Grazie alla rinnovata collaborazione con la galleria milanese Artespressione di Paula Nora Seegy, inaugurata presso la Galleria la Loggia di Carona (CH), la mostra dal titolo ADAMO, IL ROSSO DELLA COLPA, ultimo progetto fotografico realizzato dall’artista ANDREA BOYER. La mostra è visitabile fino al 25 giugno 2023. Inserito in uno spazio geometrico e minimalista, il nudo di Andrea Boyer non è una rappresentazione del corpo umano fine a se stesso ma la metaforica raffigurazione della sempre più dilagante solitudine umana. Il corpo diviene territorio di confronto e luogo di ricerca identitaria in un’epoca di grandi conflitti esteriori e interiori, inaspriti dalle sempre maggiori difficoltà di adattamento del genere umano nel suo ambiente (anche naturale) e di comunicazione fra individui che affliggono la società “ultraconnessa” contemporanea.

Conoscevamo, e bene il lavoro sull’uomo, sul corpo, del Boyer gran disegnatore, fin dagli anni del suo apparire alla Compagnia del Disegno di Giovanni Testori e Alain Toubas a Milano, ma questo capitolo sulla fotografia che da qualche tempo lo cattura in modo mirabile, ci sorprende non poco. Il titolo “Adamo. Il rosso della colpa” chiarisce quella strana terra incognita con fiumi, affluenti e canali nati dall’energia del proprio corpo. Le facoltà espressive del corpo non sono meno efficaci di quelle della voce e come provano sia la pantomina e la danza che la mimica degli attori. Boyer coinvolge gli spettatori in una situazione vaga e ambigua, è un lavoro questo, fra il serio e l’ironico, che si rapporta bene alla strategia di clan neoconcettualisti di Mosca, compreso il gruppo di artisti di Odessa di cui   fa parte anche Leonid Wojzechow. Se gli artisti di tendenza neoconcettuale fanno ricorso alla strategia fugace e provocatoria, sulla scena moscovita i membri del gruppo Merzlota cercano di penetrare nei dedali dei sensi e dei segni. “Il mio corpo desidera belle canzoni e bei fiori/ ma saranno altri corpi/non il mio/ quelli che li incontreranno”, questi versi appartengono alla versione atzeca della legenda del Sole e fortemente profetici. Tutti questi rimandi  scandiscono il lavoro singolare e fotografico di Andrea Boyer, certo assolutamente non isolato, ma ben rapportabile  al corpo-origine dell’argentino Xul Solar, al corpo-fine del cileno Roberto Matta, al corpo-rito del brasiliano Helio Oiticica, al corpo-mito del cubano Alfredo Lam,  al corpo- specie del messicano Rufino Tamayo, al corpo-popolo di Candido Portinari, al corpo-urbe  di Clorindo Testa, al corpo-emarginazione di Antonio Berni,  al corpo-potere di Fernando Botero, al corpo-storia del venezuelano Jacobo Borges, al corpo-prigione della messicana Frida Kahlo, al corpo – libertà di Tarsila do Amaral, e ancora il corpo-sede  di Leopoldo Maler, il corpo-messaggero di   di Josè Camilo Uribe,  il corpo-memoria di Guillermo  Kuitca. Rappresentazioni, vissuto, ricordi fatti desideri, e desideri diventati ricorsi, il corpo protagonista dell’evocazione, ed evocazione stessa. I pittori e i fotografi studiano sempre i nudi.  Il nudo osservato dall’occhio umano e ripreso dalla macchina fotografica, reinterpretato dall’artista, assume significati differenti a seconda dei punti di vista, delle angolazioni, dei tagli e degli effetti di chiaroscuro. I particolari ingranditi diventano paesaggio, faccio mio quanto a proposito di questi disse il collega Pierre Restany che definisce “paesaggio del corpo umano”. Ciò vale oggi anche per Andrea Boyer in queste riprese di un mondo sterminato e mutevole che assume di volta in volta sembianze di montagne, valli, dirupi, tagli di luce nelle rocce, scabrosità della materia. I corpi di Boyer assumono significati e valenze diverse in rapporto al colore e alla luce che ne accresce l’emotività, trasformando il nudo in  paesaggio, a volte metaforico, a volte surreale, a volte iperreale.

La mostra è inserita nel contesto della biennale di fotografia en plein air “CARONA IMMAGINA”, festival arrivato alla sua terza edizione che quest’anno avrà come tema ANIMA(L)S, l’anima della terra ed ospiterà in esclusiva una mostra internazionale del National Geographic Society Exhibition. Una serie di progetti fotografici con tematiche ambientali saranno esposti lungo le vie del nucleo storico, legati all’iniziativa National Geographic Photo Ark di Joel Sartore.

Nato nel 1956 a Milano, Andrea Boyer ha frequentato il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Brera (scenografia). È invitato da Giovanni Testori a tenere la sua prima mostra personale di disegni e incisioni alla Compagnia del Disegno di Milano nel 1991, da allora le sue opere pittoriche matita, olio, grafica-puntasecca, ceramolle, maniera nera) sono state esposte in mostre personali e collettive in importanti gallerie pubbliche e private in Italia e all’estero. Ha da tempo trovato nella fotografia un valido mezzo espressivo lavorando come fotografo del 1978 al 2000 presso il proprio Studio in ambito commerciale con collaborazioni nella moda, nella pubblicità, nell’editoria, nell’industria ed esponendo in fiere e mostre di fotografia in ambito nazionale e internazionale.

CARONA IMMAGINA 2023 – ANIMA(L)S

(Progetto in collaborazione con National Geographic Society)

L’interazione tra le specie animali, uomo compreso, e il loro ambiente è fondamentale per mantenere sano il pianeta che chiamiamo casa. Ma per molte di esse il tempo sta per scadere, la sparizione di una specie si ripercuote su tutto il pianeta. L’Arca fotografica del National Geographic è uno sforzo pluriennale per sensibilizzare l’opinione pubblica e trovare soluzioni ad alcuni dei problemi più urgenti che riguardano la fauna selvatica e i suoi habitat. Fondato da Joel Sartore – National Geographic Explorer, fotografo e Rolex National Geographic Explorer of the Year 2018 – il progetto mira a documentare tutte le specie che vivono negli zoo, negli acquari e nei santuari della fauna selvatica del mondo, a ispirare l’azione attraverso l’educazione e a contribuire a salvare la fauna selvatica sostenendo gli sforzi di conservazione sul campo.

Carlo Franza

 

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