L’ “Antica Barberia Colla”, al 3 di via Morone. Franco Bompieri  di origini mantovane,è scomparso all’età di 89 anni: “Raccontava piccole vicende di provincia, venate di un umorismo arguto e saporoso”. L’ho frequentato negli anni Novanta proprio in quella gloriosa via manzoniana, dove un amico architetto bergamasco  e il suo  socio che ha nome di Gianni Donatelli  art director di chiara fama, avevano studio e galleria e dove potei mettere in piedi un progetto di mostre di altissimo livello (Bruno Mangiaterra, Marisa Settembrini, Alessandro Nastasio, Ariel Soulè,  ecc.) e alle quali Bompieri presenziava.  E lì che dispensava libri e manoscritti.

Di giorno tagliava barbe e capelli. Di notte scriveva. E quando regalava agli amici l’ultimo libro pubblicato, spesso capitava che, squadernandolo, si rivivessero certe avventure picaresche ascoltate dalla sua voce cantilenante. Libere fantasie ma anche esperienze reali, «combinate con lo stesso slancio e la stessa sincerità di fondo», diceva il poeta Giancarlo Maiorino, cliente assiduo. “Leggerlo è come starlo a sentire”, aggiungeva. Era, senza volerlo, il metodo usato dal grande narratore di Luino, Piero Chiara: “Racconto la storia agli amici e, a forza di raccontarla, la pulisco, la limo, la inquadro sempre meglio e infine la trasferisco in pagina”. E, per restare all’esempio di Chiara, anche le sue erano per lo più piccole storie di provincia, venate di un umorismo arguto e saporoso.

Procedendo in questo modo, Franco Bompieri aveva raggiunto una seria reputazione di scrittore, sulla quale a volte  ci ricamava, compiacendosene un po’. Ne parlava poco perché non voleva che oscurasse il successo conquistato con il primo mestiere. Lo sapevano bene i frequentatori dell’Antica Barberia Colla, aperta nel 1904 al numero 3 di via Morone, quasi all’angolo con via Manzoni. Quella, che aveva costruito letteralmente con le proprie mani, era la storia alla quale teneva di più.
La parabola di un adolescente giunto a Milano poverissimo da Volta Mantovana, dov’era nato nel 1934, e che, dopo aver cominciato il mestiere nel suo paese ad appena nove anni come «ragazzo spazzola» (infatti, ancora non toccava le forbici, ma solo la spazzola, da passare sulle spalle dei clienti), entra quindicenne in un negozio interno dell’Hotel Continental, in piazza Scala, sparito da molto tempo.

È là che Bompieri gioca il suo destino e impara. Finché, neppure trentenne, va alle dipendenze del mitico Dino Colla, ne carpisce i segreti, acquisendone in seguito la bottega. Della quale non cambia nulla: le poltrone smaltate di bianco, il cavallino d’alluminio per chi si tira dietro un figlio piccolo, gli specchi a tutta parete, i rasoi di un tempo, la pratica dei panni caldi per le rasature, e poi i riti della candela per bruciare le punte dei capelli, delle frizioni sulla cute, delle lozioni «al capsico e mentolo».

A rilanciare il marchio basta lui, assieme ai lavoranti che ha allevato. Lui, con la sua riservatezza, bravura, garbo e simpatia. Ecco il valore aggiunto che richiamava in via Morone la gente più disparata e interessante di Milano: Visconti, Mattioli, Cuccia, Calvi, Brera, Buzzati, Bettiza, Montanelli, Cavallari, de Bortoli, Franza, Jannacci, Gaber… È a loro che, quando gli sembrano pensierosi, dispensa qualche storia delle sue. Per distrarli e congedarli con un sorriso. Bompieri  da qualche giorno  è scomparso, a 89 anni, ma quei racconti (come la sua barberia) sono sempre lì. Un paio di disinvolti saggi sull’arte della barbitonsura e una decina di romanzi ambientati tra fascismo e primo dopoguerra nella Bassa padana, a Milano e nella Liguria dove aveva casa a Tellaro, accanto a quella di Mario Soldati, altro suo caro  cliente e amico come pochi.

Carlo Franza

 

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