anche su forme di poesia fantastica, naturalistica e spiritualistica ispirata al volo.

Nel 1931 alla storica Galleria Pesaro di Milano si tiene un’importante mostra di aeropittura focalizzata sui temi dell’idealismo cosmico; ma ancor più interessante è sapere che in quello stesso anno entra nella corrente anche Giulio D’Anna.  

Nel 1932 nella Casa d’Arte della Spezia viene esposta la Mostra Aeropittura Arte Sacra Futuriste a cui partecipano più di un centinaio di opere dei migliori artisti del movimento. Il primo premio venne assegnato a Gerardo Dottori   per il trittico Il Golfo Armato. Marinetti partecipa all’evento con due conferenze, la presentazione del Volume di latta Poemi Simultanei Futuristi e con il pranzo futurista tenuto sulla terrazza dell’Albergo Croce di Malta. L’anno seguente Marinetti si fa promotore a La Spezia del Premio di Pittura del Golfo che vede la partecipazione di molti esponenti dell’aeropittura futurista. Giulio D’Anna, un artista che è stato uno dei pionieri dell’aeropittura, tra i primi a farla propria, tanto da rendere immediatamente riconoscibili le sue opere. Un uomo che è riuscito a raccontare i cieli della Sicilia senza però essere mai salito su un aereo in vita sua.

Una ventina le opere in galleria, e tra queste anche l’importante “Sicilia”, del 1936.  Scrive Carbone “È un riassunto di quindici anni di aeropittura. In quest’opera D’Anna ha saputo rappresentare tutta la sua regione da Trapani a Catania, un insieme di simboli come la Madonna di Tindari e l’Etna, il treno e il fiume Simeto che unisce le due parti del quadro. Al centro dell’opera l’aeropittura fantastica che è cifra dell’autore, con il paesaggio dipinto con precisione e ricco di dettagli”. Un’opera esposta per la
prima volta nella rassegna “Un viaggio nel futurismo: da Boccioni a Depero” della  scorsa estate a Cortona, e ora in mostra nella personale di Monza. L’allestimento propone anche opere riconducibili al polimaterismo. Importanti i collage in esposizione. “Non dimentichiamoci che D’Anna fu anche libraio, per lui la carta stampata era linguaggio pittorico”, aggiunge infine Carbone. “Giulio D’Anna  -osserva Maurizio Scudiero- è stato a lungo, e ingiustamente, snobbato dalla critica militante come del resto lo sono stati gran parte dei ‘futuristi di  confine’ o delle aree periferiche. In primo luogo perché sino agli anni Ottanta del  secolo scorso, cioè fino a che Enrico Crispolti con la mostra “Ricostruzione futurista  dell’universo” si è avventurato oltre la soglia del 1915, l’attenzione sul Futurismo era  ristretta alla cerchia dei fondatori e in particolare a Boccioni. E secondariamente perché
prima della ‘scoperta’ dell’Aeropittura (che data 1929) da parte della critica era  problematico occuparsi di futuristi come D’Anna, ma anche Tato, e poi Ambrosi, Di  Bosso, ecc. Poi, ma recentemente (negli ultimi 15 anni), la valorizzazione di D’Anna è partita prima dai puntuali studi di Anna Maria Ruta e dell’Archivio dei futuristi siciliani, e poi anche dall’estero, cioè dalla mostra tenuta a Londra nel 2018, che ha sancito l’importanza internazionale dell’artista”.

Biografia. Giulio D’Anna nasce a Villarosa (Enna) nel 1908. Dopo la morte del padre si trasferisce a Palermo. Qui ha i primi contatti con il Futurismo e si interessa da autodidatta alle tecniche artistiche. In seguito si sposta a Messina, dove inizia a lavorare nella Libreria dei Fratelli Principato. Determinante è l’incontro con Guglielmo Jannelli, suo pigmalione. Nel 1931 Filippo Tommaso Marinetti giunge in città per una conferenza al Centro
Fascista di Cultura, e visita la mostra futurista di D’Anna. E’ lo stesso Marinetti a inaugurare nel 1933 la personale del pittore nella hall del Grand Hotel. Chiusa la parentesi futurista di Pippo Rizzo e Vittorio Corona, Giulio D’Anna rimane l’unico artista siciliano a rappresentare negli anni 1931-36 il Futurismo nelle principali Mostre collettive di Aeropittura e Arte Sacra Futurista.  Espone nello stesso periodo anche all’intersindacale di Firenze, alla Galleria Pesaro di Milano, all’Internazionale d’Arte Coloniale di Roma. Nel 1938 partecipa alla VIII mostra del Sindacato Siciliano Belle Arti. In seguito la sua presenza alle manifestazioni artistiche si dirada, ed egli preferisce occuparsi della Libreria e della Casa editrice fondata dal fratello. Continua ad occuparsi saltuariamente di pittura partecipando alle mostre collettive cittadine. Muore nel 1978.

Carlo Franza

 

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